Speciale Manifestazione di Termoli (20 febbraio)

Era dai tempi delle storiche manifestazioni contro la Turbogas e contro il nucleare che non si vedevano tante persone scendere in piazza a Termoli. Quella del 20 febbraio scorso è stata definita, a ragione, come una pagina di democrazia partecipata per il Basso Molise, troppo spesso descritto come la patria di una popolazione poco reattiva. Dove per reattivo s’intende la capacità di ribellarsi a scelte scellerate, in difesa della salute, dell’ambiente e delle stesse meraviglie del territorio. C’era scritto così nella relazione che individuava questa zona come papabile per l’eventuale insediamento nucleare, fortemente voluto dall’ultimo governo Berlusconi. Ed è ancora questa l’idea che politici, industriali e, ahinoi, anche qualche sindacato ha dei bassomolisani. Tant’è che negli ultimi tempi abbiamo assistito ad una escalation di emergenze e scelte a dir poco dubbie, che vanno dall’acqua satura di cloro (per coprire chissà quanti e quali inquinanti), allo sforamento dei livelli di pm10, ai più volte paventati ampliamenti delle chimiche, al piano per ricevere rifiuti dall’Abruzzo, alle trivellazioni in terra e in mare, al centro di stoccaggio di gas del Sinarca, passando per progetti come il tunnel di Termoli. Tutto questo dev’essere sembrato troppo persino a quel popolo ritenuto così remissivo, che chiamato a raccolta da diverse associazioni, tra le quali la nostra, è tornato a gridare il suo BASTA nelle piazze. Difficile dare una stima realistica dell’imponente corteo che si è dispiegato per le vie del centro rivierasco: c’è chi parla di 400 chi di 1000 persone (più verosimile un numero a metà strada tra i due), ma ciò che conta è che i molisani hanno voluto scrollarsi di dosso quest’immagine affatto edificante di popolazione senza mordente. “Ora basta” è proprio il motto che ha tenuto insieme un corteo davvero eterogeneo, composto sì dai “comitatini” delegittimati su più fronti, ma anche da tanti cittadini di ogni età, venuti da numerosi comuni dell’hinterland (Montenero, San Giacomo, Ururi, Guglionesi, Petacciato, Portocannone, Larino, Campomarino), da altre zone del Molise (Campobasso, Matrice), ma anche da fuori regione (Pescara, San Salvo, Sulmona, Foggia e San Giovanni Rotondo). Cosa ancora più importante è che a quel “basta” sono seguite proposte concrete, come a sfatare quel costante fardello del NIMBY (not in my back yard, o non nel mio giardino se preferite), che viene scientemente addossato ad associazioni e comitati che, senza alcun secondo fine, si spendono a difesa della propria terra e in direzione di un diverso modello di sviluppo. Queste alcune delle proposte, cui come fonte daremo eco con ogni mezzo a nostra disposizione: l’emergenza idrica andrebbe affrontata non a suon di cloro, ma completando finalmente la rete di acquedotto centrale che vede escluso il solo Basso Molise dal diritto all’acqua di sorgente del Matese; le opere faraoniche come il tunnel termolese, così come le scelte industriali, il monitoraggio delle acque, dell’aria e del registro tumori, andrebbero, una volta per tutte, concertate con i rappresentanti della società civile. Per fare ciò, occorre innanzitutto che si faccia un grosso balzo in avanti sulla strada della trasparenza: ad oggi, denunciano le associazioni, i cittadini vengono informati, e male, solo ad emergenza in corso, ma non hanno libero accesso agli atti come avviene nelle democrazie avanzate. Una volta informati, questi stessi cittadini dovrebbero essere ascoltati in commissioni permanenti, ogni qual volta sia in discussione un progetto o una decisione che riguardi la loro salute e il futuro del territorio. Si fa presto ad allinearsi ad uno degli estremi dell’assurda dicotomia tra democrazia diretta e rappresentativa. Ma nessun rappresentante del popolo ha, né dovrebbe esercitare, il pieno arbitrio su scelte straordinarie che possono inficiare i diritti, la salute o il futuro di chi rappresenta. Prima lo capiremo, prima smetteremo di arroccarci su posizioni inconciliabili per perseguire insieme uno sviluppo armonioso e sostenibile.