Si è svolta a Napoli, dal 13 al 15 di aprile la V Conferenza Nazionale del Volontariato.
Una prima nota, poco confortante, riguarda la scarsa ricaduta che il grande evento ha avuto nell’ambito delle agenzie di informazione. E’ stato lo stesso ministro Ferrero a notare la disattenzione della stampa e della stessa RAI. La cosa conferma la tendenza dell’informazione tutta presa dalla cronaca del sensazionale per lo più calamitata da fatti di cronaca nera. Non ci conforta ma non ci sorprende più di tanto.
Scorrendo i resoconti delle sei sezioni di lavoro si rimane positivamente sorpresi della vitalità e dell’attualità delle analisi e delle proposte scaturite al loro interno. Ancor più se si considera che la partecipazione è stata imprevedibilmente molto numerosa e attiva, al punto da mettere in crisi anche la macchina organizzativa che era stata allestita dalle strutture di servizio del ministero delle politiche sociali.
Vediamo di cogliere alcuni punti più attuali e che, in qualche modo, il Forum del Terzo Settore del Molise aveva da tempo posto al centro del proprio programma.
Un primo aspetto che viene alla ribalta dell’ampio dibattito sviluppatosi e che viene toccato trasversalmente nei gruppi di lavoro è quello che rilancia con forza i valori del dono e della solidarietà come patrimonio comune dell’intero terzo settore. Ma essi vanno oculatamente collocati all’interno di una domanda di giustizia sociale, per cui il volontariato non vuole ridursi a supplire il ritardo dello stato e della legislazione sui problemi che si riferiscono alla povertà, alla marginalità, alla solitudine in cui versano tanti cittadini, famiglie e gruppi che pagano il prezzo amaro di una società cedevole al consumismo e allo stato di benessere di pochi.
Ancora: la dimensione terziaria del cosiddetto mondo della solidarietà, della promozione e della cooperazione sociale non deve ridursi ad una posizione di dipendenza di tipo clientelare e di totale sudditanza nei confronti delle istituzioni e di quanti gestiscono i programmi e i progetti che riguardano le politiche sociali. Viene da tutti ribadito il diritto dovere delle istituzioni e degli agenti dell’economia a interloquire su tavoli paritari con il mondo del volontariato e dell’associazionismo che opera sul terreno del welfare.
Su tale terreno la conferenza di Napoli sollecita l’avvio di processi di formazione “congiunta” per gli stessi soggetti dell’amministrazione pubblica in sinergia con quanti operano nel terzo settore. E’ tale prassi che costituisce la premessa indispensabile per porre fine alle logore e stantie procedure che hanno portato le istituzioni a considerare il volontariato e il terzo settore solo come soggetti di “audizione”, non invece di analisi e di coprogettazione negli spazi e nei tempi previsti per la stesura dei piani di zona. Come contenuto nella Legge 328 del 2000. A tal proposito nei gruppi si sollecita un forte richiamo all’art. 118 entrato a far parte della costituzione italiana dopo la riforma del cap. V della medesima, portata a termine nel 2001 sui temi della sussidiarietà.
Sempre a proposito della legislazione viene sollecitato il governo a porre mano con maggiore determinazione alla riforma della legge 266 del ’91 che non risponde, sotto molti aspetti, alle istanze che provengono dal mondo del volontariato su questioni di natura fiscale e sul fatto che al suo interno non si fa alcun cenno sul rapporto che va instaurato, in tema di risorse finanziarie, oltre che con lo stato, anche con l’economia privata (vedi le fondazioni). E qui, per quel che ci riguarda, è tempo che anche in Molise ci si adoperi per mettere in atto iniziative rivolte alla nascita di fondazioni che si assumano anche sul nostro territorio il compito di sostenere programmi riguardanti l’economia sociale. In questo il Forum del Molise ha già avviato i primi approcci con aziende e imprenditori sensibili su tale tema.
