Ai danni dei palestinesi
3 Marzo 2025
laFonteTV (3628 articles)
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Ai danni dei palestinesi

“Un libro che arriva come una granata, facendo esplodere i facili miti sul liberalismo e l’indipendenza del sistema universitario israeliano”. Questo è il giudizio della pensatrice (di origine ebraica) Naomi Klein a proposito del libro della docente (ebrea israeliana) Maya Wind che non insegna più in Israele ma in America, proprio a causa delle sue posizioni nei confronti del sistema universitario israeliano, oggetto del libro dirompente a cui accenna la Klein: Torri d’avorio e d’acciaio. Come le università israeliane sostengono l’apartheid del popolo palestinese (Ed. Alegre).
Desidero continuare a parlare di libri che si occupano di smascherare l’ipocrisia ripetuta dai politici e dalla stampa cosiddetta main stream riguardo al presunto baluardo democratico dello Stato d’Israele nell’oscurantista Medio Oriente arabo e islamico perché quello Stato è la propaggine del cosiddetto Occidente in quei territori. Ciò che vale per Israele, dal punto di vista politico, vale anche per l’America e l’Europa, come purtroppo la cronaca recente ha dimostrato riguardo, ad esempio, all’Italia che ha rimandato a casa uno stupratore e violentatore di donne e bambini col quale si sono fatti affari da parte di governi di destra e sinistra, con la benedizione dell’industria petrolifera. Da questo punto di vista non possiamo puntare il dito contro Israele ma riconoscere che siamo nella stessa situazione, con la differenza, forse, che in Israele e nel mondo ebraico mondiale, accanto ai fondamentalisti e sionisti c’è un’opinione pubblica che si espone con manifestazioni e prese di posizione che dalle nostre parti ci sogniamo ormai da decenni (basti pensare alle manifestazioni contro il tentativo di Netanyahu di cambiare il ruolo della corte suprema israeliana).
Tornando al nostro libro, esso riporta in modo meticoloso il sistematico tentativo di oscurare la storia della Palestina araba ma anche l’emarginazione dei palestinesi – sia docenti che studenti – nell’ambito del mondo universitario israeliano, strettamente collegato con l’esercito e i servizi segreti. Un caso emblematico è l’archeologia come materia di ricerca e studio, di cui si è già parlato per altri libri, piegata alla dimostrazione (falsa) che quella terra riflette solo l’identità ebraica più o meno antica; idea fondata su campagne di scavi che cancellano la presenza soprattutto araba e islamica a favore solo delle tracce israelitiche e giudaiche. Passando poi al diritto, esso è studiato per rendere accettabili le procedure di privazione di diritti dei palestinesi a favore della parte ebraica della popolazione.
In una seconda parte si descrivono i modi di insediare le università dislocate nelle varie zone come presìdi di affermazione della presenza ebraica a scapito della popolazione palestinese, spesso cacciata per far posto agli edifici universitari circondati anche da mura che ghettizzano gli insediamenti palestinesi, come ad esempio è accaduto sul Monte Scopus (vicino al Monte degli Ulivi) a Gerusalemme in cui un quartiere palestinese è stato semplicemente chiuso in un ghetto sovraffollato per fare spazio all’ Università ebraica. O, peggio, ciò che è accaduto sul Monte Carmelo, dove per costruire l’Università di Haifa si è persino compiuta una strage in un villaggio palestinese, evento opportunamente occultato dal governo e poi riportato a galla da ricercatori ebrei e palestinesi della stessa università. Il libro passa in rassegna tutti gli insediamenti universitari che hanno lo scopo di ebraizzare le varie regioni, comprese quelle a maggioranza palestinese come la Galilea.
Oltre a ciò, nel libro si parla delle poche università dei territori palestinesi (Gaza, ormai distrutta, e Cisgiordania) dove i docenti e gli studenti vengono osteggiati e si impedisce loro di avere rapporti col mondo accademico internazionale se si fanno critiche alle azioni del governo e delle istituzioni accademiche israeliane. Come semplice esempio dell’atteggiamento razzista antipalestinese riporto una delle tante citazioni illuminanti e tragiche che si possono trovare in questo libro. Sono affermazioni pronunciate da Benny Morris, professore emerito dell’università “Ben Gurion” del Neghev (zona desertica della Giudea): “Nella storia esistono circostanze che giustificano la pulizia etnica. Dato che David Ben Gurion (fondatore dello Stato israeliano) era già impegnato nell’ espulsione (dei palestinesi), forse avrebbe dovuto completare l’opera. So che questo stupisce gli arabi, i liberali e la gente politicamente corretta. Ma la mia sensazione è che questo luogo (Israele) sarebbe più tranquillo e conoscerebbe meno sofferenze se la questione fosse stata risolta una volta per tutte, se Ben Gurion avesse portato a termine una grande espulsione e avesse ripulito l’intero Paese, tutta la terra d’Israele fino al fiume Giordano” (affermazioni riportate su Haaretz, giornale israeliano, nel 2004). Questa, ripeto, è solo una delle citazioni che nascono all’interno di un mondo accademico pienamente votato ad affermare il suprematismo di una parte degli abitanti (ebrei) di quella terra; sembrano parole di un nazista a proposito della questione ebraica nella Germania di Hitler.
Tutto ciò che accade oggi, anche con la benedizione del Grande Fratello americano, non è, purtroppo (questo emerge dalla lettura del libro), indice della corruzione di grandi ideali democratici alla base dello Stato ebraico, ma l’ultima (in ordine di tempo) manifestazione di un sistematico impegno a voler cancellare l’identità e la vita di un popolo (quello palestinese), con la piena complicità anche del mondo accademico, che dovrebbe essere invece al servizio della ricerca libera.
Le manifestazioni negli atenei americani ed europei contro il mondo universitario israeliano (in questo anche le università che si occupano di ricerca biblica dovrebbero interrogarsi!), alla luce di quanto anche questo libro racconta, non sembrano tanto ingiustificate, soprattutto quando la verità e la dignità di un popolo sono sacrificate sull’altare dell’interesse di uno Stato in cui sia prima che dopo la sua costituzione, purtroppo, si sono commesse e continuano a commettersi tante ingiustizie ai danni dei palestinesi.☺

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