Non voteremo mai le destre ma nemmeno i mancini
4 Giugno 2023
laFonteTV (2907 articles)
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Non voteremo mai le destre ma nemmeno i mancini

Il 25 e 26 giugno i molisani torneranno al voto per eleggere il nuovo consiglio regionale, che di nuovo avrà poco o nulla. Perché il voto all’inizio dell’estate? Perché era l’ultima data tecnicamente possibile, altrimenti l’attuale classe politica, ignava, incompetente e dannosa – ma al peggio non c’è mai limite – pur di guadagnare qualche altra mensilità, l’avrebbe portato anche oltre, magari ad agosto, per cercare di insabbiare tutte le malefatte che l’hanno caratterizzata. Il centro-destra, per ricucirsi una verginità che ha perso da troppo tempo, ha immolato sull’altare della irresponsabilità il presidente della giunta uscente, tale Donato Toma, neppure a cercare con il lanternino si riuscirebbe a trovare nel suo operato qualcosa di positivo. Ed era il meno peggio di quella combriccola di cui si era circondato per sopravvivere in questi interminabili cinque anni. Naturalmente i suoi sodali sono tutti di nuovo in lizza, scaricate le responsabilità, per garantire al Molise un futuro prospero e felice, come recitano sui santini profusi a piene mani. Prometteranno mare e monti e i molisani, disillusi ma collusi, torneranno a votarli perché non hanno ancora contezza del baratro in cui stiamo precipitando. Finché non si ha chiara la consapevolezza di essere schiavi, non si cercherà mai di spezzare la catena della propria prigionia, al massimo ci si accontenterà di una catena più lunga o di qualche favore che farà sentire in posizione di privilegio rispetto agli altri. Il Molise purtroppo è affetto dalla sindrome di Stoccolma: si nutrono sentimenti positivi nei confronti dei propri aguzzini, tanto a destra quanto a manca.
In questi anni, come rivista, abbiamo cercato di lavorare, con l’associazione Molise Domani, nel cosiddetto polo progressista, in vista di un rinnovamento che poggiava sul programma, sul candidato presidente, individuato in Domenico Iannacone come segnale di netta discontinuità con il passato, e sulle liste pulite e senza nessuno che facesse il salto della quaglia. Non ci siamo riusciti, ne abbiamo preso atto e ce ne siamo andati. Non potevamo fare altro di fronte al palese imbroglio che non poteva non venire fuori. Mentre sedevamo al tavolo con il segretario del PD Vittorino Facciolla e il coordinatore dei 5 stelle Antonio Federico per concordare il da farsi, questi due soggetti, molto simili alla volpe e al gatto, avevano aperto un tavolo parallelo con altri interlocutori e lì il gatto Federico cadde nelle maglie della volpe Facciolla. Allettato dall’idea di portare a casa il candidato presidente non si rendeva conto che si giocava tutta la credibilità del movimento facendo saltare dalla poltrona di sindaco a quella di possibile governatore il suo candidato, come un piddino qualsiasi. Auguriamo loro di stravincere la tornata elettorale, anche se ci facciamo poche illusioni, naturalmente non con il nostro voto. Mai voteremo la destra ma nemmeno i mancini. Siamo militanti, non militonti e dunque stanchi di tapparci il naso e scegliere, ancora una volta, il meno peggio, solo perché i soliti furbastri fanno i giochi di palazzo.
Siamo soliti leggere la storia dalla parte dei vinti, perché non ci rassegniamo alle narrazioni, spesso intrise di menzogne e doppiogiochismo, dei vincitori che hanno dalla loro parte denaro e strutture di potere. Continueremo, con ancora più convinzione, a cercare di cambiare questa regione che sta svendendo il suolo con torri eoliche e pannelli fotovoltaici su terreni irrigui, chiedendo a tutti i candidati che si impegnino a una moratoria immediata, come ha fatto la regione Lazio per la provincia di Viterbo; riprenderemo il progetto della medicina territoriale che l’attuale maggioranza ha sepolto in un cassetto per non dare fastidio ai soliti speculatori sulla salute dei cittadini; chiederemo nuova attenzione per la salvaguardia dell’ambiente, prima che ci accada qualcosa di peggio della Romagna. Un territorio massacrato dalla disattenzione, dalla speculazione e dalla cementificazione finisce per rivoltarsi contro e farci versare, puntualmente, lacrime amare. Continueremo a tenere i riflettori accesi sul carcere di Larino, purtroppo nel disinteresse di politici e politicanti, locali e nazionali. Sono già sei mesi che la nuova gestione sta soffocando ogni alito di vita, secondo la formula già collaudata nel carcere di Campobasso. La direttrice subentrata, ormai comunemente appellata ‘castigo-di-dio’, continua a riversare la paura della sua stessa ombra su tutto e su tutti. Ha imballato la vita interna alla struttura: esasperati i detenuti, altrettanto la polizia penitenziaria, anche i pochi volontari superstiti fanno sempre più fatica ad entrare e lavorare serenamente. Possibile che a nessuno interessi il ben-essere, il cammino di reinserimento di persone che hanno avuto problemi con la giustizia ma che chiedono una possibilità di riscatto?
Intanto godiamoci giugno. Saranno circa 300 a correre per 21 posti occupazionali. Per un mese ci cercheranno, ci prometteranno la luna, riscopriranno finanche legami di sangue magari risalendo fino ad Adamo e Eva, ci faranno sentire importanti, indispensabili per il loro sogno di gloria, poi torneranno a ignorarci per altri cinque anni, dimenticando noi e loro, da subito, che noi siamo i loro datori di lavoro. Non deludiamoli. Un voto in fondo non si nega a nessuno!☺

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