La situazione recente, e tristemente famosa, del coinvolgimento del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno (Cosib), in una storia di rifiuti giunti da fuori regione e da società in odore di camorra, ha destato molta preoccupazione nella popolazione termolese che mal volentieri, purtroppo, esprime il proprio dissenso. Il 4 novembre è stato l’ultimo giorno che il depuratore consortile di Termoli ha accolto tir ed autobotti contenenti reflui e percolato di provenienza extraregionale. Sembrerebbe una vittoria di tutti i sindaci del Basso Molise contro un’ingiusta autorizzazione a ricevere i rifiuti medesimi.
La sospensione dell’applicazione di tale autorizzazione, in realtà, si è trasformata in un forte conflitto tra il comune di Termoli e gli altri sindaci del cda Cosib. Questi ultimi, sentendosi sotto accusa per non aver vigilato o per aver sfruttato l’assenza di Termoli all’interno dello stesso consiglio di amministrazione, hanno inizialmente obbligato il presidente Cosib a sospendere la depurazione incriminata, e, successivamente, hanno fatto quadrato attorno allo stesso, in quanto, per ruolo politico e, forse personale, sembrerebbe punto di equilibrio di un sistema governato da “lontano”.
Il Consiglio comunale di Termoli, maggioranza ed opposizione, è unito nel contestare il ruolo fortemente ridimensionato che ricopre all’interno del nucleo industriale, nonostante abbia la maggioranza del territorio su cui insiste l’Ente. L’accusa al presidente Cosib, frutto di un servizio giornalistico importante, è che si sia avvantaggiato finanziariamente dell’operazione come pure un suo ex socio il quale svolge, per professione, l’intermediazione sui rifiuti. Ma il conflitto tra i sindaci ha fatto sì che il presidente Cosib avesse la meglio su tutta la vicenda, nonostante la contrazione sensibile del prestigio personale aggravato dal rischio che ha corso, secondo alcuni poco concreto, di perdere la poltrona tanto ambita. Ma sullo sfondo vi sono alcuni temi generali, il primo dei quali è la concentrazione di potere in alcune posizioni o ruoli politici, i quali, non hanno un rapporto diretto con la popolazione che, di fatto, è mediata da troppi soggetti politici.
Altra questione fondamentale è: quanta camorra è giunta sulla costa molisana attraverso le società coinvolte? Sicuramente questo aspetto risulta essere quello che, più di ogni altro, ha avuto un rilievo extra regionale e nazionale. Ma la questione che, più di ogni altra, ha colpito i termolesi ed inciso sulla crisi di coscienza di alcuni consiglieri di maggioranza del Comune di Termoli, è quella del connesso rischio sanitario. Quali rifiuti sono giunti al depuratore del Cosib e, soprattutto, si può “far cassa” con attività che possono incidere sulla salute degli altri? Quale il necessario rapporto democratico tra i cittadini del Basso Molise che muoiono (dati ricerca 2010 ISS e fondazione Milani- articolo nel numero precedente), senza protestare apertamente, e lasciano, in mano a pochi soggetti, poteri enormi che richiederebbero una partecipazione democratica ampia ed una informazione obbligatoria, trasparente, corretta e tempestiva?
Il bene comune “Salute” ed il diritto universale e costituzionale alla salute sono a rischio, sia per attività sospette che per l’ eccessivo indebitamento regionale sanitario che ha tagliato molti servizi. Solo una gestione democratica e partecipata dei cittadini può creare gli anticorpi necessari per tutelare la salute a favore anche delle future generazioni. La gente ha una idea non chiara, ma percepisce i rischi sanitari e soprattutto la difficoltà di curarsi, la facilità con la quale ci si ammala di tumore e si muore nel Basso Molise.
