La qualità più bella. Lettera aperta a quanti vogliono lottare per una politica altra
3 Ottobre 2017
laFonteTV (3191 articles)
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La qualità più bella. Lettera aperta a quanti vogliono lottare per una politica altra

“Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso” (Che Guevara).

Se ci impegniamo per una politica altra è perché non solo è possibile, ma addirittura necessaria. È emerso in tutta evidenza nell’incontro pubblico che abbiamo organizzato a Termoli il 16 settembre. Mentre i soliti noti stanno facendo esercizi di posizionamento politico, giochi di alleanze, lotte per la leadership, noi preferiamo parlare di programmi, di progetti, di sviluppo compatibile con l’ambiente. Ci ostiniamo a fare Politica con la P maiuscola. Ma vedremmo di buon occhio singoli o formazioni che raccogliessero le tesi per le quali ci spendiamo da anni, portandole nell’agone politico, in modo che le idee comincino a camminare sulle gambe delle persone. Come ai tempi di De Gasperi e Andreotti: quando entravano in chiesa, mentre il primo parlava con Dio l’altro si rivolgeva ai preti per organizzare la campagna elettorale!

“L’unica battaglia che ho perso è stata quella che ho avuto paura di combattere” (Che Guevara).

Il 9 ottobre ricorrono i cinquanta anni dell’assassinio di Ernesto Guevara detto il Che. Mentre Fidel Castro, liberata l’isola di Cuba, ridotta a postribolo degli Stati Uniti, provvedeva a restituire dignità a un popolo lungamente oppresso – scuola e sanità sono state le priorità ancora oggi fiore all’occhiello di una rivoluzione incompiuta -, Che Guevara scelse di andare per il mondo a riaccendere il fuoco della liberazione, consapevole che la libertà degli schiavi è pari alla lunghezza della loro catena. Il suo interesse prioritario non era governare quanto destabilizzare le dittature per arrivare all’autodeterminazione dei popoli. Non era così ingenuo da non sapere a cosa andasse incontro, pur tuttavia non desistette, certo che l’anelito per la libertà un giorno avrebbe infiammato tutti gli oppressi. Il volgare e squallido assassinio, concertato dalle forze imperialiste, ha posto fine alla sua vita, non alle sue idee. Gesù, il martire per eccellenza, venuto per ridare dignità alla persona umana, per le strade della Palestina aveva assicurato ai seguaci: “La verità vi farà liberi” (Gv 8,32).

“Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia, commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo. È la qualità più bella del rivoluzionario” (Che Guevara).

Noi, molto modestamente, pur non sentendoci votati al martirio, anche perché la nostra società, avendo paura dei testimoni a prezzo della vita, preferisce emarginare più che assassinare, vogliamo affermare delle verità scomode, ma necessarie. Amplificare le azioni negative dei migranti, come fanno i media al soldo dei politici e del capitale, non serve a ristabilire la verità, ma a creare odio, in modo che i poveri, anziché coalizzarsi, si scontrino tra loro a tutto vantaggio dei potentati economici, così da poter continuare a sfruttare bianchi e diversamente colorati. Brecht in una celebre poesia annota che in una qualunque guerra tra i vinti sono i poveri a morire e tra i vincitori lo stesso! Premesso che il crimine, in quanto crimine, va punito sempre, perché i poveri finiscono in galera mentre per i ricchi scatta puntualmente la prescrizione? Lo stupro è aberrante, perché non si rispetta la dignità della donna. Perché allora tolleriamo che, a parità di lavoro, le donne vengano pagate meno degli uomini?

“Non lascio ai miei figli e a mia moglie nulla di materiale e ciò non mi addolora: che così sia mi rallegra” (Che Guevara).

Le continue sciagure, dal terremoto che in questi giorni sta provando duramente il Messico agli uragani che mietono vittime fino alle alluvioni della nostra penisola, ci costringono a rivedere il rapporto con la natura. La trattiamo come la Grande Madre, Pachamama, come la chiamano i popoli latinoamericani? Poiché non accadrà mai che la natura si adegui alle nostre malefatte, sarà il caso di cambiare stile di vita per evitare almeno le catastrofi che dipendono da noi. È in gioco la sopravvivenza del pianeta terra come casa abitabile, l’unica che abbiamo, almeno per il momento. Solo in questi primi anni del nuovo millennio ci siamo appropriati – comprati o ceduti – di oltre 60 milioni di ettari di terra africana, e poi ci lamentiamo che emigrano! In Italia la cementificazione selvaggia e la costruzione di ecomostri ha consumato il suolo a un ritmo di 30 campi da calcio al giorno; l’ennesima catastrofe ambientale è difficilmente evitabile perché è ricoperto di cemento oltre il 7% delle aree ad alta pericolosità sismica e l’11% delle aree a rischio di frana; 18 nuove costruzioni su 100 sono abusive; sono 24.000 i siti contaminati che si conoscono, pari a 100.000 ettari.

Laudato si oh nostro Molise

Dai candidati molisani vorremmo un impegno serio, concreto, a favore di uno sviluppo che poggi sulla valorizzazione, non sul massacro, dell’ambiente, per non dover piangere le vittime di una insana politica legata a loschi affari. Gli effetti più gravi di tutte le aggressioni ambientali ricadono puntualmente sulle persone più povere. Perché non favorire anzitutto la naturale vocazione della regione al turismo? I biodistretti potrebbero essere un primo impegno concreto. Non sarebbe male una lettura personale e collettiva dell’enciclica di papa Francesco Laudato sì, la prima interamente ecologica, in difesa della Madre Terra, casa comune. Noi, come rivista, ci ripromettiamo di farlo, anche per dare un fondamento teologico alla difesa strenua del nostro ambiente.☺

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