Pericolosi anglismi
3 Gennaio 2022
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Pericolosi anglismi

Terza, quarta, … forse quinta: tranquilli non è una numerazione ‘ordinale’, ma il rincorrersi di supposizioni, preoccupazioni, ipotesi da verificare circa il prosieguo della campagna vaccinale anticovid, relativamente alle dosi di siero da somministrare.

Al di là delle implicazioni mediche, l’opinione pubblica appare sempre più disorientata e confusa, da un lato, e scatenata e rabbiosa dall’altro. A contribuire a tale disorientamento ci ha pensato anche il vocabolario: da giorni si sente parlare di booster [pro- nuncia: buster] spesso come equivalente dell’italiano ‘richiamo’, a volte in alternativa. Quale sarà la giusta interpretazione?

Se ci atteniamo alla lingua inglese, booster è un sostantivo – infatti  termina in –er – derivato dal verbo boost [pronuncia: bust] che significa “aiutare o incoraggiare (qual- cosa) ad aumentare o migliorare”, ma anche “spingere dal basso” nell’accezione nord-americana; in qualità di sostantivo il dizionario ci propone la seguente definizione: “fonte di aiuto o incoraggiamento che conduce ad aumento o miglioramento” e, ovviamente, “spinta dal basso”.

Che collegamento allora con la campagna vaccinale, con le dosi da somministrare? Semplicemente – a mio avviso – la pigrizia di noi italiani di ricorrere ad un sinonimo già esistente nella nostra lingua. Se per i parlanti anglofoni booster è facilmente comprensibile, pur se alquanto lontano, per definizione, dall’ambito farmaceutico e di cura, non è scontato né corretto che si utilizzi il termine anche quando ci si esprime in italiano. E non è tutto.

La questione ha interessato in queste settimane, in primo luogo, l’ambito linguistico, nel quale si è pronunciata – a ragione – l’Accademia della Crusca: secondo il professor Claudio Marazzini “la diffusione indiscriminata e acritica, tramite i media e non solo, della parola booster da sola e senza l’equivalente italiano, che pure esiste, mostra che ancora una volta si è persa l’occasione di aiutare gli italiani a capire meglio, forse per ‘educarli’ all’abbandono della loro lingua, o per dimostrare che l’italiano non ha parole adatte. E questo non è vero, perché ‘richiamo’, per i vaccini, esiste dalla prima metà del Novecento”.

Aspetto altrettanto interessante risulta poi quello medico: la dose aggiuntiva di vaccino anticovid, la terza dose per chi si è già vaccinato con la prima e la seconda, che potrebbe essere chiamata agilmente ‘richia- mo’ è denominata booster, creando – come già detto – confusione oltre che rivelarsi mortificante per chi non possiede competenze linguistiche approfondite. Ma non basta: sembrerebbe che ci sia differenza tra la terza dose (richiamo) e quella booster, come precisato (?) in una circolare del Ministero della salute: mentre le terze dosi riguarderebbero i vaccini a mRna, vale a dire per le persone affette da particolari patologie, “la dose booster [per gli altri] andrebbe somministrata dopo almeno sei mesi dall’ultima dose”. Spiegazione insufficiente per l’utilizzo di lemmi diversi: appare evidente che il ricorso all’ anglismo – come suggerisce di chiamare correttamente queste parole la professoressa Vera Gheno – è superfluo ed irrispettoso.

Se usciamo dall’ambito farmacologico la dimensione semantica del vocabolo booster potrebbe suggerirci qualche ‘libera’ riflessione sul nostro tempo. Il termine fa riferimento ad un’azione di miglioramento che ha per scopo modificare una situazione precedente: sia il verbo che il sostantivo rimandano al cambiamento, in positivo, di una condizione preesistente, sottintendono anzi un incoraggiamento, una spinta, verso una nuova direzione. E ciò potrebbe riguardarci come collettività che, nei mesi trascorsi e in quelli a venire, si sta confrontando, sì, con la sfida della pandemia ma non ha ancora superato ostacoli, difficoltà, complicazioni nei diversi settori in cui si trova a vivere.

Disuguaglianza – o meglio al plurale, disuguaglianze – è l’ etichetta del mondo contemporaneo, in particolar modo quello occidentale, che mina alla base i diritti delle persone, nel lavoro, nell’ istruzione come pure nella dimensione individuale e privata. Allora non solo una dose suppletiva di vaccino per rinforzare la risposta immunitaria dell’organismo … forse uno sforzo maggiore per mettere mano ad una realtà – mi riferisco al nostro Paese – in cui i miglioramenti, i progressi, le spinte per contrastare il dilagare delle disuguaglianze sono divenuti una priorità non più rinviabile. Un booster per aumentare gli anticorpi della democrazia, una terza dose per combattere le ingiustizie ed aumentare la consapevolezza civica di ognuno. E si può cominciare dalle parole di cui ci serviamo per interagire: “la democrazia ha bisogno di persone che capiscano ciò che succede loro attorno, non di succubi che possono facilmente essere incantati dal primo imbonitore che sceglie oculatamente le parole per colpire alla pancia invece che alla testa” (Vera Gheno, Potere alle parole).☺

 

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