
turista “fai da te”
Hanno suonato con insistenza la campanella alla porta d’ ingresso. Erano in cinque, turisti “fai da te”, venivano dalla città mi hanno detto… e con aria soddisfatta ed esigente come quella dei conquistatori: “Vogliamo visitare qua dentro; ci hanno detto che è bello… già, voi frati scegliete sempre i posti migliori…”. Rispondo, dopo un po’ di silenzio… ma giusto un attimo che è sembrato eternità: “Non è possibile, mi spiace, perché non è questo il tempo e poi non c’è nulla che valga la pena essere visitato per turismo e poi…”. Incalzano: “Ma noi sia arrivati fin qui apposta – interrompe insistendo il capo gruppo – e capirà…” e dà uno sguardo significativo all’automobile parcheggiata sul piazzale come per sottolineare lo sforzo compiuto. “E poi paghiamo, se c’è da pagare…” aggiunge sorridendo con aria sorniona ai compagni di gruppo e portandosi la mano alla tasca posteriore dei pantaloncini.
Li guardo ritornare alla loro auto un po’ delusi. Delusi per non aver fissato immagini fuori tempo sui propri telefonini. E penso a quanto sia faticoso e difficile capire il silenzio, difendere e salvaguardare la povertà. Vita da turista. Ma quel che è peggio è che dei turisti possono nascondersi anche tra gli stessi abitatori degli eremi. Perché vivere in eremo in modo autentico vuol dire far posto al silenzio per lasciare che a poco a poco una sola Voce, “quella Voce” si imponga su tutte le altre per risuonare lei sola. Vuol dire avere il silenzio, molto silenzio, prolungato silenzio costi quel che deve costare, come dice Bonaventura da Bagnoregio, francescano della prima ora. Vuol dire amare il silenzio e… l’amore al silenzio prevede libertà di azione e ferma volontà, comporta lungo esercizio e consapevolezza nello scegliere. Ecco perché possiamo avere eremi di turisti “fai da te”. “Mestiere” difficile quello del contemplativo, che ha bisogno di avere sempre presente la misura dell’ampiezza, della lunghezza, dell’altezza e della profondità, che sempre deve nutrire aspirazioni grandi per grandi imprese.☺