Ascoltare questo grido di dolore è, innanzitutto, dovere dei consiglieri e dei sindaci dei comuni interessati e richiederebbe una coscienza personale che dovrebbe appartenere a tutti e, in special modo, a chi ricopre ruoli pubblici rilevanti. ☺
adelellis@virgilio.it
La situazione recente, e tristemente famosa, del coinvolgimento del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno (Cosib), in una storia di rifiuti giunti da fuori regione e da società in odore di camorra, ha destato molta preoccupazione nella popolazione termolese che mal volentieri, purtroppo, esprime il proprio dissenso. Il 4 novembre è stato l’ultimo giorno che il depuratore consortile di Termoli ha accolto tir ed autobotti contenenti reflui e percolato di provenienza extraregionale. Sembrerebbe una vittoria di tutti i sindaci del Basso Molise contro un’ingiusta autorizzazione a ricevere i rifiuti medesimi.
La sospensione dell’applicazione di tale autorizzazione, in realtà, si è trasformata in un forte conflitto tra il comune di Termoli e gli altri sindaci del cda Cosib. Questi ultimi, sentendosi sotto accusa per non aver vigilato o per aver sfruttato l’assenza di Termoli all’interno dello stesso consiglio di amministrazione, hanno inizialmente obbligato il presidente Cosib a sospendere la depurazione incriminata, e, successivamente, hanno fatto quadrato attorno allo stesso, in quanto, per ruolo politico e, forse personale, sembrerebbe punto di equilibrio di un sistema governato da “lontano”.
Il Consiglio comunale di Termoli, maggioranza ed opposizione, è unito nel contestare il ruolo fortemente ridimensionato che ricopre all’interno del nucleo industriale, nonostante abbia la maggioranza del territorio su cui insiste l’Ente. L’accusa al presidente Cosib, frutto di un servizio giornalistico importante, è che si sia avvantaggiato finanziariamente dell’operazione come pure un suo ex socio il quale svolge, per professione, l’intermediazione sui rifiuti. Ma il conflitto tra i sindaci ha fatto sì che il presidente Cosib avesse la meglio su tutta la vicenda, nonostante la contrazione sensibile del prestigio personale aggravato dal rischio che ha corso, secondo alcuni poco concreto, di perdere la poltrona tanto ambita. Ma sullo sfondo vi sono alcuni temi generali, il primo dei quali è la concentrazione di potere in alcune posizioni o ruoli politici, i quali, non hanno un rapporto diretto con la popolazione che, di fatto, è mediata da troppi soggetti politici.
Altra questione fondamentale è: quanta camorra è giunta sulla costa molisana attraverso le società coinvolte? Sicuramente questo aspetto risulta essere quello che, più di ogni altro, ha avuto un rilievo extra regionale e nazionale. Ma la questione che, più di ogni altra, ha colpito i termolesi ed inciso sulla crisi di coscienza di alcuni consiglieri di maggioranza del Comune di Termoli, è quella del connesso rischio sanitario. Quali rifiuti sono giunti al depuratore del Cosib e, soprattutto, si può “far cassa” con attività che possono incidere sulla salute degli altri? Quale il necessario rapporto democratico tra i cittadini del Basso Molise che muoiono (dati ricerca 2010 ISS e fondazione Milani- articolo nel numero precedente), senza protestare apertamente, e lasciano, in mano a pochi soggetti, poteri enormi che richiederebbero una partecipazione democratica ampia ed una informazione obbligatoria, trasparente, corretta e tempestiva?
Il bene comune “Salute” ed il diritto universale e costituzionale alla salute sono a rischio, sia per attività sospette che per l’ eccessivo indebitamento regionale sanitario che ha tagliato molti servizi. Solo una gestione democratica e partecipata dei cittadini può creare gli anticorpi necessari per tutelare la salute a favore anche delle future generazioni. La gente ha una idea non chiara, ma percepisce i rischi sanitari e soprattutto la difficoltà di curarsi, la facilità con la quale ci si ammala di tumore e si muore nel Basso Molise.
