La regione Molise comincia a muovere i primi passi stabiliti dalla legge n.15 “Misure in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere” con l’approvazione dello schema del protocollo d’intesa da sottoscrivere insieme a numerosi soggetti pubblici e privati per la realizzazione di azioni e interventi per il contrasto alla violenza di genere e l’istituzione della Rete regionale Antiviolenza che darà vita al Tavolo di coordinamento previsto dall’art. 9 della citata legge.
Queste decisioni sono state adottate dalla Giunta Regionale con la delibera n.100 del 9 marzo scorso. Una data che fa supporre lunghe riflessioni condotte in occasione della giornata internazionale della donna. La legge n. 15 ha ormai un anno e mezzo di vita alle spalle, ma se non si mettono in piedi tutti gli strumenti per renderla operativa resta un pezzo di carta scritta, privo di valore effettivo. Ad essere sinceri c’è da credere che non siano state le celebrazioni dell’8 marzo a spingere verso l’istituzione del Tavolo di coordinamento, piuttosto i contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 luglio 2014 con il quale sono stati ripartiti i fondi per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e che, all’art. 3 stabilisce quali sono le attività delle Regioni e del Governo: “[…] le Regioni presentano, in fase di prima attuazione, entro il 30 marzo 2015, una relazione al Dipartimento per le pari opportunità concernente le iniziative adottate nell’anno precedente per contrastare la violenza contro le donne a valere sulle risorse finanziarie ripartite […]”. Il Decreto dà anche le indicazioni precise per i Centri antiviolenza e le Case rifugio: i primi svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale; le seconde sono strutture residenziali che offrono ospitalità alle donne vittima di violenza e ai loro figli, nel pieno rispetto dell’anonimato.
L’istituzione del Tavolo di coordinamento regionale è importante perché è proprio l’organismo che deve coadiuvare il Servizio Regionale nell’individuazione dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Purtroppo in delibera non vengono indicati i tempi entro i quali tutte le parti avranno preso visione e firmato il protocollo di intesa e quando, quindi, potremo avere un Tavolo funzionante. Dalle tabelle nazionali si evince che il Molise è l’unica regione italiana priva di case rifugio, benché dotata di tre centri antiviolenza. In questo caso la solita risposta del “siamo troppo piccoli per fare una cosa del genere” non può funzionare, persino in Valle d’Aosta le donne hanno la possibilità di sottrarsi alla violenza e di portare con sé i propri figli in una struttura protetta.
Per gli amanti delle cifre ricordiamo che il totale dei finanziamenti ripartiti a disposizione della regione Molise per contrastare la violenza di genere ammonta a 88.121,80 euro.
Torniamo ora alla rete interistituzionale indicata in delibera per evidenziare alcune delle competenze. La Regione, naturalmente, svolge il ruolo di coordinatore e si occupa delle campagne informative, delle azioni formative e dell’aggiornamento professionale. Stanzia risorse e raccoglie i dati. L’azienda Sanitaria dovrebbe attivare un percorso di accesso al Pronto soccorso denominato Codice Rosa per le donne vittime di violenza; dovrebbe elaborare un progetto individualizzato di intervento per le donne che prenderà in carico. Forze dell’Ordine e Procure della Repubblica dovrebbero svolgere opera di sostegno alla rete orientando le vittime ad un corretto ed efficace utilizzo degli strumenti a disposizione. Le associazioni di volontariato sono quelle che dovrebbero affiancare le vittime nel loro cammino di affrancamento dalla condizione di subordinazione e garantire, se possibile, l’accoglienza. Senza dimenticare tutto il lavoro da fare per non abbassare mai la guardia, anzi per promuovere la cultura del rispetto.
Siamo ancora tanto indietro, sebbene la legge 15 sia stata votata celermente, facendo presagire una certa sensibilità nei confronti della difficile condizione delle donne, i ritardi nella sua attuazione hanno in parte vanificato tale solerzia. Non si può neanche asserire che i casi di violenza in Molise siano pochi perché senza i passaggi attuativi della legge non si ha neanche la possibilità di monitorare correttamente il fenomeno, non c’è modo di mettere insieme dati sensibili e verità celate. Una cosa è certa: la violenza nei confronti delle donne esiste, non è evitando di conoscere ciò che accade che si può fare in modo di nascondere la verità, di mascherare un volto tumefatto. ☺
La regione Molise comincia a muovere i primi passi stabiliti dalla legge n.15 “Misure in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere” con l’approvazione dello schema del protocollo d’intesa da sottoscrivere insieme a numerosi soggetti pubblici e privati per la realizzazione di azioni e interventi per il contrasto alla violenza di genere e l’istituzione della Rete regionale Antiviolenza che darà vita al Tavolo di coordinamento previsto dall’art. 9 della citata legge.
