Il silenzio degli invisibili
Lottano sotto tetti di cartone
ghetti a cielo aperto, stazioni di caccia.
Sei euro da spaccarsi la schiena
ore ed ore al sole cocente,
lacrime roventi di pioggia
colore del fango e fango sempre uguale,
invisibili alla stazione d’arrivo
arsi vivi nel sonno, invisibili senza partenza
in dote l’alito dell’abisso
una scheggia ficcata nel cuore,
invisibili da conteggiare ogni giorno
e ogni giorno non è uguale
ogni giorno si muore nei cessi-topaia.
Sul collo la mannaia della povertà.
Il serpente “nero” scivola tra i campi
dall’alba al tramonto strisciando nel silenzio
eppure la sera brilla nei sorrisi larghi
mascelle volitive, spalle ancora salde,
occhi forse altrove, alle praterie
all’altopiano, ai villaggi sperduti nella savana.
Quanto coraggio per un fiocco di dignità.
Cosa resta di quella pelle bruciata
una protesta di fuochi, mani alzate
baracche nei roghi, caporali alla macchia…
Invisibili da spostare altrove
nuovi campi di pomodori, altri dolori
da interrare insieme a nuove semenze.
Dove sono Ismael, Mamadou, Mustafha,
innocenti da numerare e stracciare?
La notte inghiotte la radura, l’anima,
anche il silenzio degli invisibili.
