La buona politica
6 Luglio 2022
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La buona politica

La politica non entusiasma più. Ci si allontana sempre di più da chi fa politica. Un senso di disgusto e indignazione pervade le riflessioni su di essa. La partecipazione alle elezioni è ai minimi storici.

Le istituzioni (comune, regione, parlamento, enti, …) sempre più sono vissute come roccaforte di interessi distanti dai cittadini. Molti di coloro che riescono ad occupare poltrone pubbliche lavorano per lo status quo, hanno la tendenza a perpetuarsi (anche con figli e parenti) nelle stanze del potere.

La corruzione, in tutte le sue declinazioni, assunzioni non trasparenti, comportamenti illegittimi dei dipendenti, mancata pubblicazione dei dati richiesti, nepotismo, processi poco trasparenti, ritardi sospetti, trattamenti privilegiati, ecc., da tangentopoli ad oggi è aumentata, si è trasformata.

Da uno studio condotto da Rocco Sciarrone, professore ordinario di Sociologia economica presso il Dipartimento di culture, politica e società dell’Università di Torino, limitatamente alla sola corruzione politica, “cioè a casi che hanno visto coinvolti direttamente detentori di cariche politiche, elettive o meno, prendendo in esame tutte le sentenze penali della Cassazione e le autorizzazioni a procedere sui relativi reati a partire dal 1994”, emerge che “le risorse destinate alla corruttela, scambiate per finalità di arricchimento privato dopo tangentopoli, hanno toccato il 60%. Prima si fermavano al 35%. Fino a tangentopoli il 42% di casi processuali concernevano il finanziamento illecito dei partiti, dopo sono crollati al 7%. Prima si corrompeva per il partito, oggi si corrompono le persone con ruolo politico. Gli scambi corruttivi diventano più stabili e maggiormente concentrati negli enti locali, a livello comunale e regionale, più permeabili”.

Ma i vizi della politica non si esauriscono qui. Xenofobia e razzismo, sfruttamento senza freni delle risorse naturali, uso irrazionale del territorio, arroganza nell’ esercizio del potere. “Quando l’esercizio del potere politico mira unicamente a salvaguardare gli interessi di taluni individui privilegiati, l’avvenire è compromesso e i giovani possono essere tentati dalla sfiducia, perché condannati a restare ai margini della società, senza possibilità di partecipare a un progetto per il futuro” è il monito del Santo Padre. E, ancora, “La politica è un veicolo fondamentale per costruire la cittadinanza e le opere dell’uomo, ma quando, da coloro che la esercitano, non è vissuta come servizio alla collettività umana, può diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione”. Chi lo ascolta?

Dov’è la buona politica? La politica resta certamente interpretazione degli umori popolari, ma non li rincorre. Essa interpreta il corso del mondo e i problemi della società ed elabora una visione, matura una idea che la confronta con altre, la comunica e persuade il corpo elettorale circa la sua bontà. “Se il partito politico non svolge più una funzione rappresentativa, è perché ha smesso di essere riconoscibile come portatore di un’idea”. La loro malattia mortale è la perdita del rispetto.

Una “buona politica”, dice il Papa, “è possibile nella misura in cui ogni cittadino e, in modo particolare, chi assume impegni e incarichi sociali e politici, radica il proprio agire nei princìpi etici e lo anima con l’amore sociale e con amore politico. I cristiani, in modo particolare i fedeli laici, sono chiamati a dare buona testimonianza di questo e possono farlo grazie alla virtù della carità, coltivandone l’intrinseca dimensione sociale”. “È dunque tempo di accrescere il nostro amore sociale, contribuendo tutti, a partire dalla nostra piccolezza”. “Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente”.

Nel Molise, come rivista la fonte, abbiamo da tempo sollecitato una buona politica, recentemente sintetizzata nel motto “è necessario aggregarsi non per vincere, ma per governare”. Una visione di Molise l’abbiamo maturata e condivisa con associazioni e uomini di cultura. Una visione che vede il rispetto del territorio al centro delle scelte future: medicina del territorio, valorizzazione del territorio, rispetto vocazionale del territorio, sviluppo ecosostenibile del territorio, riconversione industriale per un Molise a zero emissioni (Gigafactory), archeologia fruibile, turismo verde.

Siamo convinti che la partecipazione di tutti, coinvolti nella realizzazione di questo sogno, sia la strada da percorrere al fine di ridare senso alla politica e dignità alle istituzioni. È necessario impegnarsi in prima persona per poter migliorare le cose.

“Prendere sul serio la politica nei suoi diversi livelli (locale, regionale, nazionale e mondiale) significa affermare il dovere dell’uomo, di ogni uomo, di riconoscere la realtà concreta e il valore della libertà di scelta che gli è offerta per cercare di realizzare insieme il bene della città, della nazione, dell’ umanità”.☺

 

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