Vita di comunità (comunità il casone Casacalenda) | La Fonte TV
Nel corso degli incontri, il gruppo ha orientato la discussione verso la critica della Comunità, considerandone aspetti positivi ed evolutivi, ma anche le carenze e le possibilità di sviluppo future. In particolare, interessanti appaiono i suggerimenti di costruire laboratori e attività che possano offrire opportunità di apprendimento di abilità pratiche o di ripensare l’organizzazione degli spazi e dei tempi dedicati all’ascolto strutturato, individuale e di gruppo. L’opportunità offerta da momenti di discussione come quelli descritti permette una riflessione importante sul futuro della Comunità Terapeutica, sul suo ruolo all’interno della società civile e sui nuovi compiti che dovrà assolvere; a tal proposito, anticipiamo l’uscita del volume “Comunità Terapeutica. Intersezioni”, promosso dalla Cooperativa Nardacchione, come chiusura dei convegni organizzati nel 2013 e 2014. Il lavoro terapeutico in contesto residenziale cambia con il mutare dei tempi e con le metamorfosi ideali e materiali della contemporaneità: la Comunità – in quanto dispositivo di cura – e i suoi attori sono protagonisti di uno sforzo di comprensione teorica e organizzazione pratica delle proprie risorse.
L’ identità nascosta nella Comunità
In alcuni paesi e città ci sono delle Comunità, abitate da persone che compiono il loro percorso terapeutico. La mia esperienza l’ho fatta all’interno di un gruppo appartamento. Il mio percorso è stato quello di impegnarmi per riuscire ad essere più autonomo: tutto questo è stato possibile grazie anche all’aiuto di tante persone. In questa struttura ho raggiunto anche un traguardo molto importante per me: il conseguimento del diploma di maturità.
All’interno della Comunità ho avuto modo di costruire rapporti significativi, come in una grande famiglia. Il mio percorso non è stato facile perché ho dovuto affrontare tante difficoltà alle quali io non ero preparato. Spero che questa mia esperienza mi darà la possibilità di vivere una vita normale, per esempio avere una casa e un lavoro.
Nicola Spadaccini
Nel corso degli incontri, il gruppo ha orientato la discussione verso la critica della Comunità, considerandone aspetti positivi ed evolutivi, ma anche le carenze e le possibilità di sviluppo future. In particolare, interessanti appaiono i suggerimenti di costruire laboratori e attività che possano offrire opportunità di apprendimento di abilità pratiche o di ripensare l’organizzazione degli spazi e dei tempi dedicati all’ascolto strutturato, individuale e di gruppo. L’opportunità offerta da momenti di discussione come quelli descritti permette una riflessione importante sul futuro della Comunità Terapeutica, sul suo ruolo all’interno della società civile e sui nuovi compiti che dovrà assolvere; a tal proposito, anticipiamo l’uscita del volume “Comunità Terapeutica. Intersezioni”, promosso dalla Cooperativa Nardacchione, come chiusura dei convegni organizzati nel 2013 e 2014. Il lavoro terapeutico in contesto residenziale cambia con il mutare dei tempi e con le metamorfosi ideali e materiali della contemporaneità: la Comunità – in quanto dispositivo di cura – e i suoi attori sono protagonisti di uno sforzo di comprensione teorica e organizzazione pratica delle proprie risorse.
L’ identità nascosta nella Comunità
In alcuni paesi e città ci sono delle Comunità, abitate da persone che compiono il loro percorso terapeutico. La mia esperienza l’ho fatta all’interno di un gruppo appartamento. Il mio percorso è stato quello di impegnarmi per riuscire ad essere più autonomo: tutto questo è stato possibile grazie anche all’aiuto di tante persone. In questa struttura ho raggiunto anche un traguardo molto importante per me: il conseguimento del diploma di maturità.
All’interno della Comunità ho avuto modo di costruire rapporti significativi, come in una grande famiglia. Il mio percorso non è stato facile perché ho dovuto affrontare tante difficoltà alle quali io non ero preparato. Spero che questa mia esperienza mi darà la possibilità di vivere una vita normale, per esempio avere una casa e un lavoro.
Nel corso degli incontri, il gruppo ha orientato la discussione verso la critica della Comunità, considerandone aspetti positivi ed evolutivi, ma anche le carenze e le possibilità di sviluppo future.
Nel corso degli incontri, il gruppo ha orientato la discussione verso la critica della Comunità, considerandone aspetti positivi ed evolutivi, ma anche le carenze e le possibilità di sviluppo future. In particolare, interessanti appaiono i suggerimenti di costruire laboratori e attività che possano offrire opportunità di apprendimento di abilità pratiche o di ripensare l’organizzazione degli spazi e dei tempi dedicati all’ascolto strutturato, individuale e di gruppo. L’opportunità offerta da momenti di discussione come quelli descritti permette una riflessione importante sul futuro della Comunità Terapeutica, sul suo ruolo all’interno della società civile e sui nuovi compiti che dovrà assolvere; a tal proposito, anticipiamo l’uscita del volume “Comunità Terapeutica. Intersezioni”, promosso dalla Cooperativa Nardacchione, come chiusura dei convegni organizzati nel 2013 e 2014. Il lavoro terapeutico in contesto residenziale cambia con il mutare dei tempi e con le metamorfosi ideali e materiali della contemporaneità: la Comunità – in quanto dispositivo di cura – e i suoi attori sono protagonisti di uno sforzo di comprensione teorica e organizzazione pratica delle proprie risorse.
L’ identità nascosta nella Comunità
In alcuni paesi e città ci sono delle Comunità, abitate da persone che compiono il loro percorso terapeutico. La mia esperienza l’ho fatta all’interno di un gruppo appartamento. Il mio percorso è stato quello di impegnarmi per riuscire ad essere più autonomo: tutto questo è stato possibile grazie anche all’aiuto di tante persone. In questa struttura ho raggiunto anche un traguardo molto importante per me: il conseguimento del diploma di maturità.
All’interno della Comunità ho avuto modo di costruire rapporti significativi, come in una grande famiglia. Il mio percorso non è stato facile perché ho dovuto affrontare tante difficoltà alle quali io non ero preparato. Spero che questa mia esperienza mi darà la possibilità di vivere una vita normale, per esempio avere una casa e un lavoro.
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