Vita indipendente?
4 Marzo 2015 Share

Vita indipendente?

Era il 19 novembre 2010 e… per una volta tanto la Regione Molise poteva vantare un primato… quello di aver adottato,  prima di ogni altra regione italiana, una legge di recepimento della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con disabilità e della legge 328/2000 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), vale a dire la legge regionale n. 18/2010 “Interventi regionali per la vita indipendente”.

La legge, la cui approvazione è stata frutto del grande lavoro portato avanti dall’associazione MO.VI. (Movimento per la vita indipendente) onlus per il Molise e dal suo presidente Domenico Costantino, recepisce i principi ispiratori della Convenzione Onu, che all’art. 19, mi piace ricordare, così recita: “Gli Stati Parti alla presente Convenzione riconoscono il diritto di tutte le persone con disabilità a vivere nella società, con la stessa libertà di scelta delle altre persone, e adottano misure efficaci ed adeguate al fine di facilitare il pieno godimento da parte delle persone con disabilità di tale diritto e la loro piena integrazione e partecipazione nella società, anche assicurando che: (a) le persone con disabilità abbiano la possibilità di scegliere, su base di uguaglianza con gli altri, il proprio luogo di residenza e dove e con chi vivere e non siano obbligate a vivere in una particolare sistemazione; (b) le persone con disabilità abbiano accesso ad una serie di servizi a domicilio o residenziali e ad altri servizi sociali di sostegno, compresa l’assistenza personale necessaria per consentire loro di vivere nella società e di inserirvisi e impedire che siano isolate o vittime di segregazione; (c) i servizi e le strutture sociali destinate a tutta la popolazione siano messe a disposizione, su base di uguaglianza con gli altri, delle persone con disabilità e siano adattate ai loro bisogni”.

Alla luce di questo principio cardine, la legge regionale 18/2010, salutata dagli stessi promotori come una vera e propria rivoluzione copernicana nell’offerta dei servizi per l’assistenza, per la prima volta strutturati dal basso ossia correlati ai bisogni concreti del beneficiario, consentirebbe alla persona con disabilità di costruirsi finalmente la propria vita indipendente scegliendo tempi e modalità dell’assistenza, la persona dell’assistente e le modalità di contrattazione del rapporto, alleggerendo contemporaneamente gli oneri del caregiver familiare, ove presente, ed evitando il ricorso all’ istituzionalizzazione della persona con disabilità. Infatti, l’art. 1 della legge citata chiarisce che tra gli scopi della norma vi è quello di realizzare a pieno il diritto alla vita indipendente della persona, ove per vita indipendente si intende il diritto all’ autodeterminazione dell’individuo ed il controllo del proprio quotidiano e del proprio futuro.

La legge consentirebbe al beneficiario, vale a dire la persona con disabilità fisica e/o psichico-relazionale di età compresa tra i 18 ed i 65 anni, di finanziare un progetto di vita indipendente finalizzato a migliorare la propria qualità della vita, riducendone la dipendenza fisica ed economica, nonché l’emarginazione sociale, prevedendo tre diversi livelli di intensità assistenziale, a seconda delle necessità dell’individuo, fino alla copertura massima di € 18.000. In sostanza, consentirebbe alla persona con disabilità di vivere a pieno la propria libertà individuale, rimuovendo gli ostacoli che di fatto ne impediscono l’esercizio.

Purtroppo non ho utilizzato a caso il condizionale … La legge attualmente è priva di copertura finanziaria e la regione Molise non è in grado di finanziare alcun progetto di vita indipendente. In pratica la regione Molise ha regalato ai cittadini una Ferrari e si è scordata di consegnare le chiavi. Non ci sono soldi. Chissà perché quando si parla di politiche sociali, si parla sempre di diritti sacrificabili, di situazioni che possono attendere, come se la libertà di un individuo possa essere sottoposta a termine o a condizione, ed a maggior ragione la libertà di un cittadino per cui è più complicato autodeterminarsi.

Fa ancora più rabbia pensare che questo si svolga nel contesto di una regione che per anni ha avuto una classe politica inadeguata, in cui molti dei passati e presenti amministratori sono sotto processo per aver sperperato quei soldi che adesso mancano per finanziare la legge 18/2010. La regione che per prima, grazie all’impulso di alcuni cittadini, è riuscita ad adottare una legge all’ avanguardia ed in linea con le moderne politiche sociali e che oggi si limita a guardarla, senza poterla applicare.

Questo è il Molise, oggi. Con i suoi ospedali in bilico, un disavanzo pauroso, aziende che chiudono, le prospettive sono tutt’altro che rosee, e non c’è un’idea o una ricetta che la politica sappia offrire. Dietro tutto questo ci sono i diritti e dietro i diritti le persone. E se invece si ripartisse dalle persone?

Questa legge, oggi inapplicata, realizza diritti e crea lavoro. Sembra poco?☺

 

eoc

eoc