Scenario tetro
26 Dicembre 2018
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Scenario tetro

La situazione non è buona. Era il ritornello di una delle canzoni più ironiche e amare di Adriano Celentano. Un motivo che ben si adatta ai nostri tempi, e che in diversi ritengono sin troppo ottimista. Il problema non è quello di aver alzato il limite del rapporto del debito pubblico con il prodotto interno lordo al 2.4%, non è neppure il contenuto della manovra economico-finanziaria del governo giallo-verde, anche se il reddito di cittadinanza si potrebbe declinare in modo diverso, così come la riforma della legge Fornero potrebbe avere altre correzioni. La questione delle questioni va ricercata nella natura profonda di questo governo, nelle cose dette e in quelle bisbigliate, negli atti clamorosi e in quelli nascosti. Lo chiamano “governo del cambiamento”, in realtà è un patto scellerato fra due soggetti che hanno poco o nulla in comune. Quello di Salvini e di Di Maio è una riedizione del manuale Cencelli applicato al programma e alle scelte di governo: a ognuno la sua legge, il suo territorio da presidiare e le sue clientele da proteggere. Tutto ciò accadeva anche in passato, in fondo i governi democristiani e lo stesso pentapartito degli anni ‘80 si spartivano non solo i posti (come peraltro fanno i magnifici due), ma anche le risorse e gli elettorati di riferimento, ma allora eravamo in tempi di vacche grasse, oggi da decenni ci troviamo in una crisi economica, sociale e per alcuni versi di civiltà che se non viene affrontata con un radicale progetto di cambiamento e con una forte partecipazione democratica, può determinare il collasso dell’intero paese. I due, come direbbe Salvini, se ne fregano e sono impegnati in una permanente campagna elettorale, sino a quando l’attuale azionista di maggioranza che è passato dal 17 al 32% non deciderà di staccare la spina, ma allora sarà tardi, troppo tardi.

È del tutto evidente che la decadenza del nostro paese ha ragioni lontane e ragioni recenti, ma questo non attenua la responsabilità dell’ineffabile e inutile Conte, del mazziere Salvini e dello slalomista Di Maio i quali, tutti insieme passo dopo passo appassionatamente ci stanno portando verso il precipizio.

Il secondo danno, forse il più grave, questo governo lo sta facendo a ciò che resta del progetto Europa, più grave perché l’Europa è stata ed è la nostra rete di protezione. Salvini in compagnia silenziosa di Di Maio non si limita a contendere la bandiera del sovranismo alla Le Pen, a Orban, a Kurz, a Kacinssky, ma è divenuto un agente russo-americano con l’esplicito obiettivo di rendere l’Europa una semplice espressione geografica. Un obiettivo non difficile da realizzare, anche perché in questi ultimi 20 anni in molti hanno lavorato contro la prospettiva dell’unità europea, in primo luogo quei governi e quei leader europei che hanno trafficato senza sosta per perseguire i loro interessi di parte e non quelli della casa comune europea. La situazione è quindi molto preoccupante, resa ancor più grave dal vasto consenso popolare del governo e dall’assenza di un’opposizione credibile, d’altronde le due cose sono l’una il riflesso dell’altra. Se guardiamo all’opposizione di sinistra le cose stanno malissimo e il cupio dissolvi sembra non aver mai fine. La sinistra radicale come nel gioco dell’oca fa un passo avanti e tre indietro, come in un caleidoscopio si compone e scompone continuamente. Liberi ed eguali è ormai prossima a dichiarare la sua fine: Sinistra Italiana riprenderà la sua strada, mentre quelli che venivano dal Pd stanno cercando le vie di comunicazione con il congresso del Pd. Potere al popolo si divide anch’esso: Rifondazione ritrova la sua identità comunista, il resto riprenderà la sua autonomia nel sociale. Il centro-sinistra, ovvero il Pd si appresta a celebrare il suo congresso e grande è la confusione sotto il cielo. Tre sono i veri candidati, due sono ex ministri e il presidente della regione Lazio. Vedremo le mozioni, ma vi è una questione preliminare e decisiva, un banale interrogativo. Il Partito Democratico ha perso il 20% dei suoi voti per esclusiva responsabilità di Matteo Renzi? Il fallimento del suo governo è solo sua responsabilità? I due ministri che si candidano o hanno condiviso la responsabilità del disastro politico-elettorale o non avevano alcun peso politico. Nell’un caso o nell’altro forse sarebbe stato opportuno almeno per questo giro tirarsi da parte. Il Presidente della regione Lazio che conosco da anni e che è persona per bene, ha di fronte a sé un grandissimo problema dal quale dipende molto del suo futuro e dello stesso Pd. Il problema è tanto semplice da enunciare quanto difficile da risolvere: solo un rinnovamento radicale della classe dirigente nazionale e locale del Partito democratico può far pensare in una rigenerazione dello stesso Partito democratico, solo un protagonismo politico di quel sociale che continua a battersi può ridare senso e forza alla sinistra. Zingaretti, come Sanchez in Spagna, affronterà questa sfida? Saprà coinvolgere forze nuove, persone e personalità non contagiate dal doroteismo italico? Saprà entrare in connessione sentimentale con l’altra Italia che resiste? O diversamente cercherà rifugio elettoralistico nei tanti gattopardi, trasformisti e opportunisti che sono una delle cause fondamentali dell’attuale disastro della Politica e del Pd. Rapidamente anche questo dilemma si scioglierà.

p.s.

In questo panorama sconfortante vi è un fatto che potrebbe rivelarsi di grande importanza: mi riferisco alla candidatura e alla possibile elezione di Landini alla segreteria della CGIL. Se così andassero le cose, allora qualcosa di veramente nuovo e significativo potrebbe accadere non solo per la CGIL, ma per lo stesso futuro della sinistra.☺

 

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