vivere i sogni  di Mara Mancini
4 Ottobre 2013 Share

vivere i sogni di Mara Mancini

 

Sai, lettore dell’esistenza di uomini-libro? Sono persone che vivendo tra le pagine dei libri, ne imparano frasi a memoria e le recitano in giro. Sono coloro che credono ai libri “con la fede di una religione”, che si immergono nelle storie trovando spesso qualcosa che gli appartiene, perché “dalla lettura ottieni qualcosa solo quando sei capace di mettere qualcosa di tuo in quello che stai leggendo”. A te, lettore, è mai capitato? “Nella vita di tutti i giorni nessuno ti chiede di raccontare la storia che ti morde il cuore e te lo mastica, e se qualcuno te lo chiede nella vita di tutti i giorni nessuno riesce a raccontarla quella storia, perché non trovi mai le parole adatte, le sfumature giuste, il coraggio di essere nudo, fragile, autentico” (Cose che nessuno sa, Alessandro D’Avenia). I libri ci aiutano a tirarla fuori quella storia, fungendo però spesso anche da scudo nei confronti della realtà: leggere piuttosto che vivere, spettatori piuttosto che protagonisti… Ci difendiamo in tal modo, data la consapevolezza che per noi non ci sarà un cacciatore ad aprire la pancia al lupo correggendo i nostri errori. E nemmeno dei sassolini a ricordarci la retta via. Nessun grillo parlante ci farà da guida e nessuna fatina correrà in nostro aiuto. E nessuno potrà scrivere un lieto fine a parte noi.

Sappiamo che la vita di tutti i giorni non è quella che si legge nei libri, lì è tutto più facile. Nella realtà, “ci sono quelli che quando piove prendono l’acqua e quelli che passano asciutti tra una goccia e l’altra” (Emis Killa), uomini che il solo fatto di girare con la scorta, dice tutto. Mentre a noi non dicono più niente. Quella di oggi è una guerra dei poveri. Dei poveri, per i poveri, tra i poveri. Un attimo, ci deve essere un errore… Certo è che giustizia ce la dobbiamo fare da soli: “tu ti lamenti, ma che ti lamenti? Pigghia nu bastune e tira fora li denti!”, suggerirebbe Domenico Modugno in dialetto siciliano. Se nel dizionario della tua coscienza esiste la parola “ribellione”, sappi che bisogna sempre ubbidirle, che non vi è rimprovero più duro di quello ricevuto da se stessi. A nulla servirà restare legati all’idea che prima o poi le cose cambieranno, che le pagine dei libri diventino realtà, che la ruota giri per tutti, perché si è fermata! Restare semplicemente sognatori, non ci aiuta. Circondarsi di libri come Madame Bovary de L’eleganza del riccio, avere così voglia di andare lontano da non aver nemmeno la forza di alzarsi dal letto, strofinare una lampada in attesa di un genio, non ci aiuta. Anzi, alimenta l’illusione. Così, quando tenderemo la mano in cerca di aiuto, non ci sarà qualcuno pronto ad afferrarla. A volte l’unica cosa da fare è prendere un respiro profondo per ricordarsi di essere vivi, per infonderci coraggio e determinazione; è “rimboccarci le maniche” e prenderci quello che ci spetta, perché c’è qualcuno pronto a rubare ciò che è nostro. Ci stanno privando della serenità, del sorriso, del futuro. E, cosa peggiore, è che ci stiamo abituando!

Dobbiamo prendere un respiro, dobbiamo pensare che sì, nonostante tutto, ci troviamo nel posto giusto al momento giusto, e se la realtà non è quella che desideriamo, possiamo e dobbiamo adoperarci per un cambiamento. Solo cambiando il nostro modo di vedere, qualcosa cambierà. Solo cambiando la nostra vita, lei non cambierà noi. Sarà il caso di mettere da parte i sogni? Dostoevskj scrisse che il sognatore è colui che fruga invano, come nella cenere, cercando in quella cenere almeno una scintilla per soffiarci sopra, per scaldare al fuoco rinnovato un cuore ormai freddo. Se i nostri sogni coincidono con i nostri ideali, allora questo è il nostro dovere, la “missione” di cui tutti parlano. Altrimenti finiremo come Napoleone, uomo impotente al quale non resta che ricordare il passato, che, nel Cinque Maggio di Manzoni, guarda una riva lontana che non potrà mai raggiungere.

Invece noi abbiamo ancora qualche possibilità per raggiungere la nostra, tu lettore, hai ancora la possibilità di raggiungere la tua. È il porto dove, se non arriviamo, capiremo che allora anche quegli stupidi sogni non ci sono, visto che non hanno di che sopravvivere, e forse potrà capitarci di leggere tra le righe de Le notti bianche: “cosa hai fatto dei tuoi anni? Dove hai sepolto il tuo tempo migliore?”.

Qualche tempo fa una persona mi raccomandò di cambiare la vita delle persone dei posti nei quali mi troverò e soprattutto non essere mai mediocre come quegli angeli indecisi fra bene e male: nelle scelte, bisogna essere convinti. Anche quando si sceglie di alzarsi dal letto la mattina, di non vivere nell’ozio, di non passare indifferenti. Sono consigli che aggiungerò alla lista delle cose da fare. La vita è più forte di noi, e i più forti non vanno sfidati, ma se proprio non possiamo farne a meno (è il nostro caso), non dobbiamo avere paura!

Caro lettore, trasferisci i sogni dal cassetto al cuore, insieme alle parole di Steve Jobs: Stay hungry, stay foolish! ☺

maramancini94@tiscali.it

 

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