Il frutto del desiderio
7 Giugno 2014 Share

Il frutto del desiderio

Il ciliegio ha origini antichissime, addirittura preistoriche, come attestano i rinvenimenti di noccioli in stazioni neolitiche e negli scavi di città lacustri. Pare che ad introdurre questa pianta in Italia sia stato Lucio Licinio Lucullo nel 74 a.C. dopo avere sconfitto Mitridate. Ma secondo Plinio il Vecchio, i Romani conoscevano già le ciliegie, anche se solo quelle selvatiche. Questa tesi è confermata anche da Virgilio (Georgiche II, 17-18): Pullulat ab radice aliis densissima sylva, ut cerasis ulmisque… (“ad altre piante rampolla dalle radici una selva assai folta, come avviene per le ciliegie e per gli olmi”).

Botanicamente il ciliegio appartiene alla famiglia delle Rosacee, precisamente al genere Prunus, di cui esistono due specie principali:

– Prunus avium, detto anche “ciliegio degli uccelli”, che produce le ciliegie che consumiamo abitualmente come frutta fresca;

– Prunus cerasus, dal greco kèrasos o kèrasus, termine che deriva dal nome della città di Cerasunte (o meglio Giresun) nel Ponto – l’attuale Turchia -, da cui furono importati i primi alberi di ciliegie, che producono invece le amarene, genericamente definite come ciliegie acide.

Il ciliegio è un albero che può raggiungere notevoli dimensioni e superare anche i 30 metri di altezza. Questo è uno dei maggiori problemi che si tenta di risolvere soprattutto impiegando varietà meno vigorose, ottenute tramite selezione clonale, o utilizzando portinnesti nanizzanti di ciliegio acido. In questo modo si cerca di ridurre anche le elevate spese di raccolta.

In seguito alle ibridazioni varietali subite, il ciliegio dolce si suddivide in due categorie:

– ciliegi autofertili, che possono fruttificare da soli;

– ciliegi autosterili, che necessitano della vicinanza di una pianta di ciliegio di un’altra varietà impollinatrice.

Spesso il ciliegio è coltivato anche come albero da fiore. A causa delle sue dimensioni, esso viene usato nei parchi e più raramente per alberature stradali o nei giardini a scopo ornamentale. A tal proposito vale la pena di riportare la frase tratta da Il giardino dei ciliegi  di Anton Cechov: “Io sono nata qui, qui sono vissuti mio padre, mia madre, mio nonno! Io voglio bene a questa casa, senza il giardino dei ciliegi io non capisco più la mia vita!”.

La presenza sul mercato di numerose varietà, con caratteristiche in grado di soddisfare le esigenze e le aspettative dei consumatori, ha riacceso l’interesse per questa coltura. Oggi è possibile trovare sempre nuove varietà di recente introduzione, caratterizzate da un elevato standard qualitativo dei frutti e, soprattutto, da un’ottima e costante produttività. Nella scelta varietale occorre tener presente, oltre alle caratteristiche dell’albero (vigoria, portamento, fertilità, ecc.), anche l’epoca di fioritura e l’epoca di maturazione, ma soprattutto le caratteristiche del frutto (pez- zatura, colore e consistenza della buccia, sensibilità allo spacco, ecc.).

Tra le avversità di questa specie vegetale, la più temibile è sicuramente la mosca (Rhagoletis cerasi), la cui larva, nei casi di forte attacco e di condizioni favorevoli al suo sviluppo, è presente nella quasi totalità dei frutti, specialmente nelle varietà a maturazione tardiva. Purtroppo l’unico rimedio efficace contro questo fitofago è un insetticida a base di dimetoato (per esempio il Rogor).

Il legno del ciliegio, marrone-rosso, molto resistente, è di qualità ricercata per il valore commerciale soprattutto nell’industria mobiliera, ma viene usato anche per la fabbricazione di strumenti musicali. E come non ricordare il burattino Pinocchio, costruito proprio di legno di ciliegio?

Interessante l’azione fitoterapica dei peduncoli del frutto dovuta alla presenza di acidi organici, sali di potassio, tannino e polifenoli. Il decotto ottenuto dai peduncoli ha delle buone capacità diuretiche.

Secondo uno studio della Michigan State University, una dieta ricca di ciliegie, tiene lontano l’infarto e le malattie vascolari in generale, in quanto questi frutti possiedono proprietà simili all’aspirina. La ciliegia, ovvero il frutto del desiderio, ricca di flavonoidi utili contro i radicali liberi, di zuccheri, sali minerali, vitamine A, C, B1, B2, PP, non viene consumata tuttavia in virtù del suo valore alimentare. È la sua forma, il suo colore brillante, il suo sapore armonico che ci spinge ad acquistarla o – meglio ancora – a staccarla dall’albero e a gustarla al giusto grado di maturazione. Il detto popolare “una ciliegia tira l’altra” trova giustificazione nel fatto che la Natura è riuscita a creare infatti una miscela di sapori che rendono questo frutto sempre più appetibile man mano che lo si assaggia. L’esaltazione del gusto, così fine, prende il sopravvento sulla sensazione di sazietà e con difficoltà ci si riesce a trattenere. Se poi all’aspetto gustativo si affiancano le conoscenze nutrizionali che identificano questo frutto sgargiante come alimento sano e salutare, non resta altro da fare che coltivarlo o comperarne in grande quantità.

Annunciatrice dell’estate, la ciliegia è l’ingrediente base di numerose ricette: moltissime sono quelle che ne contemplano la presenza, sia crude che cotte in differenti maniere, in pasticceria come in gastronomia. Esistono ciliegie ottime, oltre a quelle destinate al consumo fresco, per confetture, marmellate e sciroppi, succhi, canditi e sorbetti, torte e crostate. Ma l’uso certamente più rilevante è quello in liquoreria. Ricordiamo il Maraschino, tipica produzione italiana, lo Cherry, il Kirsch. Quest’ultimo liquore in particolare si presta bene per la seguente preparazione estiva:

Fresche ciliegie di vignola.

Ingredienti:

1 Kg di ciliegie; liquore kirsch; succo e scorza di limone; zucchero q. b.; panna montata.

Preparazione:

snocciolare le ciliegie e metterle in una terrina; aggiungere lo zucchero, il succo di limone e un po’ di liquore kirsch. Mescolare il tutto e lasciare qualche spicchio di limone intero per dare maggiore sapore. Mettere in frigo per una o due ore e servire accompagnando con panna montata. ☺

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