Nel novembre del 1976, Italo Calvino compì un lungo viaggio in Giappone. I reportage che scrisse vennero pubblicati sul “Corriere della Sera” con il titolo Il Signor Palomar va in Giappone e, in parte, nel 1984, nella raccolta Collezione di sabbia (Mondadori, Milano, 2002). È tratto da I mille giardini, uno di questi piccoli quadretti giapponesi, finemente tratteggiati, questo frammento di saggezza da condividere con i lettori de la fonte: “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”.
Quale migliore proposito per il 2016, proclamato l’Anno nazionale dei cammini?
Il 2016 sarà un anno davvero speciale, nella sua doppia valenza: laica, di anno dei cammini, e religiosa, di anno giubilare. I 6.600 chilometri di cammini che attraversano tutto il Paese, da Nord a Sud, possono essere prima di tutto un’occasione per riscoprire la nostra bellissima Italia “minore” e possono gettare le basi di un turismo sostenibile, non solo concentrato nelle capitali dell’arte, ma “povero e lento”, come lo ha definito il ministro Franceschini. Ma la pratica del camminare lento e consapevole può favorire anche la salute fisica e mentale. Il progetto è infatti in linea con la cosiddetta “Carta di Toronto dell’Attività Fisica”, un accordo internazionale, o “protocollo globale”, attivo dal 2010, per la promozione della salute sociale attraverso la promozione del camminare. Seguendo l’esempio del cammino di Santiago di Compostela, punta inoltre alla riscoperta, tutta interiore, di antichi itinerari religiosi.
Un nuovo modo di viaggiare, insomma, culturale, naturalistico e anche spirituale. Ma dove mettersi in marcia? Gli incredibili terrazzamenti delle Cinque terre, la Via Francigena in Toscana, il cammino di San Francesco in Umbria, l’Appia antica nel Lazio, i 14 chilometri lungo il gelido fiume Orfento nel cuore del Parco Nazionale della Majella, sono solo alcuni esempi di una rete infinita di itinerari, per scoprire nuovi luoghi, per conoscere gli altri, per vivere qualcosa che non sia una semplice vacanza.
Del resto, come ci ricorda Jean Giono, autore francese del celebre racconto L’uomo che piantava gli alberi (storia di un pastore che aveva piantato in tre anni centomila ghiande, ricoprendo di querce un’arida vallata in Provenza), “il sole non è mai così bello quanto nel giorno in cui ci si mette in cammino”.
Nel novembre del 1976, Italo Calvino compì un lungo viaggio in Giappone. I reportage che scrisse vennero pubblicati sul “Corriere della Sera” con il titolo Il Signor Palomar va in Giappone e, in parte, nel 1984, nella raccolta Collezione di sabbia (Mondadori, Milano, 2002). È tratto da I mille giardini, uno di questi piccoli quadretti giapponesi, finemente tratteggiati, questo frammento di saggezza da condividere con i lettori de la fonte: “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”.
Quale migliore proposito per il 2016, proclamato l’Anno nazionale dei cammini?
Il 2016 sarà un anno davvero speciale, nella sua doppia valenza: laica, di anno dei cammini, e religiosa, di anno giubilare. I 6.600 chilometri di cammini che attraversano tutto il Paese, da Nord a Sud, possono essere prima di tutto un’occasione per riscoprire la nostra bellissima Italia “minore” e possono gettare le basi di un turismo sostenibile, non solo concentrato nelle capitali dell’arte, ma “povero e lento”, come lo ha definito il ministro Franceschini. Ma la pratica del camminare lento e consapevole può favorire anche la salute fisica e mentale. Il progetto è infatti in linea con la cosiddetta “Carta di Toronto dell’Attività Fisica”, un accordo internazionale, o “protocollo globale”, attivo dal 2010, per la promozione della salute sociale attraverso la promozione del camminare. Seguendo l’esempio del cammino di Santiago di Compostela, punta inoltre alla riscoperta, tutta interiore, di antichi itinerari religiosi.
Un nuovo modo di viaggiare, insomma, culturale, naturalistico e anche spirituale. Ma dove mettersi in marcia? Gli incredibili terrazzamenti delle Cinque terre, la Via Francigena in Toscana, il cammino di San Francesco in Umbria, l’Appia antica nel Lazio, i 14 chilometri lungo il gelido fiume Orfento nel cuore del Parco Nazionale della Majella, sono solo alcuni esempi di una rete infinita di itinerari, per scoprire nuovi luoghi, per conoscere gli altri, per vivere qualcosa che non sia una semplice vacanza.
Del resto, come ci ricorda Jean Giono, autore francese del celebre racconto L’uomo che piantava gli alberi (storia di un pastore che aveva piantato in tre anni centomila ghiande, ricoprendo di querce un’arida vallata in Provenza), “il sole non è mai così bello quanto nel giorno in cui ci si mette in cammino”.
Nel novembre del 1976, Italo Calvino compì un lungo viaggio in Giappone. I reportage che scrisse vennero pubblicati sul “Corriere della Sera” con il titolo Il Signor Palomar va in Giappone e, in parte, nel 1984, nella raccolta Collezione di sabbia (Mondadori, Milano, 2002). È tratto da I mille giardini, uno di questi piccoli quadretti giapponesi, finemente tratteggiati, questo frammento di saggezza da condividere con i lettori de la fonte: “Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi”.
Quale migliore proposito per il 2016, proclamato l’Anno nazionale dei cammini?
Il 2016 sarà un anno davvero speciale, nella sua doppia valenza: laica, di anno dei cammini, e religiosa, di anno giubilare. I 6.600 chilometri di cammini che attraversano tutto il Paese, da Nord a Sud, possono essere prima di tutto un’occasione per riscoprire la nostra bellissima Italia “minore” e possono gettare le basi di un turismo sostenibile, non solo concentrato nelle capitali dell’arte, ma “povero e lento”, come lo ha definito il ministro Franceschini. Ma la pratica del camminare lento e consapevole può favorire anche la salute fisica e mentale. Il progetto è infatti in linea con la cosiddetta “Carta di Toronto dell’Attività Fisica”, un accordo internazionale, o “protocollo globale”, attivo dal 2010, per la promozione della salute sociale attraverso la promozione del camminare. Seguendo l’esempio del cammino di Santiago di Compostela, punta inoltre alla riscoperta, tutta interiore, di antichi itinerari religiosi.
Un nuovo modo di viaggiare, insomma, culturale, naturalistico e anche spirituale. Ma dove mettersi in marcia? Gli incredibili terrazzamenti delle Cinque terre, la Via Francigena in Toscana, il cammino di San Francesco in Umbria, l’Appia antica nel Lazio, i 14 chilometri lungo il gelido fiume Orfento nel cuore del Parco Nazionale della Majella, sono solo alcuni esempi di una rete infinita di itinerari, per scoprire nuovi luoghi, per conoscere gli altri, per vivere qualcosa che non sia una semplice vacanza.
Del resto, come ci ricorda Jean Giono, autore francese del celebre racconto L’uomo che piantava gli alberi (storia di un pastore che aveva piantato in tre anni centomila ghiande, ricoprendo di querce un’arida vallata in Provenza), “il sole non è mai così bello quanto nel giorno in cui ci si mette in cammino”.
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