un inverno ciclamino
31 Dicembre 2010 Share

un inverno ciclamino

 

             Dalle soglie dell’autunno e per tutto l’inverno, c’è una pianta che con la sua prolungata fioritura allieta e colora le nostre case: il ciclamino (’u scoppép’gna- te).

             Cresce spontaneo in luoghi ombrosi e nascosti. Umile e modesto per aspetto, ma gradevolissimo per il suo inconfondibile colore, il piccolo ciclamino è un fiore senza pretese. Anche il suo genere, che conta dalle 20 alle 30 specie, non è particolarmente ricco. Delle tre specie spontanee presenti nei boschi caducifoglie dell’Italia centro-meridionale, con fiori più grossi ma dalla tinta più tenue, troviamo il Cyclamen repandum e il Cyclamen hederifolium; quest’ultimo è inodore. La specie coltivata, Cyclamen persicum, è stata oggetto di lunghe selezioni varietali e manipolazioni genetiche che lo hanno trasformato in una pianta ornamentale per decorare giardini e appartamenti, priva di profumo e vistosa per via dei giganteschi fiori multicolori. In più, il ciclamino coltivato esiste in tutte le misure in vasi di diverso diametro; al momento dell’acqui- sto conviene scegliere una pianta ricca di boccioli ma con pochi fiori già aperti e soprattutto accertarsi che i colori non siano sbiaditi.

Originario della Grecia, il ciclamino deriva il suo nome dal greco kyklós, che significa cerchio, per il particolare movimento dello stelo che al momento della fruttificazione si avvolge a spirale intorno al frutto. I frutti sono capsule sferiche che racchiudono semi tondeggianti; i semi giungeranno a maturità nell’anno successivo alla fioritura. Al momento della fruttificazione, i peduncoli si arrotolano a elica e si inchinano in modo da deporre il frutto, cioè la capsula, a terra, talora addirittura sotterrandola, così da lasciare il posto ai fiori che verranno.

I ciclamini vengono prodotti solitamente dai tuberi e dai semi che si trovano in commercio. Questi ultimi sono abbastanza grossi per essere seminati uno per uno in vasi preferibilmente piccoli: il ciclamino fiorisce meglio in poco spazio; i semi vanno appoggiati sul terriccio organico e ricoperti con uno strato di torba. Il periodo migliore per effettuare questa operazione è quello compreso fra agosto e novembre. Non appena spuntano, le giovani piantine vanno conservate in cantina o in un altro posto asciutto a una temperatura di 18°, e il terriccio va mantenuto costantemente umido. All’inizio di settembre bisogna collocare il vaso all’esterno, all’ombra, innaffiandolo con regolarità, e ai primi freddi, ritirarlo in casa e sistemarlo in un luogo luminoso e fresco. Le specie rustiche di questo fiore si possono anche agevolmente coltivare in giardino interrando il tubero a una profondità pari alla sua altezza, in una posizione riparata e ombrosa. Il ciclamino è molto sensibile e reagisce all’umidi- tà, alle variazioni di temperatura (non sopporta il caldo, né le fonti di calore) e ad una eccessiva innaffiatura con l’appassimento e l’assenza di fioritura; boccioli e radici tuberose possono anche marcire.

Nel linguaggio dei fiori il ciclamino ha significati positivi e negativi. Plinio il Vecchio narra che, secondo un’antica credenza, i luoghi in cui viene piantato il ciclamino sarebbero immuni da eventuali danni provocati da malefici e filtri nefasti. Per questo motivo, ricorda lo storico, viene chiamato “amuleto”. Così si attribuì a questo fiore la proprietà di guarire dal morso dei serpenti. Forse proprio in quanto considerato un amuleto, secondo alcuni, il ciclamino era sacro ad Ecate, divinità legata al mondo dell’Oltretomba, alle magie e agli incantesimi. I sentimenti negativi che il linguaggio dei fiori collega al ciclamino sono la diffidenza e lo scoraggiamento proprio perché, nonostante la sua bellezza e i suoi presunti poteri magici, il tubero contiene una seppur minima quantità di veleno.

Nelle campagne appenniniche lo chiamavano “panporcino”: era ricercatissimo dai maiali al pascolo, in grado di trovarlo col finissimo olfatto per cibarsi del tubero, velenoso invece per l’uomo. Per la sua tossicità se ne sconsiglia l’uso soprattutto per via interna.

Per quanto riguarda le specie spontanee, c’è da ricordare che la maggior parte sono protette, per cui, quando durante le nostre passeggiate, ci capita di vedere qualche ciclamino selvatico, ammiriamolo in tutta la sua bellezza ma lasciamolo stare dove si trova. ☺

giannotti.gildo@gmail.com

 

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