Queste decisioni sono state adottate dalla Giunta Regionale con la delibera n.100 del 9 marzo scorso. Una data che fa supporre lunghe riflessioni condotte in occasione della giornata internazionale della donna. La legge n. 15 ha ormai un anno e mezzo di vita alle spalle, ma se non si mettono in piedi tutti gli strumenti per renderla operativa resta un pezzo di carta scritta, privo di valore effettivo. Ad essere sinceri c’è da credere che non siano state le celebrazioni dell’8 marzo a spingere verso l’istituzione del Tavolo di coordinamento, piuttosto i contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 luglio 2014 con il quale sono stati ripartiti i fondi per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e che, all’art. 3 stabilisce quali sono le attività delle Regioni e del Governo: “[…] le Regioni presentano, in fase di prima attuazione, entro il 30 marzo 2015, una relazione al Dipartimento per le pari opportunità concernente le iniziative adottate nell’anno precedente per contrastare la violenza contro le donne a valere sulle risorse finanziarie ripartite […]”. Il Decreto dà anche le indicazioni precise per i Centri antiviolenza e le Case rifugio: i primi svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale; le seconde sono strutture residenziali che offrono ospitalità alle donne vittima di violenza e ai loro figli, nel pieno rispetto dell’anonimato.
L’istituzione del Tavolo di coordinamento regionale è importante perché è proprio l’organismo che deve coadiuvare il Servizio Regionale nell’individuazione dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Purtroppo in delibera non vengono indicati i tempi entro i quali tutte le parti avranno preso visione e firmato il protocollo di intesa e quando, quindi, potremo avere un Tavolo funzionante. Dalle tabelle nazionali si evince che il Molise è l’unica regione italiana priva di case rifugio, benché dotata di tre centri antiviolenza. In questo caso la solita risposta del “siamo troppo piccoli per fare una cosa del genere” non può funzionare, persino in Valle d’Aosta le donne hanno la possibilità di sottrarsi alla violenza e di portare con sé i propri figli in una struttura protetta.
Per gli amanti delle cifre ricordiamo che il totale dei finanziamenti ripartiti a disposizione della regione Molise per contrastare la violenza di genere ammonta a 88.121,80 euro.
Torniamo ora alla rete interistituzionale indicata in delibera per evidenziare alcune delle competenze. La Regione, naturalmente, svolge il ruolo di coordinatore e si occupa delle campagne informative, delle azioni formative e dell’aggiornamento professionale. Stanzia risorse e raccoglie i dati. L’azienda Sanitaria dovrebbe attivare un percorso di accesso al Pronto soccorso denominato Codice Rosa per le donne vittime di violenza; dovrebbe elaborare un progetto individualizzato di intervento per le donne che prenderà in carico. Forze dell’Ordine e Procure della Repubblica dovrebbero svolgere opera di sostegno alla rete orientando le vittime ad un corretto ed efficace utilizzo degli strumenti a disposizione. Le associazioni di volontariato sono quelle che dovrebbero affiancare le vittime nel loro cammino di affrancamento dalla condizione di subordinazione e garantire, se possibile, l’accoglienza. Senza dimenticare tutto il lavoro da fare per non abbassare mai la guardia, anzi per promuovere la cultura del rispetto.
Siamo ancora tanto indietro, sebbene la legge 15 sia stata votata celermente, facendo presagire una certa sensibilità nei confronti della difficile condizione delle donne, i ritardi nella sua attuazione hanno in parte vanificato tale solerzia. Non si può neanche asserire che i casi di violenza in Molise siano pochi perché senza i passaggi attuativi della legge non si ha neanche la possibilità di monitorare correttamente il fenomeno, non c’è modo di mettere insieme dati sensibili e verità celate. Una cosa è certa: la violenza nei confronti delle donne esiste, non è evitando di conoscere ciò che accade che si può fare in modo di nascondere la verità, di mascherare un volto tumefatto. ☺
La regione Molise comincia a muovere i primi passi stabiliti dalla legge n.15 “Misure in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere”
La regione Molise comincia a muovere i primi passi stabiliti dalla legge n.15 “Misure in materia di prevenzione e contrasto alla violenza di genere” con l’approvazione dello schema del protocollo d’intesa da sottoscrivere insieme a numerosi soggetti pubblici e privati per la realizzazione di azioni e interventi per il contrasto alla violenza di genere e l’istituzione della Rete regionale Antiviolenza che darà vita al Tavolo di coordinamento previsto dall’art. 9 della citata legge.
