Governare l’acqua in città
Il ciclo dell’acqua è senza alcun dubbio una delle vicende più affascinanti, ancorché utili, tra tutte quelle che la natura, fin dalla notte dei tempi, ha fornito e tuttora continua a mettere a disposizione di tutti i viventi, sia del mondo vegetale, che di quello animale, uomo compreso.
Delle varie fasi di cui esso si compone, evaporazione, evapotraspirazione, precipitazione, scorrimento superficiale e infiltrazione in profondità, sono le ultime due quelle ambientalmente più impattanti, in quanto principali regolatrici del complesso, delicato equilibrio naturale, fisico-biologico, cui sono chiamate. Il semplice atto di riversare al suolo quantitativi, più o meno, importanti di acqua, tramite le comuni precipitazioni, produce effetti strettamente connessi a più fattori naturalistico-ambientali presenti sul territorio, a cominciare da quelli fisici, come la geomorfologia dei luoghi e/o la presenza di elementi, quali la vegetazione, diversamente intensa e spazialmente diffusa; il comportamento, di quanto trasferito al suolo dalle precipitazioni, assume caratteristiche di difforme importanza e consistenza.
A titolo esemplificativo è evidente, infatti, che l’acqua di pioggia che si riversa in ambiente urbano viene inevitabilmente a trovarsi in una situazione d’indubbia, maggiore difficoltà di comportamento, rispetto a quella cadente in aperta campagna. La percentuale di suolo impermeabilizzato dalle costruzioni, dall’asfalto, dal cemento e di quant’altro comunemente utilizzato per rendere l’uso degli spazi di città più praticabili e meglio percorribili, è abnorme, non solo in base al tradizionale pensiero del vivere in città, ma spesso anche rispetto al comune buon senso. La conseguenza più prossima è la scarsa possibilità, temporale e volumetrica, d’infiltrazione in profondità dei quantitativi idrici complessivamente messi in gioco dal ciclo naturale di riferimento.
Da qui risulta, di estrema e non rinviabile importanza, l’agire su ogni possibile ed efficace forma di adattamento, nel perseguire contrasti e/o agevolazioni, tendenti a meglio gestire cotanta preziosa risorsa. Diventa, pertanto, inderogabile e urgente mettere in atto ogni azione tesa a favorirne la penetrazione in profondità, tramite la messa in opera di pavimentazioni dotate del massimo grado possibile di permeabilità. Senza dimenticare l’ineluttabile ricorso alla messa in opera di isole e/o corridoi ecologici capaci di rallentare il deflusso idrico superficiale, oltre che rendere possibile al massimo la sua espansione areale in superficie. Azioni che, ove ben coordinate e applicate, possono contribuire significativamente al contenimento dei danni susseguenti ai sempre più frequenti allagamenti cittadini, che sempre più spesso i media continuano a mostrarci.
Necessita inoltre, quanto mai prima, trovare la giusta alternativa all’attuale accomunare, in ambito urbano, la raccolta, il deflusso e la conseguente allocazione, sia delle comuni acque fognarie, che di quelle provenienti dalle precipitazioni meteoriche. Si è potuto ampiamente osservare, infatti, e con sempre maggior frequenza, la devastazione delle tubazioni fognarie, quando non in grado di accogliere e/o sostenere oltre, volumi e/o pressioni idrostatiche superiori a predeterminati limiti. ☺