Ritorna in diversi documenti conclusivi dei gruppi di lavoro un forte richiamo alle associazioni a muoversi su logiche di rete per andare oltre la solitudine che costituisce un vero e proprio gorgo nel quale i gruppi e le organizzazioni del terzo settore spesso ricadono, con il rischio palese di assistere al logoramento di idee e progetti che non assumano lo spessore di ampio respiro, in grado di uscire dalla nicchia e di coinvolgere i cittadini e le stesse istituzioni. Su tale deriva abbiamo accennato più volte, anche su La Fonte, rimarcando tale limite dell’associazionismo di solidarietà e di cooperazione, che ha anche una ricaduta negativa sulle cattive scelte della politica che spesso si muovono nella logica del clientelismo e non alimentano di certo i valori del dono, della prossimità ai più deboli, della solidarietà e della cooperazione.
E a tale proposito mi piace riportare un passaggio presente nel documento finale stilato dal gruppo di lavoro che a Napoli ha analizzato e formulato proposte sul tema: Il ruolo del volontariato e del Terzo Settore. “E’ necessario affermare il principio che il volontariato è uno dei soggetti costituenti del Terzo Settore. L’affermazione di questo principio passa, anche, attraverso l’impegno delle associazioni di volontariato ad agire sempre di più in una logica di rete, rafforzando in primo luogo il rapporto e le relazioni tra loro, con il massimo coinvolgimento di tutte le organizzazioni (comprese quelle non iscritte nei registri), ed in secondo luogo realizzando reti insieme agli altri soggetti di terzo settore. Ciò consentirà anche di superare logiche competitive (che sono sbagliate e dannose) e di garantire pari dignità tra le organizzazioni di volontariato e gli altri soggetti di Terzo Settore”.
Parole che sono pietre miliari su cui fondare un nuovo edificio culturale e strategico, anche per correggere i mali di quella politica che di lobby si alimenta. Magari con il coinvolgimento, più o meno consapevole, di gruppi e associazioni che, per missione propria, hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita e l’innalzamento del livello di partecipazione, di condivisione, di trasparenza e di rispetto dei diritti di tutti, a partire dai più deboli.
A conclusione di questa succinta ricapitolazione dei messaggi che ci giungono dalla convention di Napoli, casca molto a proposito il rilievo che un po’ tutti i gruppi di lavoro hanno sottolineato nel sollecitare l’aiuto e le giuste sollecitazioni che la società tutta, e il terzo settore in particolare, sono oggi chiamati a fornire ai giovani perché possano accostarsi ai gruppi e alle organizzazioni che operano nell’ambito della solidarietà e dell’azione sociale, con spirito di condivisione e di attenta propositività.
Siamo immersi in un disagio che si fa sempre più allarmante di fronte ai fenomeni di bullismo che vanno invadendo l’esperienza quotidiana dei nostri giovani. Meno che mai ci si può accomodare nel solito lamento sulle nuove generazioni.
Siamo tutti responsabili di un vuoto di proposta che si riscontra sul terreno di una alternativa alla cultura giovanile adescata da una comunicazione priva di valori educativi e di incoraggiamento al mutamento di stili di vita. I giovani ne sono le vittime più ricorrenti ed indifese. E’ nostro dovere primario andare loro incontro sulla strada, in famiglia, nella scuola e, soprattutto nel coinvolgimento partecipativo all’interno dei nostri itinerari, progetti, proposte, nel campo della solidarietà e della compartecipazione. Il nostro Molise può essere per il forum del terzo settore un laboratorio modello.
Questo è un compito non più rinviabile perché il futuro dei nostri ragazzi va riposto nelle loro stesse mani, ma senza più ritiraci nel nostro comodo ruolo di giudici che si estraniano dalle loro attese e confermano una condizione di marginalità sociale nella quale un po’ tutti ci andiamo rinserrando per carenza di iniziativa e di oculata azione educativa.
Non ci salveremo da soli se non passeremo a questa generazione giovanile ideali e proposte che è loro diritto attendersi dalla società adulta. A partire dall’assunzione di un atteggiamento di dialogo e di ascolto che oggi nei suoi confronti risulta assente in molti spazi di una società ripiegata nell’individualismo di singoli e di gruppi. ☺
Si è svolta a Napoli, dal 13 al 15 di aprile la V Conferenza Nazionale del Volontariato.