Queste decisioni sono state adottate dalla Giunta Regionale con la delibera n.100 del 9 marzo scorso. Una data che fa supporre lunghe riflessioni condotte in occasione della giornata internazionale della donna. La legge n. 15 ha ormai un anno e mezzo di vita alle spalle, ma se non si mettono in piedi tutti gli strumenti per renderla operativa resta un pezzo di carta scritta, privo di valore effettivo. Ad essere sinceri c’è da credere che non siano state le celebrazioni dell’8 marzo a spingere verso l’istituzione del Tavolo di coordinamento, piuttosto i contenuti del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 luglio 2014 con il quale sono stati ripartiti i fondi per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e che, all’art. 3 stabilisce quali sono le attività delle Regioni e del Governo: “[…] le Regioni presentano, in fase di prima attuazione, entro il 30 marzo 2015, una relazione al Dipartimento per le pari opportunità concernente le iniziative adottate nell’anno precedente per contrastare la violenza contro le donne a valere sulle risorse finanziarie ripartite […]”. Il Decreto dà anche le indicazioni precise per i Centri antiviolenza e le Case rifugio: i primi svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale; le seconde sono strutture residenziali che offrono ospitalità alle donne vittima di violenza e ai loro figli, nel pieno rispetto dell’anonimato.
L’istituzione del Tavolo di coordinamento regionale è importante perché è proprio l’organismo che deve coadiuvare il Servizio Regionale nell’individuazione dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio. Purtroppo in delibera non vengono indicati i tempi entro i quali tutte le parti avranno preso visione e firmato il protocollo di intesa e quando, quindi, potremo avere un Tavolo funzionante. Dalle tabelle nazionali si evince che il Molise è l’unica regione italiana priva di case rifugio, benché dotata di tre centri antiviolenza. In questo caso la solita risposta del “siamo troppo piccoli per fare una cosa del genere” non può funzionare, persino in Valle d’Aosta le donne hanno la possibilità di sottrarsi alla violenza e di portare con sé i propri figli in una struttura protetta.
Per gli amanti delle cifre ricordiamo che il totale dei finanziamenti ripartiti a disposizione della regione Molise per contrastare la violenza di genere ammonta a 88.121,80 euro.
Torniamo ora alla rete interistituzionale indicata in delibera per evidenziare alcune delle competenze. La Regione, naturalmente, svolge il ruolo di coordinatore e si occupa delle campagne informative, delle azioni formative e dell’aggiornamento professionale. Stanzia risorse e raccoglie i dati. L’azienda Sanitaria dovrebbe attivare un percorso di accesso al Pronto soccorso denominato Codice Rosa per le donne vittime di violenza; dovrebbe elaborare un progetto individualizzato di intervento per le donne che prenderà in carico. Forze dell’Ordine e Procure della Repubblica dovrebbero svolgere opera di sostegno alla rete orientando le vittime ad un corretto ed efficace utilizzo degli strumenti a disposizione. Le associazioni di volontariato sono quelle che dovrebbero affiancare le vittime nel loro cammino di affrancamento dalla condizione di subordinazione e garantire, se possibile, l’accoglienza. Senza dimenticare tutto il lavoro da fare per non abbassare mai la guardia, anzi per promuovere la cultura del rispetto.
Siamo ancora tanto indietro, sebbene la legge 15 sia stata votata celermente, facendo presagire una certa sensibilità nei confronti della difficile condizione delle donne, i ritardi nella sua attuazione hanno in parte vanificato tale solerzia. Non si può neanche asserire che i casi di violenza in Molise siano pochi perché senza i passaggi attuativi della legge non si ha neanche la possibilità di monitorare correttamente il fenomeno, non c’è modo di mettere insieme dati sensibili e verità celate. Una cosa è certa: la violenza nei confronti delle donne esiste, non è evitando di conoscere ciò che accade che si può fare in modo di nascondere la verità, di mascherare un volto tumefatto. ☺
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