Ascoltare questo grido di dolore è, innanzitutto, dovere dei consiglieri e dei sindaci dei comuni interessati e richiederebbe una coscienza personale che dovrebbe appartenere a tutti e, in special modo, a chi ricopre ruoli pubblici rilevanti. ☺
La situazione recente, e tristemente famosa, del coinvolgimento del Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Valle del Biferno (Cosib), in una storia di rifiuti giunti da fuori regione e da società in odore di camorra, ha destato molta preoccupazione nella popolazione termolese che mal volentieri, purtroppo, esprime il proprio dissenso. Il 4 novembre è stato l’ultimo giorno che il depuratore consortile di Termoli ha accolto tir ed autobotti contenenti reflui e percolato di provenienza extraregionale. Sembrerebbe una vittoria di tutti i sindaci del Basso Molise contro un’ingiusta autorizzazione a ricevere i rifiuti medesimi.
La sospensione dell’applicazione di tale autorizzazione, in realtà, si è trasformata in un forte conflitto tra il comune di Termoli e gli altri sindaci del cda Cosib. Questi ultimi, sentendosi sotto accusa per non aver vigilato o per aver sfruttato l’assenza di Termoli all’interno dello stesso consiglio di amministrazione, hanno inizialmente obbligato il presidente Cosib a sospendere la depurazione incriminata, e, successivamente, hanno fatto quadrato attorno allo stesso, in quanto, per ruolo politico e, forse personale, sembrerebbe punto di equilibrio di un sistema governato da “lontano”.
Il Consiglio comunale di Termoli, maggioranza ed opposizione, è unito nel contestare il ruolo fortemente ridimensionato che ricopre all’interno del nucleo industriale, nonostante abbia la maggioranza del territorio su cui insiste l’Ente. L’accusa al presidente Cosib, frutto di un servizio giornalistico importante, è che si sia avvantaggiato finanziariamente dell’operazione come pure un suo ex socio il quale svolge, per professione, l’intermediazione sui rifiuti. Ma il conflitto tra i sindaci ha fatto sì che il presidente Cosib avesse la meglio su tutta la vicenda, nonostante la contrazione sensibile del prestigio personale aggravato dal rischio che ha corso, secondo alcuni poco concreto, di perdere la poltrona tanto ambita. Ma sullo sfondo vi sono alcuni temi generali, il primo dei quali è la concentrazione di potere in alcune posizioni o ruoli politici, i quali, non hanno un rapporto diretto con la popolazione che, di fatto, è mediata da troppi soggetti politici.
Altra questione fondamentale è: quanta camorra è giunta sulla costa molisana attraverso le società coinvolte? Sicuramente questo aspetto risulta essere quello che, più di ogni altro, ha avuto un rilievo extra regionale e nazionale. Ma la questione che, più di ogni altra, ha colpito i termolesi ed inciso sulla crisi di coscienza di alcuni consiglieri di maggioranza del Comune di Termoli, è quella del connesso rischio sanitario. Quali rifiuti sono giunti al depuratore del Cosib e, soprattutto, si può “far cassa” con attività che possono incidere sulla salute degli altri? Quale il necessario rapporto democratico tra i cittadini del Basso Molise che muoiono (dati ricerca 2010 ISS e fondazione Milani- articolo nel numero precedente), senza protestare apertamente, e lasciano, in mano a pochi soggetti, poteri enormi che richiederebbero una partecipazione democratica ampia ed una informazione obbligatoria, trasparente, corretta e tempestiva?
Il bene comune “Salute” ed il diritto universale e costituzionale alla salute sono a rischio, sia per attività sospette che per l’ eccessivo indebitamento regionale sanitario che ha tagliato molti servizi. Solo una gestione democratica e partecipata dei cittadini può creare gli anticorpi necessari per tutelare la salute a favore anche delle future generazioni. La gente ha una idea non chiara, ma percepisce i rischi sanitari e soprattutto la difficoltà di curarsi, la facilità con la quale ci si ammala di tumore e si muore nel Basso Molise.
Ascoltare questo grido di dolore è, innanzitutto, dovere dei consiglieri e dei sindaci dei comuni interessati e richiederebbe una coscienza personale che dovrebbe appartenere a tutti e, in special modo, a chi ricopre ruoli pubblici rilevanti. ☺
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