Una prima nota, poco confortante, riguarda la scarsa ricaduta che il grande evento ha avuto nell’ambito delle agenzie di informazione. E’ stato lo stesso ministro Ferrero a notare la disattenzione della stampa e della stessa RAI. La cosa conferma la tendenza dell’informazione tutta presa dalla cronaca del sensazionale per lo più calamitata da fatti di cronaca nera. Non ci conforta ma non ci sorprende più di tanto.
Scorrendo i resoconti delle sei sezioni di lavoro si rimane positivamente sorpresi della vitalità e dell’attualità delle analisi e delle proposte scaturite al loro interno. Ancor più se si considera che la partecipazione è stata imprevedibilmente molto numerosa e attiva, al punto da mettere in crisi anche la macchina organizzativa che era stata allestita dalle strutture di servizio del ministero delle politiche sociali.
Vediamo di cogliere alcuni punti più attuali e che, in qualche modo, il Forum del Terzo Settore del Molise aveva da tempo posto al centro del proprio programma.
Un primo aspetto che viene alla ribalta dell’ampio dibattito sviluppatosi e che viene toccato trasversalmente nei gruppi di lavoro è quello che rilancia con forza i valori del dono e della solidarietà come patrimonio comune dell’intero terzo settore. Ma essi vanno oculatamente collocati all’interno di una domanda di giustizia sociale, per cui il volontariato non vuole ridursi a supplire il ritardo dello stato e della legislazione sui problemi che si riferiscono alla povertà, alla marginalità, alla solitudine in cui versano tanti cittadini, famiglie e gruppi che pagano il prezzo amaro di una società cedevole al consumismo e allo stato di benessere di pochi.
Ancora: la dimensione terziaria del cosiddetto mondo della solidarietà, della promozione e della cooperazione sociale non deve ridursi ad una posizione di dipendenza di tipo clientelare e di totale sudditanza nei confronti delle istituzioni e di quanti gestiscono i programmi e i progetti che riguardano le politiche sociali. Viene da tutti ribadito il diritto dovere delle istituzioni e degli agenti dell’economia a interloquire su tavoli paritari con il mondo del volontariato e dell’associazionismo che opera sul terreno del welfare.
Su tale terreno la conferenza di Napoli sollecita l’avvio di processi di formazione “congiunta” per gli stessi soggetti dell’amministrazione pubblica in sinergia con quanti operano nel terzo settore. E’ tale prassi che costituisce la premessa indispensabile per porre fine alle logore e stantie procedure che hanno portato le istituzioni a considerare il volontariato e il terzo settore solo come soggetti di “audizione”, non invece di analisi e di coprogettazione negli spazi e nei tempi previsti per la stesura dei piani di zona. Come contenuto nella Legge 328 del 2000. A tal proposito nei gruppi si sollecita un forte richiamo all’art. 118 entrato a far parte della costituzione italiana dopo la riforma del cap. V della medesima, portata a termine nel 2001 sui temi della sussidiarietà.
Sempre a proposito della legislazione viene sollecitato il governo a porre mano con maggiore determinazione alla riforma della legge 266 del ’91 che non risponde, sotto molti aspetti, alle istanze che provengono dal mondo del volontariato su questioni di natura fiscale e sul fatto che al suo interno non si fa alcun cenno sul rapporto che va instaurato, in tema di risorse finanziarie, oltre che con lo stato, anche con l’economia privata (vedi le fondazioni). E qui, per quel che ci riguarda, è tempo che anche in Molise ci si adoperi per mettere in atto iniziative rivolte alla nascita di fondazioni che si assumano anche sul nostro territorio il compito di sostenere programmi riguardanti l’economia sociale. In questo il Forum del Molise ha già avviato i primi approcci con aziende e imprenditori sensibili su tale tema.
