Il vangelo di pietro
17 Ottobre 2018
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Il vangelo di pietro

Se venisse chiesto al cristiano medio come i vangeli raccontano la risurrezione di Gesù, probabilmente avrebbe molta difficoltà, oppure, ricordando le rappresentazioni degli artisti (oggi abbiamo anche il famoso film di Mel Gibson, The Passion, dove un aitante Gesù esce semplicemente dal sepolcro nudo e con le mani bucate), direbbe che Gesù è uscito da un sarcofago rettangolare con una bandiera con su rappresentata la croce. Ma se si dovesse chiedere come gli evangelisti raccontano il fatto, nessun cristiano, e neppure un vescovo potrebbe raccontarlo semplicemente perché i vangeli non lo fanno. Strano a dirsi, ma l’evento centrale della fede cristiana non è raccontato: si parla del ritrovamento della tomba vuota, si raccontano le apparizioni di Gesù ma il massimo del racconto è quanto ci dice Matteo: “Passato il sabato, Maria di Magdala e l’altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un grande terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa” (28,1-2). Subito dopo si racconta dello spavento dei soldati e delle donne e c’è l’annuncio della risurrezione: dalla tomba non esce nessuno.

Per avere un primo resoconto in presa diretta del momento della risurrezione, dobbiamo leggere l’apocrifo Vangelo di Pietro, un testo antichissimo, scritto tra il 100 e il 150 d. C. del quale possediamo un solo lungo frammento che comprende il processo a Gesù, la crocifissione e sepoltura e la risurrezione. Il frammento è stato trovato nella tomba di un monaco in Egitto alla fine del XIX secolo. Chi ha scritto questo vangelo (che probabilmente era simile ai quattro canonici, cioè narrava anche la vita pubblica di Gesù) conosceva i nostri quattro vangeli e li ha usati per scrivere il suo racconto, cosa già fatta da Matteo e Luca che hanno riutilizzato Marco e la raccolta dei detti di Gesù (fonte Q). Come mostrano proprio Luca e Matteo, tuttavia, riprendere non significa copiare pedissequamente ma piuttosto reinterpretare, dando una sottolineatura nuova, tenendo presenti i destinatari a cui ci si rivolge.

Quando il Vangelo di Pietro è stato scritto i nostri quattro vangeli ancora non erano considerati Sacra Scrittura, ma solo testi che contenevano il messaggio e le azioni di Gesù, proprio come aveva fatto l’anonimo autore del nostro apocrifo. Solo alla fine del II secolo Ireneo di Lione dirà in modo chiaro che i quattro vangeli che conosciamo sono Parola di Dio mentre altri scritti sono tendenziosi o eretici. Probabilmente chi scrisse quel vangelo lo ha fatto in assoluta buona fede per delle comunità che lo leggevano con l’autorizzazione del vescovo, salvo poi ritirarla, come racconta Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica, per il fatto che questo vangelo era male interpretato da chi vedeva in Gesù un uomo solo in apparenza (i docetisti). In ogni caso nella parte sopravvissuta del vangelo troviamo il più antico racconto (quasi contemporaneo al vangelo di Giovanni) del momento della risurrezione ed è bello sentire come veniva immaginata da cristiani del II secolo: “Ma durante la notte nella quale cominciava il giorno del Signore, mentre i soldati vigilavano facendo la guardia a due a due, risuonò nel cielo una gran voce. E videro il cielo aperto e due uomini che ne discendevano con grande splendore e si avvicinavano al sepolcro. Allora quella pietra che era stata posta all’ingresso del sepolcro rotolò da sola e si fermò da un lato. Il sepolcro si aprì e vi entrarono i due giovani. I soldati vedendo ciò svegliarono il centurione e i notabili poiché anche costoro erano lì di guardia. E mentre i soldati spiegavano quello che avevano visto, videro nuovamente tre uomini uscire dal sepolcro: due di essi sostenevano l’altro e una croce li seguiva. La testa dei due arrivava fino al cielo, ma la testa di colui che conducevano per mano, oltrepassava i cieli. E udirono una voce che diceva: hai predicato a coloro che dormivano? E dalla croce si udì una risposta: Sì” (VgPt 35-42).

È un racconto intenso, pieno di richiami agli altri vangeli ma con nuove prospettive; la scena, infatti, richiama il racconto del battesimo di Gesù: la morte e risurrezione di Gesù vengono rilette sullo sfondo della liturgia battesimale; in tal modo i battezzandi potevano capire molto chiaramente il significato del sacramento. Anche gli angeli che accompagnano Gesù richiamano coloro che accompagnavano il battezzando al fonte. Ma il messaggio più bello è quello dell’annuncio del vangelo ai morti, cosa che entrerà nel simbolo degli apostoli, dove si dice che Gesù “discese agli inferi” (ne parla anche la prima lettera di Pietro): come a dire che la salvezza donata da Dio attraverso Gesù raggiunge veramente tutti, in tutti i luoghi ma anche in tutti i tempi. Un bel messaggio anche per un tempo come il nostro, in cui vorremmo considerare salvati (sia in senso religioso che civile) solo alcuni privilegiati.☺

 

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