500 anni di sogni
Il 2 maggio di cinquecento anni fa, ad Amboise, nella valle della Loira in Francia, si spegneva un uomo che – unico forse nella storia – può essere definito “genio assoluto”: Leonardo da Vinci. Fu pittore, architetto, matematico, ingegnere, stratega militare, biologo, anatomista, fisiologo, geologo. Ma più di tutto fu un osservatore: è stata la natura che lo ha ispirato nei suoi progetti fantastici e lo ha spinto costantemente a nuove ricerche e a nuove scoperte, registrate in una selva di appunti (circa 5000 fogli conservati in codici di inestimabile valore) e in una miriade di schizzi e disegni, tra i quali un aliante e una vite aerea, antenato dell’elicottero. Per il suo desiderio di conoscenza attraverso la ragione e l’esperienza Leonardo rappresenta l’archetipo dell’uomo del Rinascimento, ma con la sua insaziabile curiosità incarna anche un’aspirazione universale: l’innato desiderio dell’uomo di tutti i tempi di superare i propri limiti.
È cominciato già da qualche mese, in tutta Europa, con Italia e Francia in testa, un ricchissimo programma di iniziative per celebrarne il cinquecentenario della morte: mostre, presentazioni di opere restaurate, convegni e competizioni internazionali, film e documentari, festival musicali e spettacoli. Ma un altro modo per ricordarne il genio potrebbe essere un tour – nel nostro caso virtuale – sulle sue tracce, seguendo magari le sue stesse indicazioni: “Fui di Pier illegittimo figlio, in Firenze a girar tra Medici, e poi con Sforza in Milano, e in Venezia e Roma, passando d’altri luoghi, per andar in Francia e nel mondo ancor oggi”. Nato nel 1452 ad Anchiano, una frazione di Vinci, Leonardo trascorse infatti la giovinezza a Firenze, protetto dall’ambiente mediceo, respirando le novità del Rinascimento e imparando a disegnare nella bottega del famoso pittore Verrocchio. Aveva trent’anni quando si trasferì a Milano, presso la corte di Ludovico Maria Sforza detto il Moro. Alla pittura e al disegno (risalgono a questo periodo capolavori come L’ultima cena e La dama con l’ermellino, ritratto dell’amante del duca), si aggiunsero gli studi di ingegneria e architettura: progettava fossati, canali, bastioni, strade, macchine da guerra e immaginava Milano come una città ideale, disposta verticalmente in più strati sovrapposti (in alto le residenze, poi la vita civile e più in basso il transito di merci e servizi). Tra il 1500 e il 1516 condusse una vita errante, che lo vide anche a Roma, stipendiato da Giuliano dei Medici, per il quale sembra che abbia iniziato a dipingere La Gioconda. Alla morte del committente, nel 1516, Leonardo portò il ritratto con sé in Francia, dopo aver accettato l’invito del re Francesco I a trasferirvisi, alloggiando presso il castello di Amboise, dove rimase fino alla morte. Il punto d’arrivo della sua opera, riassunto perfetto della sua storia iniziata 67 anni prima, è considerato il sorriso enigmatico e misterioso della Gioconda, che non ha mai smesso di sollevare domande: secondo il filosofo Massimo Cacciari, “rappresentazione perfetta della natura, armonia tra uomo e universo, una sete di sapere mai sazia e che mai dovrà esserlo”. Molti dei suoi progetti rimasero sulla carta perché non c’erano macchine in grado di realizzarli. Ma secoli dopo alcuni sogni di Leonardo sono diventati realtà: il traffico ha preso a scorrere sotterraneo e anche il bisogno di alzarsi da terra e di volare è stato soddisfatto: Leonardo è “nel mondo ancor oggi”, come aveva preannunciato…
Se tutte queste opere e scoperte ricordate interessano più la storia delle scienze e dell’arte, anche i suoi scritti, nonostante Leonardo si definisse “omo sanza lettere”, presentano tuttavia un notevole valore espressivo, come Favole e Facezie, oppure Massime e pensieri. Fra questi ultimi: “Chi poco pensa molto erra”. Oppure: “Come il ferro arrugginisce senza esercizio e l’acqua si putrefa o nel freddo s’addiaccia, così l’ingegno senza esercizio si guasta”. E per finire, un frammento di saggezza particolarmente adatto a questo anniversario: “Come una giornata ben spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire”.☺