libri: Martin Lutero “IL NOSTRO PIU’ GRANDE TESORO” a cura di Antonio Sabetta
15 Febbraio 2024
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libri: Martin Lutero “IL NOSTRO PIU’ GRANDE TESORO” a cura di Antonio Sabetta

Non c’è tema su cui Lutero abbia scritto come sul sacramento dell’altare. Nemmeno alla teologia della croce ha riservato tanta attenzione come al sacramento dell’altare al quale ha dedicato un primo testo già nel 1518 e un ultimo non molti mesi prima della sua morte.
L’eucarestia è stato oggetto di profonda controversia e scontro per il Riformatore su due versanti. Da un lato quello con la chiesa, con la quale la polemica – soprattutto con la La cattività babilonese della Chiesa (1520) – riguarda la natura della messa come sacrificio, la transustanziazione e lo scandalo del negare la comunione al calice ai laici. Dall’altro, a partire dal 1523, anno di svolta per tanti versi, Lutero ingaggia una polemica veemente con coloro che egli chiama “entusiasti”, altri riformatori come Carlostadio, Zwingli, Ecolampadio ai quali rimprovera con estrema durezza la negazione del carattere fisico, corporale (leiblich) della presenza di Cristo nel sacramento; uno scontro che non si riuscirà a comporre per l’ostinazione di Lutero che ai Colloqui di Marburgo del 1529 non cederà sulla necessità di pensare come “fisico” l’essere presente di Cristo.
Dopo aver pubblicato per la prima volta in edizione italiana quello che è il testo fondamentale sul sacramento dell’altare, la Confessione sulla cena di Cristo del 1528 (Roma 2019), A. Sabetta cura ora l’edizione di altri cinque testi di Lutero tutti inediti in italiano. In questo modo vengono messi a disposizione di lettori e studiosi quasi tutti i testi dedicati da Lutero all’eucarestia. Il primo, che apre il volume, riflette le Invocavitpredigten, le prediche che Lutero fece al ritorno a Wittenberg dopo l’esilio alla Wartburg per cancellare l’opera riformatrice di Carlostadio (1522). In questo testo egli raccomanda due cose di perenne attualità nel fare le riforme, anche quelle relative al senso e alla celebrazione del sacramento: anzitutto avere rispetto per i deboli, per coloro che hanno una fede incerta, bisognosa di essere educata e fatta crescere. Per evitare di mettere vino nuovo (il vangelo) in otri vecchi (le coscienze deboli) bisogna non forzare la mano ma – ecco il secondo aspetto – predicare il vangelo perché più il vangelo sarà predicato più i fedeli capiranno il vero senso del sacramento.
Il secondo testo, Sull’adorazione del sacramento (1523) è un “unicum”, un testo che Lutero scrive per i Fratelli Boemi e in cui per la prima volta prende le distanze dall’interpretazione simbolica della presenza di Cristo nel pane e nel vino che era stata sostenuta per primo dall’umanista olandese Hoen il quale aveva interpretato l’est delle parole dell’istituzione nel senso di significat. L’emergere della posizione di Zwingli, che al pari di Hoen proponeva un’interpretazione simbolica e spirituale della cena, considerando il sacramento come mero memoriale della Pasqua del Signore, scatena la reazione dura e appassionata di Lutero che difende la letteralità delle parole del Signore e la sua presenza come divinità e umanità nel sacramento dell’altare.
Il sermone del 1526 e l’ampio testo del 1527, preludio della Confessione del 1528, costituiscono il terzo e quarto testo del volume. Chiude il volume la Breve confessione sul santo sacramento del 1544, in cui ancora una volta Lutero ribadisce che rifiutare la presenza fisica di Cristo nel sacramento non è una diversità di opinione ma una vera e propria eresia che nullifica non solo il sacramento ma l’incarnazione e la salvezza.
Il volume è preceduto da un’ampia introduzione, necessaria per capire il senso di testi complessi e profondi e che ci aiuta a renderci familiari con un aspetto centrale della teologia di Lutero piuttosto trascurato dalla storiografia.☺

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