
Indice del numero 198 – Novembre 2022
Nel numero di novembre
– … senza confini
di Carlo A. Roberto
– terremoto anno ventunesimo (Lettera aperta per ravvivare la speranza indignata)
di Antonio Di Lalla
– le donne di dante
di Michele Tartaglia
– giochi tragici
di Dario Carlone
– pittura: “Clandestini”
di Ana Maria Erra Guevara
– scambio di opinioni
di Raffaele Jannucci
– discontinuità necessaria
di Famiano Crucianelli
– terzo settore: ora i fatti
di Patrizia Manzo
– il mosaico
di Rossano Pazzagli
– satrapo in arme
di Angelo Milone
– dritti a destra
di Domenico D’Adamo
– la presidente
di Tina De Michele
– le parole sono mondi
di Marcella Stumpo
– tempi tristi per i poveri
di Michele Blanco
– di giardini e giungle
di Christiane Barckhausen-Canale
– tela: “Evoluzione – Involuzione”
– volti e maschere
di Luciana Zingaro
– spicchi di luce
di Mara Carissimi
– valore di un ritratto
di Gaetano Jacobucci
– quel filo di libertà
di Anna Di Gregorio
– a tu per tu con benedetta marinelli
di Gabriella de Lisio
– processo ai media: un silenzio assordante
di Fabrizio Pezzani
– gli appetiti non conoscono limiti
di Franco Novelli
– una dura sentenza del ventennio
di Giuseppe Mammarella
– foto: “Corbezzoli”
di Guerino Trivisonno
– la sostenibilità ambientale
di Marco Branca
– il ritorno
di Pasquale Di Lena
– pittura: “senza titolo 2”
di Antonio Scardocchia
– salute del pianeta
di Fabio Vanni
– foto: “Tutto ha un cuore!”
di Antonietta Parente
– i colori della morte
di Franco Pollutri
– i manufatti di Cleofino Casolino: “Bazar”
di Cleofino Casolino
– l’erba strega
di Gildo Giannotti
– d’un tratto
di Enzo Bacca
– UT PICTURA POESIS
di Redazione
– guerra civile
di Silvio Malic
– scale verso il cielo
di Filomena Giannotti
– una giornata a san giuliano
di Domenico D’Adamo
editoriale
terremoto anno ventunesimo (Lettera aperta per ravvivare la speranza indignata)
– di Antonio Di Lalla a pag.3
Scrivere ancora di terremoto e di mancata ricostruzione dopo 20 anni dal sisma che ha lesionato muri e coscienze provocando trenta morti a San Giuliano di Puglia, un centinaio di feriti e tremila sfollati può sembrare addirittura paradossale. Né ci consola che sia accaduto di peggio nel Belice (1968) o nell’Irpinia (1980), per non parlare dei cataclismi più recenti che aspettano ancora l’intervento massiccio dello Stato che puntualmente è latitante, dopo le dovute lacrime di coccodrillo iniziali.