Nordici e sudici
15 Dicembre 2021
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Nordici e sudici

L’indimenticabile professor Bellavista divideva il mondo in due categorie: da una parte gli uomini d’amore e dall’altra gli uomini di libertà – non la solita solfa tra destra e sinistra che si rincorrono a vicenda a chi sa fare di più il mestiere dell’altro-, e li aveva collocati anche geograficamente, gli uomini di libertà al Nord e quelli d’amore al Sud. I nordici, senza né dubbi né incertezze, che prediligono vivere ognuno per conto proprio e i “sudici” che amano vivere sempre abbracciati l’uno all’altro. I primi sempre in cerca di obiettivi da raggiungere e i secondi, disincantati, apatici, più inclini ad aspettare “a’ciorta”, più sgamati e tuttavia disposti a darsi una mano l’uno con l’altro. Sono solo due modelli culturali diversi. L’uomo di libertà guarda al suo futuro, l’uomo d’amore organizza il suo presente (il pranzo e la cena) insieme agli altri.

Non preoccupatevi, non ho intenzione di ammorbarvi con le mie paturnie, cerco solo di capire se vi è una relazione tra questi due modelli culturali e lo sviluppo della pandemia da Covid-19. Vorrei partire questa volta dalla fine di questo percorso e domandarmi: perché le comunità guidate dagli uomini di libertà hanno affrontato peggio degli altri il contrasto alla pandemia? All’inizio di questo cataclisma con epicentro in Italia, tutti i Paesi europei si sono posti la seguente domanda: quanti morti siamo disposti ad accettare pur di non mettere a repentaglio il nostro sistema economico e produttivo? Inghilterra, Germania, Francia, Polonia, Olanda, Belgio, Romania, Bulgaria, Ungheria, Slovenia, Croazia, Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia, tutte guidate da uomini di libertà, hanno cinicamente abbassato l’ asticella scegliendo la morte anziché la vita, allora come ora. È il caso di ricordare che il Regno Unito, pur di non sacrificare qualche punto di PIL, accetta il sacrificio di 200 persone e 50mila contagi al giorno. Con i dati che possediamo, è possibile oggi, ma anche ieri, prevedere il numero preciso dei morti, se solo ci asteniamo dall’adottare misure più restrittive della libertà. E nonostante ciò gli uomini di libertà continuano a cianciare sul libero convincimento a vaccinarsi.

Il nostro Paese, naturalmente, si è diviso in due: al nord gli uomini di libertà hanno scelto e continuano a scegliere il PIL e al sud e al centro gli uomini d’amore hanno scelto la vita e continuano a farlo. Solo “a’ciorta” ha voluto che a capo del governo ci fosse un uomo del Sud che non ha esitato nemmeno un attimo a rinunciare ad oltre 8 punti di PIL pur di salvare, da morte sicura, migliaia di uomini e donne del Nord e del Sud. E forse anche per questo, gli uomini di libertà lo hanno mandato a casa non senza avergli prima intimato di consegnare al suo successore oltre duecento miliardi di euro ottenuti dall’Europa per il piano nazionale di ripresa e resilienza, finalizzato alla coesione economica, sociale e territoriale dell’Unione. Un piano di sviluppo che dovrebbe orientare i finanziamenti pubblici a colmare i gap di infrastrutture e servizi di molti territori del Mezzogiorno.

Ora vi chiederete: ma cosa c’entra tutto questo con il Covid-19? C’entra, c’entra perché l’Europa ci ha concesso col Next Generation EU di spendere 222 miliardi di euro per ridurre il divario tra i cittadini che vivono al Nord e quelli che vivono al Sud alla luce del fatto che negli ultimi venti anni, mentre i nordici sono cresciuti di sette punti di PIL, i “sudici” ne hanno persi otto, ragione per cui se nelle Marche viene finanziata una strada, in Molise ne devono finanziare due; se a Parma viene finanziato un asilo nido, a Campobasso ne devono essere finanziati tre non solo per colmare i ritardi di venti anni di disinvestimenti ma anche perché circa due terzi del PIL meridionale dipende dalla capacità espansiva delle politiche pubbliche.

Certo è, perché è scritto nel PNRR, che gli uomini di libertà hanno scelto di destinare il 40% dei fondi territorializzabili, circa 82 miliardi di euro al Sud e il restante 60% al Nord. Non credo che quel sapientone del presidente Toma, anche lui uomo di libertà, impegnato nella lotta alla pandemia, abbia avuto il tempo di fare le pulci, lui che è della materia, al Piano del collega Draghi. Se lo avesse fatto si sarebbe accorto che nel 2026, noi uomini del Sud staremo un po’ meglio di ora ma sempre dietro al Nord, alla stessa distanza di oggi. Altro che coesione territoriale, qui si rischia che il PNRR favorisca il divario con il Nord.

Vorrei porre una domanda agli uomini di libertà che sicuramente sono più pragmatici di me: “L’Europa” avrebbe mai dato un solo centesimo per la ripresa e la resilienza di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna che sono le regioni più ricche dell’intero continente? Quella è gente che tira fuori il portafoglio solo quando annusa un pericolo e nel caso di specie il pericolo è rappresentato dal nostro Paese che rischia di sprofondare nel baratro del Sud portandosi dietro tutti quanti, quindi, fate i bravi così non si fa male nessuno e Buon Natale. Io faccio il presepio.☺

 

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