Lo spazio e la luce
13 Maggio 2021
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Lo spazio e la luce

Il gruppo noto come Nettuno e Glauco venne realizzato da Gian Lorenzo Bernini nel 1620, committente dell’opera fu il cardinale Alessandro Peretti. Sembra che ci fosse tra il cardinale Scipione Borghese e il Peretti un’ ideale concorrenza a far emergere il potere delle famiglie di appartenenza attraverso la rappresentazione  del mito.

Nella Roma papalina, per le famiglie potenti, il mito era segno di prestigio ideale: rifacendosi alle glorie del passato, attraverso l’onore e le virtù degli eroi mitologici, si esaltavano la gloria e la solidità dei casati. Bernini si dedica non solo alle committenze del Cardinale Borghese, che aveva monopolizzato il lavoro del giovane scultore, ma si pone anche al servizio del Cardinale Peretti.

Per la rappresentazione del Nettuno, destinata alla villa Montalto, attinge dal racconto dell’Eneide di Virgilio, o secondo altri a un testo si Ovidio.

Enea e la tempesta

“Dopo la distruzione di Troia, Enea prepara una flotta di 20 navi. Dopo sette anni approda nell’antica Ausonia, donde era venuto Cardano capostipite dei Troiani. Qui l’eroe dovrà trapiantare i Penati e dare origine ad una nuova stirpe e fondare un nuovo regno. La dea Giunone, protettrice di Cartagine, vuole impedire a tutti i costi la traversata. Si reca da Eolo, dio dei venti, lo persuade a scatenare una violenta tempesta. Fortunatamente interviene Nettuno, che ristabilisce la calma” (Eneide, libro I).

L’opera del Bernini era destinata a concludere una grande peschiera nel giardino della Villa Montalto a Roma. Il luogo destinato alla scultura rappresenta un punto di vista privilegiato tale da permettere allo spettatore, con un colpo d’occhio magistrale, di cogliere una spettacolare scena inserita nell’ ambiente. Girando attorno alla scultura si potevano cogliere dettagli non evidenti al primo impatto visivo. Bernini non è nuovo in questo genere rappresentazioni.

Divinità marine

Nettuno e Tritone, divinità marine, insieme dominano il regno dei mari. L’artista rappresenta il salvataggio della flotta dal mare in burrasca, secondo il racconto del mito. Nettuno giunto dalle profondità, con il tridente, soccorre l’eroe. La prospettiva scelta è quella di ribaltare il movimento dal basso verso l’alto opponendo  un’azione contraria, dall’alto verso il basso. Tritone, sotto le gambe di Nettuno, sospinge la conchiglia sulla quale si erge il dio del mare.

Grande attenzione l’artista pone allo studio anatomico, la muscolatura tonica, la torsione del busto dimostrano un’abilità magistrale da parte di Bernini nonostante la giovane età. L’espressività del dio con la fronte corrugata, la veemenza della postura, esprimono il potere della divinità, tanto da sbigottire Tritone che si trova al di sotto.

Movimenti dinamici

La scelta del luogo, fondamentale per coniugare spazio e fonte luminosa, consente di accrescere il senso dinamico del movimento e l’energia della divinità marina. Da studi di antiche incisioni possiamo sapere che il Nettuno era collocato alla sommità di una balaustra che dominava un bacino d’acqua con sullo sfondo a parete due fontane. Il rapporto tra scultura e contesto ambientale nella Villa Montalto-Peretti è perfettamente coniugato. Ogni condizionamento è brillantemente superato dal giovane artista che concepisce l’opera non come semplice elemento decorativo, ma come fulcro espressivo grandioso dello spazio.

Nel 1786 il pittore inglese Joshua Reynolds acquista la scultura e la porta in Inghilterra. Oggi esposta al Victoria and Albert Museum di Londra.☺

 

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