
Indice del numero 199 – Dicembre 2022
Nel numero di dicembre
– la croce sul muro…
di Carlo A. Roberto
– artigiani di pace (Lettera aperta a quanti vogliono vivere l’utopia)
di Antonio Di Lalla
– figli di profughi
di Michele Tartaglia
– pittura: “Profughi”
di Ana Maria Erra Guevara
– fortezze assediate?
di Dario Carlone
– foto: “Luminarie a Larino”
di Guerino Trivisonno
– armi, armi, armi
di Rodolfo Di Martino
– prove di dialogo
di Famiano Crucianelli
– il tempo giusto è ora
di Patrizia Manzo
– libri: “La forza della speranza, riflessioni sulla pace e i diritti umani“
di Valeria Pietrunti
– il gas e la democrazia
di Rossano Pazzagli
– ecosistema urbano in molise
di Marco Branca
– diritti negati
di Tina De Michele
– abbasso i poveri!
di Marcella Stumpo
– di che rosso dovrei parlare
di Loredana Alberti
– un anno da dimenticare
di Christiane Barckhausen-Canale
– tela: “Arrivano gli alieni”
– meritocrazia e privilegi
di Michele Blanco
– pittori nazareni e puristi
di Gaetano Jacobucci
– frantumazioni
di Enzo Bacca
– la chiave dell’amore
di Gabriella de Lisio
– insorgere per irrompere
di Paolo Cacciari
– gioco di parole
di Lucia Berrino
– note sparse
di Franco Novelli
– solidarietà e accoglienza
di Caritas Parrocchiale S. Antonio Termoli
– uno spreco per farmaci
di Guglielmo Giumelli
– ribellarsi a chi distrugge
di Pasquale Di Lena
– pittura: “XX secolo”
di Antonio Scardocchia
– salviamo il paesaggio
di Fabio Vanni
– in vino: fantasy
di Cantine D’Uva
– i manufatti di Cleofino Casolino: “Natale è…”
di Cleofino Casolino
– il melone d’inverno
di Gildo Giannotti
– libri: “I CANCELLI DEL TEMPO” di Maria Gargotta
di Dario Carlone
– la lezione
di Silvio Malic
– foto: “Come Pinocchio!”
di Antonietta Parente
– natale di guerra
di Filomena Giannotti
– toma sulla giostra
di Domenico D’Adamo
editoriale
artigiani di pace (Lettera aperta a quanti vogliono vivere l’utopia)
– di Antonio Di Lalla a pag.3
Si può credere in un bambino che viene al mondo in situazioni precarie, in un angolo sperduto dell’impero romano, con la pretesa di cambiare il mondo, ed essere dei rassegnati, vittime di un becero realismo? Assolutamente no perché la fede è forza propulsiva per il cambiamento, altro che mera alienazione per evadere dalla tristezza di un faticoso e insopportabile presente.