Un’europa sorda
14 Aprile 2025
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Un’europa sorda

Sotto il vestito niente è il titolo di un vecchio film che ben si adatta alla manifestazione di Piazza del Popolo convocata da Michele Serra e da Repubblica. Una bella manifestazione della quale, temo, si perderanno rapidamente le tracce. La ragione è elementare. In questi decenni le classi dirigenti europee hanno fatto dell’Europa una figura retorica, un soggetto senza né arte né parte, un insieme burocratico incapace di andare oltre l’amministrazione dei fatti correnti, un luogo di privilegi e di lobby sempre più distante dalla vita concreta dei cittadini europei. E siamo ad uno dei tanti paradossi italiani: i protagonisti della decadenza della idea di Europa si candidano a essere ispiratori e tutori della nuova Europa.
Il morto ancora una volta afferra il vivo. L’Europa che viene avanti non solo è vecchia, ma anche pericolosa. È vecchia, perché siamo sempre all’Europa delle nazioni, all’Europa dei veti e dell’immobilismo, pericolosa, perché questa nuova Europa nasce sull’idea del riarmo e del nemico alle porte.
Fa un certo senso vedere il nuovo primo ministro tedesco “gongolare”, perché finalmente la Germania può riaprire il capitolo del riarmo. Non è una buona cosa. Consiglierei la lettura di quello splendido testo di Keynes del 1919 Le conseguenze economiche della pace. La Germania negli anni passati, penso al lungo periodo della presidenza Merkel, è stato un esempio virtuoso di realismo ed equilibrio politico e negli anni 2006-2008 ne sono stato testimone diretto. Mi auguro che la Germania del futuro riprenda rapidamente quel filo di saggezza; per ora le cose non vanno nella giusta direzione.Una Germania che torna a subire la fascinazione della forza, una Germania nella quale si modifica la Costituzione per andare verso il riarmo, una Germania dove un partito neofascista come l’AFD prende il 20% alle ultime elezioni apre interrogativi inquietanti sul futuro.
L’Europa tutta, se non cambia rapidamente analisi del presente e scelte per il futuro, si troverà di fronte ad un bivio drammatico: o essere totalmente irrilevante o divenire essa stessa un principio di pericolosa instabilità. È bene ricordare che proprio in Europa iniziarono le due ultime guerre mondiali.
La prima questione con la quale fare i conti è proprio il nostro rapporto con gli Stati Uniti. L’errore è pensare che l’origine dei problemi sia Trump e solo Trump. No, la storia inizia molto prima. Il conflitto russo-ucraino che ha portato la guerra in Europa, che ha confinato l’Unione Europea nella marginalità e nella irrilevanza è iniziata con le amministrazioni di Obama e di Biden, la differenza è che i democratici ci lasciavano un posticino a tavola, Trump ci ha tolto anche quello.
L’autocrate Putin ha invaso l’Ucraina, questo è indiscutibile, ma il fallimento degli accordi di Minsk non hanno un solo genitore, essi furono possibili per l’iniziativa congiunta dei nazionalisti ucraini e delle stesse amministrazioni americane. L’obiettivo era doppio: logorare, indebolire la Russia e tenere gli europei “sotto scopa”, spingendoli a rompere ogni forma di cooperazione e partneriato con la Russia. La Germania è stata la prima e la più importante vittima economica e sociale di questa strategia americana. La ragione prima di questa situazione non è da ricercare nella politica da grande potenza degli Stati Uniti, bensì nella incapacità e nella non volontà degli europei di perseguire una reale unità di intenti e una vera unione politica e istituzionale. La prima causa delle nostre disgrazie è proprio nel vuoto di strategia della stessa Unione Europea, nell’assenza di una istituzione realmente unitaria e non soggetta ai veti di questo o quel Paese.
Per questo la manifestazione di Piazza del Popolo è poco più di un flatus vocis. Per questo la linea del riarmo della Von der Leyen contiene un doppio errore: codifica la strategia nazionale ed è obiettivamente un ulteriore passo indietro di quella Europa sulla quale tanta retorica si fa. Inoltre accetta l’ inganno del nemico alle porte, l’idea dei carri armati russi pronti ad entrare a Varsavia, Berlino, Parigi, Roma.
Che la Russia con i suoi 140 milioni di abitanti a fronte degli oltre 400 milioni di abitanti in Europa, con una realtà industriale e tecnologica incomparabilmente inferiore a quella dei Paesi europei, che prima della guerra ucraina spendeva in armamenti meno dei Paesi europei, che questa Russia possa invadere l’Europa è un non senso, appunto un inganno.
Siamo al paradosso di una amministrazione americana che dialoga con Mosca, mentre l’Europa si prepara alla guerra.
Ogni Paese ha il diritto e il dovere della sicurezza, ma il primo articolo di una sicurezza reale è nella politica e nella diplomazia. La classe dirigente europea ha rimosso ieri questa elementare verità, quando nulla ha fatto per garantire gli accordi di Minsk fra ucraini e russi e continua oggi, quando pensa di affidarsi alle armi e solo alle armi per garantire la sua sicurezza. Qualcuno obietta: “l’Europa ha tempi lunghi”. Ma proprio questo è stato ed è il problema! Ritrovare il primato della Politica, uscire dall’immobilismo istituzionale e dall’ordinaria amministrazione sono questioni che bussano alla porta, che vanno affrontate e risolte oggi e non domani.
“Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare”, è una massima che ben si adatta alle classi dirigenti europee. ☺

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