Ritorna in diversi documenti conclusivi dei gruppi di lavoro un forte richiamo alle associazioni a muoversi su logiche di rete per andare oltre la solitudine che costituisce un vero e proprio gorgo nel quale i gruppi e le organizzazioni del terzo settore spesso ricadono, con il rischio palese di assistere al logoramento di idee e progetti che non assumano lo spessore di ampio respiro, in grado di uscire dalla nicchia e di coinvolgere i cittadini e le stesse istituzioni. Su tale deriva abbiamo accennato più volte, anche su La Fonte, rimarcando tale limite dell’associazionismo di solidarietà e di cooperazione, che ha anche una ricaduta negativa sulle cattive scelte della politica che spesso si muovono nella logica del clientelismo e non alimentano di certo i valori del dono, della prossimità ai più deboli, della solidarietà e della cooperazione.
E a tale proposito mi piace riportare un passaggio presente nel documento finale stilato dal gruppo di lavoro che a Napoli ha analizzato e formulato proposte sul tema: Il ruolo del volontariato e del Terzo Settore. “E’ necessario affermare il principio che il volontariato è uno dei soggetti costituenti del Terzo Settore. L’affermazione di questo principio passa, anche, attraverso l’impegno delle associazioni di volontariato ad agire sempre di più in una logica di rete, rafforzando in primo luogo il rapporto e le relazioni tra loro, con il massimo coinvolgimento di tutte le organizzazioni (comprese quelle non iscritte nei registri), ed in secondo luogo realizzando reti insieme agli altri soggetti di terzo settore. Ciò consentirà anche di superare logiche competitive (che sono sbagliate e dannose) e di garantire pari dignità tra le organizzazioni di volontariato e gli altri soggetti di Terzo Settore”.
Parole che sono pietre miliari su cui fondare un nuovo edificio culturale e strategico, anche per correggere i mali di quella politica che di lobby si alimenta. Magari con il coinvolgimento, più o meno consapevole, di gruppi e associazioni che, per missione propria, hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita e l’innalzamento del livello di partecipazione, di condivisione, di trasparenza e di rispetto dei diritti di tutti, a partire dai più deboli.
A conclusione di questa succinta ricapitolazione dei messaggi che ci giungono dalla convention di Napoli, casca molto a proposito il rilievo che un po’ tutti i gruppi di lavoro hanno sottolineato nel sollecitare l’aiuto e le giuste sollecitazioni che la società tutta, e il terzo settore in particolare, sono oggi chiamati a fornire ai giovani perché possano accostarsi ai gruppi e alle organizzazioni che operano nell’ambito della solidarietà e dell’azione sociale, con spirito di condivisione e di attenta propositività.
Siamo immersi in un disagio che si fa sempre più allarmante di fronte ai fenomeni di bullismo che vanno invadendo l’esperienza quotidiana dei nostri giovani. Meno che mai ci si può accomodare nel solito lamento sulle nuove generazioni.
Siamo tutti responsabili di un vuoto di proposta che si riscontra sul terreno di una alternativa alla cultura giovanile adescata da una comunicazione priva di valori educativi e di incoraggiamento al mutamento di stili di vita. I giovani ne sono le vittime più ricorrenti ed indifese. E’ nostro dovere primario andare loro incontro sulla strada, in famiglia, nella scuola e, soprattutto nel coinvolgimento partecipativo all’interno dei nostri itinerari, progetti, proposte, nel campo della solidarietà e della compartecipazione. Il nostro Molise può essere per il forum del terzo settore un laboratorio modello.
Questo è un compito non più rinviabile perché il futuro dei nostri ragazzi va riposto nelle loro stesse mani, ma senza più ritiraci nel nostro comodo ruolo di giudici che si estraniano dalle loro attese e confermano una condizione di marginalità sociale nella quale un po’ tutti ci andiamo rinserrando per carenza di iniziativa e di oculata azione educativa.
Non ci salveremo da soli se non passeremo a questa generazione giovanile ideali e proposte che è loro diritto attendersi dalla società adulta. A partire dall’assunzione di un atteggiamento di dialogo e di ascolto che oggi nei suoi confronti risulta assente in molti spazi di una società ripiegata nell’individualismo di singoli e di gruppi. ☺
Si è svolta a Napoli, dal 13 al 15 di aprile la V Conferenza Nazionale del Volontariato.
