Luce e mistero
15 Gennaio 2024
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Luce e mistero

«Il libro di tutti i libri»: è così che il filosofo Roberto Calasso ha chiamato la Bibbia, «una storia che», per il suo valore universale, «comincia prima di Adamo e finisce dopo di noi». A raccogliere la sfida di inseguire l’infinita traccia che le Scritture hanno lasciato nella poesia a noi contemporanea è ora un intenso volume di recente pubblicazione, Il Libro dei poeti di Maria Rosa Tabellini (Venezia, Marcianum Press, 2023). Docente di Lettere in pensione e autrice di diversi manuali scolastici, la Tabellini si sta da anni dedicando come volontaria al recupero dei detenuti (vd. in questo stesso numero l’articolo Lettere dal carcere). Nell’ambito del laboratorio di scrittura che anima presso l’Istituto di pena di San Gimignano, ha curato il volume A volte mi ritrovo sopra un colle (Venezia, Marcianum Press, 2015), che raccoglie i testi – ora bizzarri, ora commoventi – di alcuni dei carcerati, e che le è valso l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine «Al Merito della Repubblica italiana».
Il libro dei poeti comprende cinquantadue poesie – tante quante sono le settimane dell’anno -, anticipate dal passo scritturale con cui sono poste in parallelo e accompagnate da un commento che illustra analogie e differenze fra le moderne voci poetiche e il retroterra biblico, con utili riferimenti al contesto storico e biografico del singolo autore o della singola autrice. In un ricchissimo caleidoscopio, i versi del sacerdote nicaraguense Ernesto Cardenal, del poeta irlandese Seamus Heaney o del francese controcorrente Francis Ponge, sfilano così sotto gli occhi di chi legge, accanto a quelli delle poetesse Wisława Szymborska, Nelly Sachs e Sylvia Plath, rispettivamente polacca, ebrea di lingua tedesca e statunitense. Senza contare il ben rappresentato panorama della poesia italiana, che insieme a noti – ma niente affatto scontati – testi di Primo Levi, Saba, Montale, Quasimodo, annovera componimenti meno divulgati, fra i quali si segnalano solo le prove in dialetto di Biagio Marin e Franco Loi, e perfino un appunto manoscritto dell’attore Vittorio Gassman. Il senso dell’antologia è infatti quello sintetizzato dai tre versi di Jorge Luis Borges – un autentico frammento di saggezza sul senso stesso del fare poesia – che la curatrice ha scelto di collocare a chiusura del suo lavoro: «questa poesia è inesauribile/ e non arriverà mai all’ultimo verso/ e cambia secondo gli uomini».
Come precisato da Maria Rosa Tabellini, la disposizione dei testi segue, con una certa fluidità, l’ordine con cui i riferimenti si presentano nell’Antico e nel Nuovo Testamento: ma non si tratta di un percorso obbligato, perché lettrici e lettori possono scegliere uno specifico itinerario poetico. Un percorso possibile è quello che si snoda lungo le varie festività e ricorrenze religiose, dall’Annunciazione (titolo di una poesia di Rainer Maria Rilke) al Natale (tema che ricorre nei versi, fra gli altri, di Wystan Hugh Auden, Iosif Brodskij, Pierluigi Cappello), alla Pasqua (declinata nei vari momenti della settimana santa da Thomas Stearns Eliot, Mario Luzi, Borìs Pasternàk, Andrea Zanzotto). A titolo di esempio si riporta qui solo una strofa da Epifania del sacerdote David Maria Turoldo: «Magi, voi siete i santi più nostri/ i pellegrini del cielo, gli eletti,/ l’anima eterna dell’uomo che cerca,/ cui solo Iddio è luce e mistero». A fargli da controcanto è Matteo 2, 1-2, corredato da queste parole della curatrice: «Non sono i Magi tradizionali, rivestiti di ricchi mantelli e recanti doni preziosi, quelli che catturano l’attenzione di Turoldo, […], che associa l’elemento mitico alla dimensione contemporanea. […] Nel loro essere metafora della continua ansia di chi è affascinato dall’insondabile, il poeta vede infatti rappresentata la costante dell’uomo moderno, per il quale la fede non è mai un approdo, ma una continua ricerca […], e la divinità è l’ossimoro che unisce “luce e mistero”».☺

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