La donna forte riposa
2 Ottobre 2014 Share

La donna forte riposa

Ripabottoni 21 settembre, i cristiani si ritrovano in preghiera per i 100 anni della chiesa evangelica battista.

Quando parto per Berlino, alla fine di luglio, ho già in mente parecchi temi da trattare come mio contributo per il numero di settembre de la fonte. Invece, arrivata a Berlino, mia figlia Jasmina mi dice che mia madre Elfriede si trova in ospedale. Una debolezza repentina il giorno prima, una caduta in bagno, il trasporto all’ospedale vista la sua età di 103 anni… In ospedale la trovo in una stanza con altre tre donne, tutte sofferenti di demenza. Quasi non la riconosco: diventata piccola, piccola, le mani non possono più tenere un libro, quasi tutto il tempo tiene gli occhi chiusi, e quando apre la bocca per parlare con me e con Jasmina, è solo per chiederci di aiutarla di andarsene. Le poche notizie dal mondo di fuori che le arrivano, la fanno disperare: l’Ucraina, Gaza, la nuova Guerra Fredda… Non è un mondo, ci dice, nel quale vale la pena rimanere, non dopo una vita che ha visto due guerre mondiali, la dittatura di Hitler, il fallimento di un esperimento di costruzione del socialismo… Basta, ci dice, basta, aiutatemi.

Dopo una settimana in ospedale, con analisi di ogni genere che danno il risultato di un organismo vecchio, sì, ma totalmente sano, finalmente la possiamo portare a casa sua. Ma non la riconosce come casa sua, non c’è più l’ordine perfetto di prima, c’è un letto nuovo, adatto alle cure di una persona che non può più mangiare da sola e che necessita l’aiuto di altri per le cure quotidiane… Con Jasmina l’accompagniamo giorno e notte, di giorno vuole sentire la musica, le canzoni della guerra civile spagnola, per esempio, che l’hanno accompagnata per tutta la vita… ci fa telefonare a tutte le sue amiche e a tutti i suoi amici, ai quali dobbiamo chiedere di venire per dire addio… ma come addio? Sì, è un addio, perché lei ha deciso di non mangiare più e di non bere più, e guai se cerchiamo di convincerla ad alimentarsi per riprendere le forze…

Il 5 agosto, a mezzogiorno, dopo aver ricevuto ancora due visite che riconosce perfettamente, comincia a respirare in una forma strana, non risponde più alle nostre parole, ma tiene forte la mano di Jasmina nella sua, e Jasmina riesce a fare una fotografia di quelle due mani, la mano vecchia e la mano di una donna nel fiore della vita… Chiamiamo il medico, ci alterniamo tenendole la mano, parliamo fra noi, la figlia e la nipote, e verso le 4 vediamo che Elfriede non respira più. Ci rendiamo conto che esiste veramente quella che si chiama “una morte pacifica”. E ci rendiamo conto che questa donna piccola piccola, ci ha dato una lezione di forza, di autodeterminazione, di volontà ferrea che non potremmo mai dimenticare. Per noi è una perdita irreparabile, ma per lei, nell’ultimo momento della sua vita, è stata una vittoria: ha sempre deciso come vivere, ed ha anche deciso quando e come morire.

Per dare agli amici la notizia della nostra perdita, Jasmina mette la foto delle mani su Facebook e l’accompagna con un testo che voglio riprodurre per tutti voi, collaboratori e lettori de la fonte, membri della famiglia, perché meglio non lo potrei esprimere: “Mindjer garandi diskansa ja gosi” (la donna forte, adesso, riposa). È stata la sua propria decisione, ormai nessun corpo la incatena. Siamo molto orgogliose di lei, perché essere accusata dai nazisti per alto tradimento è prova di una mente sana, e questa mente l’ha mantenuta e l’ha persa solo il 5 agosto 2014, dopo quasi 104 anni. Grazie, Elfriede, per l’esempio e per il permanente appoggio che ci hai dato durante tutta la nostra vita, da donna a donna, da generazione a generazione, fino all’ultimo giorno e per sempre, almeno mentre ci sono esseri umani che leggono i tuoi libri. ☺

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