Una prima nota, poco confortante, riguarda la scarsa ricaduta che il grande evento ha avuto nell’ambito delle agenzie di informazione. E’ stato lo stesso ministro Ferrero a notare la disattenzione della stampa e della stessa RAI. La cosa conferma la tendenza dell’informazione tutta presa dalla cronaca del sensazionale per lo più calamitata da fatti di cronaca nera. Non ci conforta ma non ci sorprende più di tanto.
Scorrendo i resoconti delle sei sezioni di lavoro si rimane positivamente sorpresi della vitalità e dell’attualità delle analisi e delle proposte scaturite al loro interno. Ancor più se si considera che la partecipazione è stata imprevedibilmente molto numerosa e attiva, al punto da mettere in crisi anche la macchina organizzativa che era stata allestita dalle strutture di servizio del ministero delle politiche sociali.
Vediamo di cogliere alcuni punti più attuali e che, in qualche modo, il Forum del Terzo Settore del Molise aveva da tempo posto al centro del proprio programma.
Un primo aspetto che viene alla ribalta dell’ampio dibattito sviluppatosi e che viene toccato trasversalmente nei gruppi di lavoro è quello che rilancia con forza i valori del dono e della solidarietà come patrimonio comune dell’intero terzo settore. Ma essi vanno oculatamente collocati all’interno di una domanda di giustizia sociale, per cui il volontariato non vuole ridursi a supplire il ritardo dello stato e della legislazione sui problemi che si riferiscono alla povertà, alla marginalità, alla solitudine in cui versano tanti cittadini, famiglie e gruppi che pagano il prezzo amaro di una società cedevole al consumismo e allo stato di benessere di pochi.
Ancora: la dimensione terziaria del cosiddetto mondo della solidarietà, della promozione e della cooperazione sociale non deve ridursi ad una posizione di dipendenza di tipo clientelare e di totale sudditanza nei confronti delle istituzioni e di quanti gestiscono i programmi e i progetti che riguardano le politiche sociali. Viene da tutti ribadito il diritto dovere delle istituzioni e degli agenti dell’economia a interloquire su tavoli paritari con il mondo del volontariato e dell’associazionismo che opera sul terreno del welfare.
Su tale terreno la conferenza di Napoli sollecita l’avvio di processi di formazione “congiunta” per gli stessi soggetti dell’amministrazione pubblica in sinergia con quanti operano nel terzo settore. E’ tale prassi che costituisce la premessa indispensabile per porre fine alle logore e stantie procedure che hanno portato le istituzioni a considerare il volontariato e il terzo settore solo come soggetti di “audizione”, non invece di analisi e di coprogettazione negli spazi e nei tempi previsti per la stesura dei piani di zona. Come contenuto nella Legge 328 del 2000. A tal proposito nei gruppi si sollecita un forte richiamo all’art. 118 entrato a far parte della costituzione italiana dopo la riforma del cap. V della medesima, portata a termine nel 2001 sui temi della sussidiarietà.
Sempre a proposito della legislazione viene sollecitato il governo a porre mano con maggiore determinazione alla riforma della legge 266 del ’91 che non risponde, sotto molti aspetti, alle istanze che provengono dal mondo del volontariato su questioni di natura fiscale e sul fatto che al suo interno non si fa alcun cenno sul rapporto che va instaurato, in tema di risorse finanziarie, oltre che con lo stato, anche con l’economia privata (vedi le fondazioni). E qui, per quel che ci riguarda, è tempo che anche in Molise ci si adoperi per mettere in atto iniziative rivolte alla nascita di fondazioni che si assumano anche sul nostro territorio il compito di sostenere programmi riguardanti l’economia sociale. In questo il Forum del Molise ha già avviato i primi approcci con aziende e imprenditori sensibili su tale tema.
