In piazza con un perché
3 Dicembre 2014 Share

In piazza con un perché

Cortei, sfilate, presìdi, proteste: la cronaca di questi giorni ne è sempre più ricca, e sempre critiche le situazioni all’origine di tali manifestazioni, vuoi la ormai grave crisi economica, vuoi la politica “liberista” dell’attuale governo. Anche gli esiti di tali azioni dimostratrici stanno mutando, facendo riemergere una condizione di conflittualità per nulla incoraggiante.

L’elenco potrebbe arricchirsi di un’altra forma di manifestazione pubblica del proprio pensiero, quella che va sotto il nome di flash mob [pronuncia: flesc-mob]. Accattivante e coreografica, è una modalità di espressione del dissenso nuova e derivata dall’evoluzione della comunicazione odierna. Ad ognuno di noi sarà capitato di assistere – dal vivo o ritrasmessa dalle telecamere – a questa “esibizione”. Persone che si muovono spesso seguendo un ritmo cadenzato, oppure che mimano gesti simulando una situazione o un’emergenza.

Coniato una decina di anni orsono il termine unisce due vocaboli: flash, che possiamo tradurre con “lampo”, indica il bagliore improvviso che squarcia il buio – non a caso la parola viene usata per indicare la luce (artificiale) che si aziona quando si scatta una foto; il secondo termine è mob, “folla, calca” se sostantivo, “fare ressa, accalcarsi” se inteso come verbo. Flash mob è quindi l’assembramento improvviso di persone in uno spazio pubblico per mettere in pratica una azione dimostrativa.

La caratteristica principale del flash mob, la rapidità, ben si coniuga con il sistema di comunicazione  al quale ormai siamo abituati, in particolare le giovani generazioni. Il raduno infatti viene generalmente convocato tramite la rete Internet, per mezzo dei social network o della posta elettronica, e può essere organizzato nel giro di poco tempo. Ai partecipanti vengono spiegati le regole dell’azione e i gesti da mimare o simulare anche pochi minuti prima dell’esibizione. Scopo dell’azione è quello di richiamare l’attenzione, sensibilizzare il maggior numero di partecipanti, invitare il “pubblico” a riflettere.

Quale diversità rispetto ad una manifestazione tradizionale con striscioni e bandiere? Certamente l’assenza di un leader che concluda con un discorso; l’azione è flash per cui tutto è fatto in poco tempo; entusiasmo per il modo originale e personale di esprimersi, la mimica e la coordinazione dei movimenti. Tra gli aspetti positivi di questo fenomeno va registrato che un flash mob è sempre accompagnato dal divertimento dei partecipanti, dalla sorpresa dei passanti, che si trovano lì per caso, e dagli obiettivi delle fotocamere che catturano questi momenti di “straordinaria follia”.

Ma altre cose si potrebbero obiettare a questa nuova forma di contestazione: innanzitutto la mancanza di spontaneità, visto che tutto deve rientrare nella regia di chi ha ideato l’evento ed ogni cosa deve rispettare quanto stabilito. Inoltre non va dimenticato che esistono delle vere e proprie agenzie che organizzano i flash mob, ai quali fanno seguire campagne pubblicitarie o di marketing, non sempre senza fini di lucro. Ne è un esempio la guerrilla marketing: il messaggio pubblicitario non viene trasmesso con i classici mezzi di comunicazione (radio, cartelloni, tv) ma può essere trasmesso per le strade o nei locali pubblici ricorrendo ad eventi improvvisi e della durata di pochi minuti in grado di generare rumore e di far parlare di sé. Il consumatore viene raggiunto, in questo modo, nel momento in cui le sue difese nei confronti dei messaggi pubblicitari sono abbassate e, di conseguenza, si otterrà una maggiore divulgazione del prodotto.

“Le manifestazioni fatte in maniera serena e pacifica sono il sale della democrazia, resa vitale dall’esercizio della libertà di opinione” ebbe a dichiarare l’ex presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ben vengano tutte le forme di partecipazione, come i movimenti, le associazioni, le manifestazioni, se abituano a ricercare soluzioni comuni a problemi comuni, abituano alla libertà di opinione, esercitano il fondamentale diritto di critica, contrastano la narcosi mediatica. ☺

 

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