Diritto alla salute
1 Luglio 2015 Share

Diritto alla salute

Aveva ragione il nostro governatore, eravamo pochi a protestare contro il paventato licenziamento di cinquecento precari della sanità, e a reclamare priorità per la sanità pubblica, ma solo in questo. La conclusione a cui è arrivato Frattura è che i molisani sono soddisfatti della sua proposta per risanare il settore, la mia è che ancora una volta i miei corregionali hanno perso una occasione per capire e cambiare.

Non voglio entrare nel merito dello sfacelo sanitario in cui versiamo, tantomeno della proposta di revisione, altri lo fanno quasi giornalmente e il rischio è il tedio, visto che la volontà di promuovere il cambiamento non è nelle prospettive dei molisani. Qui voglio affermare, con forza, urlando, che il diritto alla salute, alle cure, a star bene, è un diritto primario, imprescindibile; che se non fosse garantito dalla nostra Costituzione dovremmo esigerlo col sangue, come tutti gli altri diritti basilari di cui ci stanno privando. Razionalizzare le risorse non deve voler dire privare una regione dei servizi essenziali, Balduzzi e il governo che lo ha in seno dovranno capirlo, e dovremo essere noi ad alzare la voce. Sei ospedali sono troppi, giusto, ma prima del loro smantellamento avremmo dovuto vedere, o almeno leggere, proposte significative di diversa organizzazione territoriale del sistema sanitario. Razionalizzare le risorse non deve voler dire svilire, depauperare il pubblico e continuare a foraggiare il privato, con soldi pubblici si finanziano strutture pubbliche. Dovremo ricordarlo ancora e ancora e ancora al Governatore.

La salute non è una merce ma un diritto, come lo è l’istruzione, il lavoro, la salvaguardia del patrimonio ambientale ed artistico, la libertà sessuale e quella religiosa. I diritti non sono opzioni a cui accedere a seconda della disponibilità dei poteri, al contrario si acquisiscono con la nascita e sono inalienabili. Questo dobbiamo ripetere a noi stessi, come un mantra, come un rosario senza termine.

I media, soprattutto quelli che bruciano al sacro fuoco della verità solo dopo la caduta di Iorio, danno grande risalto a tutte le criticità regionali prima delle quali è la sanità. Carta stampata e TV stanno offrendo spazio e voce a chi, fino a due anni fa, spazio e voce non ha mai avuto, introducendoci ad una sorta di gara alla democrazia alla quale eravamo disavvezzi. Democrazia ma fino ad un certo punto, non ci allarghiamo. In una di queste trasmissioni, infatti, il tentativo di introdurre il tema dell’audit pubblico sul debito della sanità regionale è stato prontamente accantonato dal conduttore, per la verità non so se per un derisorio disprezzo o per timore che potesse effettivamente incidere sul pubblico in ascolto.

Ma cos’è l’audit sul debito? È una verifica del debito per comprenderne nascita, evoluzione e responsabilità. Perché siamo così indebitati, quali sono state le cause, quali gli artefici, quali le mancanze. Se i cittadini devono pagare, i cittadini hanno il diritto di sapere cosa stanno pagando e perché. Ma non solo, i cittadini hanno il diritto di comprendere e discernere tra debito giustificabile e debito iniquo, ovvero debito generato non a beneficio della collettività ma a suo danno, in quanto l’utilità prodotta è vincolata a singoli o gruppi ristretti. Come si arguisce questo è un percorso con potenzialità di esiti estremamente incisivi sulla nostra comunità e sul suo futuro sviluppo, sia sociale che economico e politico. Noi potremmo praticarlo in piccolo, sul debito sanitario regionale, ma voi provate ad immaginarlo su scala nazionale e poi mondiale, le sorti di tanti Paesi schiacciati dal debito pubblico potrebbero cambiare, del resto è già successo.

Chiamatelo sogno, chiamatelo come vi pare ma rifletteteci, l’audit, il nostro piccolo esperimento, sarebbe un viaggio nella condivisione di intenti, una assunzione di responsabilità collettiva, una generale acquisizione di consapevolezza, una grande forza.☺