Ritorna in diversi documenti conclusivi dei gruppi di lavoro un forte richiamo alle associazioni a muoversi su logiche di rete per andare oltre la solitudine che costituisce un vero e proprio gorgo nel quale i gruppi e le organizzazioni del terzo settore spesso ricadono, con il rischio palese di assistere al logoramento di idee e progetti che non assumano lo spessore di ampio respiro, in grado di uscire dalla nicchia e di coinvolgere i cittadini e le stesse istituzioni. Su tale deriva abbiamo accennato più volte, anche su La Fonte, rimarcando tale limite dell’associazionismo di solidarietà e di cooperazione, che ha anche una ricaduta negativa sulle cattive scelte della politica che spesso si muovono nella logica del clientelismo e non alimentano di certo i valori del dono, della prossimità ai più deboli, della solidarietà e della cooperazione.
E a tale proposito mi piace riportare un passaggio presente nel documento finale stilato dal gruppo di lavoro che a Napoli ha analizzato e formulato proposte sul tema: Il ruolo del volontariato e del Terzo Settore. “E’ necessario affermare il principio che il volontariato è uno dei soggetti costituenti del Terzo Settore. L’affermazione di questo principio passa, anche, attraverso l’impegno delle associazioni di volontariato ad agire sempre di più in una logica di rete, rafforzando in primo luogo il rapporto e le relazioni tra loro, con il massimo coinvolgimento di tutte le organizzazioni (comprese quelle non iscritte nei registri), ed in secondo luogo realizzando reti insieme agli altri soggetti di terzo settore. Ciò consentirà anche di superare logiche competitive (che sono sbagliate e dannose) e di garantire pari dignità tra le organizzazioni di volontariato e gli altri soggetti di Terzo Settore”.
Parole che sono pietre miliari su cui fondare un nuovo edificio culturale e strategico, anche per correggere i mali di quella politica che di lobby si alimenta. Magari con il coinvolgimento, più o meno consapevole, di gruppi e associazioni che, per missione propria, hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita e l’innalzamento del livello di partecipazione, di condivisione, di trasparenza e di rispetto dei diritti di tutti, a partire dai più deboli.
A conclusione di questa succinta ricapitolazione dei messaggi che ci giungono dalla convention di Napoli, casca molto a proposito il rilievo che un po’ tutti i gruppi di lavoro hanno sottolineato nel sollecitare l’aiuto e le giuste sollecitazioni che la società tutta, e il terzo settore in particolare, sono oggi chiamati a fornire ai giovani perché possano accostarsi ai gruppi e alle organizzazioni che operano nell’ambito della solidarietà e dell’azione sociale, con spirito di condivisione e di attenta propositività.
Siamo immersi in un disagio che si fa sempre più allarmante di fronte ai fenomeni di bullismo che vanno invadendo l’esperienza quotidiana dei nostri giovani. Meno che mai ci si può accomodare nel solito lamento sulle nuove generazioni.
Siamo tutti responsabili di un vuoto di proposta che si riscontra sul terreno di una alternativa alla cultura giovanile adescata da una comunicazione priva di valori educativi e di incoraggiamento al mutamento di stili di vita. I giovani ne sono le vittime più ricorrenti ed indifese. E’ nostro dovere primario andare loro incontro sulla strada, in famiglia, nella scuola e, soprattutto nel coinvolgimento partecipativo all’interno dei nostri itinerari, progetti, proposte, nel campo della solidarietà e della compartecipazione. Il nostro Molise può essere per il forum del terzo settore un laboratorio modello.
Questo è un compito non più rinviabile perché il futuro dei nostri ragazzi va riposto nelle loro stesse mani, ma senza più ritiraci nel nostro comodo ruolo di giudici che si estraniano dalle loro attese e confermano una condizione di marginalità sociale nella quale un po’ tutti ci andiamo rinserrando per carenza di iniziativa e di oculata azione educativa.
Non ci salveremo da soli se non passeremo a questa generazione giovanile ideali e proposte che è loro diritto attendersi dalla società adulta. A partire dall’assunzione di un atteggiamento di dialogo e di ascolto che oggi nei suoi confronti risulta assente in molti spazi di una società ripiegata nell’individualismo di singoli e di gruppi. ☺
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