Gli “scritti” nella bibbia ebraica
2 Settembre 2024
laFonteTV (3628 articles)
Share

Gli “scritti” nella bibbia ebraica

La terza parte della bibbia ebraica viene denominata con un nome generico: gli “Scritti” da intendere come: “gli scritti rimanenti che non rientrano nella Legge e nei Profeti”. Quasi certamente ciò è dovuto al fatto che solo molto tardi sono stati considerati un gruppo di libri sacri, tranne, forse, i Salmi, che erano probabilmente una raccolta di canti per la liturgia del Tempio. In questa sezione troviamo dei libri che, ancora alla fine del primo secolo dopo Cristo, erano oggetto di discussione, come il Cantico dei cantici, il Qoelet ed Ester. Il significato attuale di questa parte, in ambito ebraico, è sempre in riferimento alla Legge o Torah: mentre i profeti sono l’interpretazione della Torah in funzione del popolo, attraverso le diverse generazioni, gli Scritti sono una meditazione della Legge da parte di chi vuol restare fedele ai comandamenti. È ciò che viene esplicitamente detto all’ inizio degli Scritti, nel Salmo 1: “Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia, la sua legge medita giorno e notte” (1,1-2).
In questa parte della bibbia troviamo diversi generi letterari: dalla narrazione storica alla poesia, dal romanzo edificante alla preghiera, dalla riflessione filosofica alla teologia della storia. Basta scorrerne l’elenco per rendersi conto che si tratta di una raccolta disparata di quei testi, appunto, che non avevano trovato posto nelle precedenti raccolte, forse perché completati dopo che quelle raccolte erano già state canonizzate, probabilmente all’epoca dei Maccabei (II secolo a. C.). Vediamo, nell’ordine, quali sono i libri di questa terza parte: I Salmi di Davide; poi il poema che narra le vicende e le riflessioni di Giobbe; seguono i Proverbi che idealmente raccolgono la sapienza di Salomone. Dopo seguono cinque libri o rotoli (in ebraico Meghillòt) che vengono letti nella liturgia sinagogale in occasione di alcune feste del calendario ebraico: il libro di Rut a Pentecoste che è anche la festa della mietitura; il Cantico a Pasqua; il Qoelet alla festa delle Capanne; le Lamentazioni nel giorno in cui si ricorda la distruzione del Tempio (il 9 di Ab, nel calendario ebraico) e infine Ester, che si legge nella festa di Purim (le sorti), che nasce proprio dal racconto di Ester per ricordare lo scampato pericolo dal tentativo di distruzione del popolo; è una festa particolarmente gioiosa e si celebra più o meno nello stesso periodo del carnevale cristiano. Segue il libro di Daniele che, nella bibbia ebraica, non è considerato un profeta, quanto piuttosto la storia di un ebreo della diaspora, così come Ester e lo zio Mardocheo. Seguono i libri di Esdra e Neemia che raccontano il ritorno dopo l’esilio di Babilonia con la ricostruzione di Gerusalemme e del Tempio. Il libro di Neemia fa da controcanto ideale al Salmo 1 perché in questo libro si narra che la Legge di Mosè viene letta interamente al popolo in un solo giorno (Ne 8). Alla fine di questa parte sono posti i due libri delle Cronache che, idealmente, sono un riassunto di tutta la Bibbia, in quanto si parte da Adamo per arrivare, attraverso una lunga genealogia, fino a Davide la cui vicenda occupa tutto il primo libro. Segue poi la storia del regno di Giuda (Israele è totalmente ignorato) da Salomone all’esilio, nel secondo libro delle Cronache. Il ritorno dall’esilio viene presentato in modo sintetico attraverso l’editto di Ciro, alla fine delle Cronache: “Il Signore, Dio del Cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore suo Dio sia con lui e salga” (2 Cr 36,23).
In questo modo la bibbia ebraica ci riporta idealmente alla fine della Torah dove si racconta di Mosè che muore fuori dalla terra e del popolo che, guidato da Giosuè, si appresta ad entrarvi. In questa terza parte, però, è ben presente un messaggio di fondo: tranne che nei libri di Esdra e Neemia dove si propugna la purezza della razza, che è alla base dello sciovinismo tipico di un certo fondamentalismo ebraico, drammaticamente al potere negli ultimi anni in Israele, attraverso i partiti ultrareligiosi, nel resto dei libri si afferma in modo chiaro che l’ebreo non è mai senza l’altro, il diverso da sé ma piuttosto contribuisce al miglioramento del mondo dove è posto e non esclude l’altro in nome della razza o della religione. Nei Salmi ci sono ripetuti inviti a lodare Dio da parte di tutti i popoli e dell’intera creazione. Giobbe è un non ebreo che rende culto a Dio e a lui si rivolge per avere risposte sul perché della sofferenza. Nei Proverbi di Salomone si riflette su una sapienza dal respiro internazionale, contenendo addirittura un frammento di riflessioni egiziane. Nel Qoelet si manifesta la consapevolezza della sostanziale uguaglianza degli esseri viventi di fronte al mistero dell’esistenza e della morte. Il libro di Rut parla di una donna straniera accolta alla pari all’interno del popolo. Il libro di Ester insegna come superare il razzismo e l’esclusione non con le armi e la violenza ma rivendicando il proprio diritto all’esistenza. Il libro di Daniele sostiene che gli appartenenti al popolo ebraico sono fonte di benedizione per i popoli in mezzo a cui abitano. Nei libri delle Cronache, infine, è grazie a un re straniero (Ciro il persiano), riconosciuto come strumento di Dio anche nel profeta Isaia, che il popolo può tornare nella propria terra per ricostruire un Tempio che diventa fonte di benedizione per tutti i popoli della terra.
Solo una cieca e unilaterale lettura della bibbia ebraica può portare a fare scempio del Dio di Abramo, in nome del quale si fa strage di esseri umani che hanno il diritto di stare in una terra che non è proprietà di un popolo solo, ma, ci dice la bibbia, di un Dio che ha creato tutti a sua immagine e somiglianza e desidera che vivano secondo quella giustizia e santità che ha rivelato a Mosè sul Sinai non solo per un gruppo privilegiato ma per tutta l’umanità.☺

laFonteTV

laFonteTV