Salviamo il paesaggio
19 Dicembre 2022
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Salviamo il paesaggio

Vivere nel ricordo dei tempi adolescenziali, giovanili, quando tutto era più verde, tutto era meno inquinato, tutto era meno cementificato, tutto era più umano, più vero. Sembra quasi che non resti che aggrapparsi a quel ricordo, dati i tempi che stiamo vivendo e che ci apprestiamo a vivere.

Siamo cresciuti tra il canticchiare “Il ragazzo della via Gluck” e l’apprezzare il film Le mani sulla città di Francesco Rosi, tornato strettamente d’attualità in questi giorni per il centenario della sua nascita. Il ragazzo del brano di Adriano Celentano adesso ha parecchi anni di più sulle spalle, sta diventando vecchio, ma continua a vedere attorno a sé un paesaggio sempre più “stuprato”, mentre l’accusa del film di Rosi, che denunciava l’abusivismo edilizio nella sua Napoli degli anni ’60 è caduta nel dimenticatoio sociale, in nome del progresso e del profitto, anche per colpa di quelli che sono i finti progressisti. Antonio Cederna, giornalista ed ambientalista, tra le numerose battaglie che conduceva a favore della tutela del paesaggio, diceva: “Quando un argomento merita bisogna parlarne e riparlarne, senza remore”. Della difesa del suolo e del suo insensato consumo bisogna parlarne e riparlarne senza pensare di essere ripetitivi, prendendo esempio da lui.

Fatto questo necessario preambolo, scendendo nel contesto politico possiamo affermare che dal 1948 ad oggi l’unico partito ad aver sempre vinto in Italia è stato quello trasversale del cemento. Con qualsiasi scusa. Negli ultimi anni si è arrivati addirittura ad oltre 69kmquadrati di terreno sepolto da colate di cemento, che neanche le restrizioni della pandemia è riuscita a bloccare e, restando solo ai dati del 2021, prima della “ripresa”, Il Sole 24ORE del 09/12/2021 così titolava un articolo: “In Lombardia “persi” 765 ettari di suolo, ma è in Molise che l’impronta cresce di più”, nonostante viviamo un periodo storico in cui la popolazione sta costantemente diminuendo.

In questi ultimi lustri le speranze per un governo aperto e progressista, locale e/o nazionale, sono andate via via scemando, rallentando la spinta al cambiamento e la trasformazione che la società chiede. Lo stesso cambiamento del modo di agire lo hanno chiesto a fine ottobre 30.000 cittadini di Bologna, manifestando contro l’allargamento dell’ autostrada A14 e della tangenziale, che porterebbe solo altro consumo di suolo in cambio di un aumento di traffico e inquinamento. Invece ci ritroviamo sempre ai soliti discorsi vuoti, politichesi e fini a sé stessi: il clima impazzito, le finte COP27, e poi dopo qualche ora di pioggia siamo sempre lì a contare i danni e purtroppo le vittime.

Senza farlo apposta in quei giorni un dossier del WWF sottolineava come il cambiamento climatico sta gravando ulteriormente su un territorio nazionale reso già estremamente vulnerabile a causa dell’inarrestabile consumo del suolo, che ha sottratto ai fiumi e alle aree attigue il naturale corso con esondazione delle piene. Intanto, in attesa che qualcuno in politica nazionale torni sul mondo reale, il governo centrale europeo ci ha giustamente redarguito con diversi atti (che abbiamo anche firmato) imponendoci di rallentare la cementificazione fino ad azzerarla.

Noi ambientalisti rimproveriamo alla politica di non essere stata un buon “urbanista” (se non in rari casi), capace cioè di progettare e pianificare il territorio. Ora però è giunto il momento di farlo, per cercare di marcare il territorio attuale con delle linee rosse come “insormontabile confine tra lo spazio edificato e quello rurale e aperto” come ha scritto Vezio De Lucia in L’Italia era bellissima.

Intanto che ciò accada, le associazioni che fanno capo al coordinamento “Salviamo il Paesaggio”, hanno immediatamente chiesto al nuovo governo nazionale di rispolverare dai cassetti ministeriali una legge tanto attesa, presentata anni fa, che porti progressivamente a zero il consumo del suolo, per arrivare a “rigenera- re”anche le nostre città, diventate, per volontà politica negli anni, sempre più contenitori di solitudine. “Finché la maggioranza dei politici e amministratori considererà il territorio una merce di scambio, ben pochi passi in avanti si faranno” (A. Cederna).☺

vanni.fabio@tiscali.it

 

 

 

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