Quale turismo?
28 Giugno 2025
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Quale turismo?

In concomitanza con la stagione estiva, che sta per aprirsi, vorrei condividere qualche considerazione su questo periodo dell’anno consacrato da sempre al meritato riposo dalle fatiche quotidiane. Ciò che mi colpisce – ma non sorprende – è leggere che “nel turismo, ormai, si è consolidato il ‘Mo- dello Venezia’: contrastare e prevenire gli effetti dell’overtourism, l’eccesso di turisti e visitatori in un determinato luogo, imponendo restrizioni e limiti di accesso o semplicemente scaglionandoli, previa prenotazione on line” (Virgina Della Sala, Il fatto quotidiano, 29 maggio 2025).
Per prima cosa vorrei chiarire che overtourism, oltre il suo significato già evidenziato dalla citazione, è un termine composto formato dal sostantivo tourism (‘turismo’ in italiano) e dal prefisso over che annovera tra i suoi tanti significati anche quello di ‘oltre’ riferito a quantità.
Spesso il ricorso alla lingua inglese agevola la comunicazione, soprattutto in contesti informali o che necessitano di velocità: sostituire un’intera frase del tipo “i luoghi turistici risultano molto affollati in questo periodo” con il vocabolo overtourism consente di risparmiare tempo e parole e anche di evitare mancanza di chiarezza. La stessa Ac- cademia della Crusca, che registra la comparsa del neologismo nell’uso degli italiani dai primi anni 2000, segnala che ‘turistificazione’ non rende semanticamente ciò che il termine inglese veicola. Chiedendo venia per la ridondanza mi permetto di citare ancora gli esperti dell’Accademia per i quali il significato di overtourism è “sovraffollamento di una località a seguito di un eccessivo afflusso di turisti, che crea disagi ai residenti e ai turisti stessi”.
Come ho altre volte evidenziato, la sinteticità, che è propria dell’inglese, è senza dubbio un vantaggio, che però non deve trasformarsi in un immotivato ricorso alla lingua straniera quando il nostro idioma ‘materno’ può assolvere la medesima funzione. E ciò non per ‘amor patrio’ o disprezzo di altre lingue, piuttosto per rispetto nei confronti di quei parlanti italiani che non conoscono l’inglese. Tornando al prefisso over, vorrei segnalare che esso può dare origine ad altri vocaboli, alcuni sempre nel settore turistico come ad esempio overbooking [pronuncia: overbuching] – termine che sta ad indicare l’ elevato numero di prenotazioni per un evento o un luogo (museo, mostra, albergo, mezzo di trasporto) in un determinato periodo. Ed i casi in cui ciò avviene sono numerosi.
Chiunque voglia prenotare una vacanza o prendere parte ad un viaggio deve confrontarsi con situazioni del genere, soprattutto dopo la parentesi della pandemia da covid-19. Ma accanto a questo aspetto vorrei far notare come eccesso ed esagerazione sembrano essere diventati due tratti distintivi del nostro modo di vivere occidentale. Oggi ciò che incontra i gusti delle persone, o che riscuote gradimento con i like sui social media, incrementa la visibilità e diviene oggetto di attenzione oppure tema di cui parlare, da apprezzare o a cui rifarsi seguendone l’ esempio. E l’estate è il periodo dell’anno che ci vede rincorrere proposte, occasioni, ‘pac- chetti’, al fine di ottenere l’offerta più vantaggiosa sia sul piano della destinazione da preferire che su quello economico.
Il patrimonio artistico-culturale e paesaggistico che il nostro Paese offre al turista è immenso e costituisce una ricchezza che non sempre viene adeguatamente utilizzata e/o valorizzata; ma i problemi non mancano, e alcuni paletti o chiusure si stanno rendendo necessari. Come ricordava Virgina Della Sala, “la convivenza tra abitanti, ambiente e turismo, ormai insostenibile, ha praticamente messo a sistema e consolidato una pratica che, seppur tra le proteste di chi ci vede una perdita di possibili introiti, tutela l’esperienza di cittadini, visitatori e anche la salute e la sostenibilità dell’ambiente”.
Il ‘Modello Venezia’ citato dalla giornalista – vale a dire ingressi contingentati, biglietto per entrare, prenotazioni – ripropone un altro aspetto dell’overtourism: i centri storici delle più importanti città italiane svuotati dei residenti. Per accogliere i visitatori si sono preparati alloggi e strutture ricettive nei centri storici, e questi ultimi non risultano più disponibili per le persone residenti, costrette a loro volta ad accontentarsi di abitazioni nelle zone periferiche. La pratica dei cosiddetti affitti brevi si accompagna poi alle discutibili manifestazioni commerciali – di famosi marchi o brand – in luoghi di grande valore storico-culturale, spesso scelti come semplici cornici (o appendici) di esibizioni, sfilate, convivi!
Il problema dell’overtourism richiede soluzioni che già si stanno mettendo in atto, ma occorrerebbe anche una visione più ampia di ciò che il patrimonio artistico e il paesaggio possono offrire e quali le modalità per consentire al maggior numero di persone di goderne, senza danni e preservandone la bellezza.
Ah, dimenticavo! Un altro dei significati di over, come aggettivo, è “ter- minato, finito”! Non vorrei che, data la febbre dell’overtourism, ci arrivi il messaggio ‘Game Over’!☺

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