verso la meta
6 Marzo 2010 Share

verso la meta

 

Una scena vista tante volte. Un campo da calcio, un pallone che colpisce la rete di una delle due porte, l’esultanza dei giocatori di una squadra, le urla dei tifosi sulle gradinate: goal!!

Se c’è un vocabolo inglese così radicalmente interiorizzato da noi parlanti italiani è senza dubbio il sostantivo goal [pronuncia: gol].

Nessuno ignora il suo significato nel campo semantico del gioco del calcio. Le regole di questo sport prevedono, infatti, che quando un giocatore riesce a far giungere il pallone all’interno della “porta” della squadra avversaria, senza che il portiere o altri giocatori lo impediscano, allora è goal. Inoltre il termine in questione funge da radice per altre parole di significato affine: per gli inglesi goalie [pronuncia: goli] in via confidenziale è il portiere, più propriamente chiamato goalkeeper [pronuncia: golchiper], vocabolo composto con il verbo keep [pronuncia: chip] nel significato di trattenere o fermare (i goal ovviamente!).

Al posto di goal in italiano potremmo dire “rete” – poiché il pallone viene trattenuto dalla rete della porta – ma tale espressione non trasmette l’identico effetto trascinante, coinvolgente, sublime.

E non è una sensazione da poco! Inconsapevolmente, utilizzando il termine goal, ci si richiama al valore semantico della parola poiché si intende che tutti gli sforzi sono stati convogliati in un obiettivo: ecco il senso vero del sostantivo goal! Meta, traguardo, obiettivo.

Qualcosa che si spera di raggiungere, la destinazione che conclude un percorso, le energie e le idee messe in campo, gli sforzi ed i tentativi effettuati, gli errori commessi. Goal è anche questo. E non va tralasciato il fattore squadra: un’azione di attacco, un contropiede, uno schema di difesa vanno condivisi e sostenuti da tutti i calciatori: non si gioca mai da soli. A vincere o a perdere è la squadra.

Se dal gioco del calcio ci spostiamo alla vita di tutti i giorni, ugualmente ognuno dovrebbe avvertire l’esigenza e il desiderio di porsi delle mete da raggiungere: il più delle volte esse risultano assenti in molte persone che mostrano di avere solo obiettivi approssimativi, involontari, del tipo “sopravvivere alla settimana di lavoro”, oppure vivono nella condizione dell’eterno rimpianto.

Hanno valore ancora i sogni, le speranze, i propositi, individuali e di gruppo?

Secondo gli esperti di psicologia, le persone che non credono di essere all’altezza di una situazione si perdono d’animo e di conseguenza sono incapaci di agire: l’incapacità non è una condizione ineluttabile quanto piuttosto un convincimento spesso indotto dall’esterno, un modello interiore che viene creato nella propria mente ma che si può anche cancellare, se lo si vuole. Troppo spesso, per paura di non “riuscire”, molte persone non cominciano nemmeno a perseguire un obiettivo, oppure si arrendono se non ottengono subito dei risultati. È necessario avere tenacia.

E allora, riprendendo la nostra metafora calcistica, non vanno irrise quelle persone che amano appassionatamente il calcio.

Ben lontano dall’essere competente in materia, né tantomeno emotivamente coinvolto in questa passione, vorrei sperare che forse, per i tanti che praticano questa attività sportiva, appaia chiara la logica del gioco, quella di prevedere appunto lo sforzo di cogliere un traguardo.

Pochi momenti come questo belli

a quanti l’odio consuma e l’amore,

è dato, sotto il cielo, di vedere (U. Saba, “Goal”). ☺

dario.carlone@tiscali.it

 

 

 

 

 

 

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