Violenza e donne con disabilità
In un Paese in cui la violenza sulle donne rappresenta un’emergenza sistematica, combattuta dalle istituzioni quasi esclusivamente sul piano della repressione penale e molto poco su quello della prevenzione, le discriminazioni subìte dalle donne con disabilità appaiono essere scarsamente intercettabili sul piano della prevenzione e della protezione. Il Forum Europeo sulla Disabilità ha sottolineato in innumerevoli occasioni che le donne con disabilità hanno da due a cinque volte più probabilità di subire violenza rispetto alle altre donne. Infatti, le vittime con disabilità, oltre ad essere esposte alle diverse forme di violenza di genere (psi- cologica, fisica, sessuale ed economica), sono soggette anche a forme peculiari di violenza connesse alla loro condizione (ad es. l’uso improprio dei farmaci, le minacce di sospensione dell’assistenza, la sottrazione o il danneggiamento degli strumenti di autonomia, la contraccezione, l’aborto e la sterilizzazione forzati, ecc.). Infatti, in molti casi il legame con il maltrattante è ancora più pregnante, in quanto nella quasi totalità dei casi il maltrattante è anche il caregiver per cui, accanto al comune timore delle conseguenze legate all’emancipazione da un legame familiare tossico, c’è anche il pensiero dell’incognita di un futuro in cui la donna può non essere autosufficiente. Spesso, inoltre, c’è l’impossibilità di accedere in autonomia ai servizi a tutele delle donne, spesso incapaci di accogliere vittime con disabilità motorie, sensoriali e/o relazionali.
Il GREVIO, ossia l’organismo che monitora l’applicazione della Convenzione di Istanbul negli Stati firmatari, nel 2023 all’ interno del secondo ‘Rapporto ombra’ aveva segnalato l’inadeguatezza delle politiche italiane per la prevenzione ed il contrasto della violenza di genere nei confronti delle donne con disabilità. In particolare, il rapporto ha evidenziato la mancanza di azioni di sensibilizzazione specificamente rivolte a gruppi di donne fragili (come le donne con disabilità), oltre all’inaccessibilità di Centri antiviolenza (CAV) e case rifugio. Non solo, le attuali campagne di sensibilizzazione e prevenzione non sono rivolte alle ragazze e alle donne con disabilità, in particolare a quelle con disabilità intellettive o psichiche. Nemmeno le ragazze e le donne con disabilità sensoriali beneficiano di queste campagne, perché non sono supportate con linguaggi e strumenti appropriati (linguaggio dei segni, sottotitoli, descrizioni audio, formato Braille, ecc.).
Allo stato vi è da aggiungere che molte Case rifugio non accettano donne con malattie croniche e/o con varie forme di disabilità o che abbiano figli/e con tali caratteristiche, come emerge dai dati ISTAT pubblicati nel Sistema di protezione per le donne vittime di violenza anni 2021-2022 il 7 agosto 2023. In particolare, il 94,1% delle Case rifugio (317 in valori assoluti) si è dotata di criteri di esclusione dall’accoglienza delle ospiti. L’81,9% delle Case rifugio (276 in valori assoluti) non accoglie donne che fanno abuso di sostanze e con dipendenze; l’80,7% (272 Case rifugio) non accoglie donne con disagio psichiatrico; il 71,2% (240) donne senza fissa dimora; il 37,1% (125) donne vittime di tratta e prostituzione; il 20,8% (70) quelle prive di uno specifico status giuridico; il 19,9% (67) donne agli ultimi mesi di gravidanza; il 10,1% (34) donne respinte sulla base di altri criteri di esclusione.
Lo scorso di- cembre il Governo italiano ha reso noto il Documento finale del Gruppo di lavoro sulla questione della violenza contro le donne con disabilità dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
Nel documento (scaricabile al link : informareunh.it/wp-content/uploads/GDL-violenza-contro-donne-con-disabilita-OND-dicembre-2024.pdf) sono affrontate specificatamente alcune delle problematiche sollevate dal GREVIO, delineando tre linee di intervento: 1. accessibilità della comunicazione e dell’ informazione; 2. standard minimi dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio; 3. linee guida sulla violenza contro le donne con disabilità e formazione delle operatrici.
Il documento propone una serie di iniziative da adottare per ovviare alle criticità delineate. Allo stato, il governo non ha però attuato alcuna politica concreta, né stanziato fondi specifici per rafforzare l’ accoglienza delle donne con disabilità.☺
