Valutare gli insegnanti?
11 Novembre 2021
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Valutare gli insegnanti?

Valutare l’operato degli insegnanti, attraverso dei comitati di valutazione creati ad hoc ma anche con la presenza di ispettori nelle scuole, al fine di comprendere quali sono i punti deboli di ogni istituto: è l’idea, che ha fatto quindi, inizialmente, pensare ad una sorta di “pagelle” anche per i docenti, alla quale, almeno secondo Il Messaggero, starebbe lavorando il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Lo stesso quotidiano ha specificato che non si vorrebbe comunque, nelle intenzioni dell’amministrazione centrale, giudicare come lavorano in classe gli insegnanti: questi, infatti, non avrebbero note di demerito e nemmeno decurtazioni stipendiali, nel caso in cui l’offerta didattica non fosse “all’altezza” di determinati parametri. Ma, come era prevedibile, la notizia ha creato scompiglio, e la precisazione precedente non è bastata. Il Ministero, infatti, si è affrettato a smentire la notizia, per lo meno nei contorni con i quali era stata data: “Con riferimento a notizie di stampa pubblicate in data odierna [22 ottobre 2021], fonti del Ministero dell’Istruzione precisano che non si sta lavorando a “voti” o “pagelle” per dirigenti e insegnanti”, ha tenuto a precisare l’ufficio stampa del dicastero. Lo stesso organismo di comunicazione ha aggiunto che al Ministero “si lavora, invece, come effettivamente previsto dall’atto di indirizzo politico per il 2022, alla valorizzazione e formazione del personale e al miglioramento della valutazione del sistema scolastico nel suo complesso, non certo con l’obiettivo di assegnare “voti”, ma per garantire una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa proposta a studentesse e studenti”. “In questo senso – ha concluso l’ufficio stampa del ministero dell’Istruzione – anche il potenziamento del corpo ispettivo è inteso come sostegno alle scuole e alla loro autonomia”.

Al di là di ciò che effettivamente, poi, sarà attivato in questa direzione, e dunque al di là di quali siano le reali intenzioni del Ministro, una riflessione sorge: ma perché tanta paura di essere valutati, ogni volta che si profila l’ipotesi? Come se fossimo una categoria infallibile? Perché partire dall’idea che essere, in qualche modo, tenuti d’occhio, è offensivo e mortificante, anziché considerare che, in un’ottica di buon funzionamento di un sistema, la valutazione rappresenta un atto altamente formativo? Lo predichiamo di continuo, da decenni, nelle nostre progettazioni disciplinari e di classe, lo facciamo funzionare per i nostri studenti… e, quando tocca a noi, la valutazione assume le sembianze di uno spauracchio.

A me, personalmente, la proposta piace. E piace non solo perché troverei estremamente costruttivo sottoporre il mio lavoro allo sguardo competente di chi può aiutarmi – se necessario – a correggere il tiro, e a dare maggiore qualità all’offerta didattica dell’istituto cui appartengo. Basta un po’ di umiltà, di autocritica, di disponibilità a rinnovarsi, a individuare punti deboli che sicuramente ci sono. È una prospettiva che stimolerebbe tutti, o perlomeno molti, a rimettersi in discussione per migliorare.

Ma mi piace anche per un altro motivo: un sistema di controllo pulito, efficiente, competente, è una garanzia. Non sempre, purtroppo, l’operato dei docenti, anche dei più coscienziosi, viene valorizzato nella maniera adeguata all’interno della scuola. I risultati che ottengono i ragazzi è un parametro talvolta ingannevole, o almeno molto parziale, per valutare l’efficacia di un metodo di insegnamento, di una strategia; i risultati di un percorso didattico efficace si vedono, talvolta, nel lungo periodo, non nei voti di fine quadrimestre.

Pensiamo, poi, ad un altro aspetto: la “visibilità” immediata di un’azione didattica, magari appariscente, non sempre è indice di qualità superiore; a volte la competenza più rigorosa è nascosta dietro un lavoro quotidiano silenzioso, paziente, mirato, costante. Bisognerebbe imparare ad individuare, e valorizzare, questo grande sconosciuto. E, forse, con un buon sistema di valutazione del lavoro docente, si può cominciare ad andare in questa direzione. Molto dipende dalla lungimiranza di un intero sistema-scuola, che si pone davvero l’obiettivo di costruire e valorizzare competenze didattiche, metodologiche, relazionali, sociali, e di imparare ad osservarle, a riconoscerle. Insomma, qualcosa forse si muove, tra annunci, smentite, rettifiche, precisazioni. Se la direzione è quella di una valutazione intelligente della didattica, ben venga. Una sana valutazione di qualunque sistema, di qualunque processo, non porta che benefici. Il ruolo docente potrebbe averne bisogno.☺

 

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