la salute anzitutto
21 Marzo 2010 Share

la salute anzitutto

 

A un noto camorrista che inquinava le falde acquifere fecero notare che quel danno si ritorceva anche contro di lui. Tranquillo rispose: “Nessun problema, io bevo acqua minerale!”.

 I protagonisti dello sfascio della sanità nel Molise probabilmente ragionano in modo similare: loro possono permettersi di andare a curarsi fuori regione. Non mi si venga a dire che l’assistenza sanitaria è gratuita per tutti, perché nessun malato fa la valigia e parte da solo per andare nell’ospedale che dà maggiori garanzie! Esigenze di lavoro, di famiglia, economiche e quant’altro costringono i poveri a servirsi del nosocomio più vicino e più facilmente raggiungibile, an- che se non sempre è il più idoneo.

Seguo da vicino la vicenda dell’ospedale di Larino, ero anche alla manifestazione; non potrebbe essere altrimenti perché come persona  tengo alla cura della salute, che oltretutto è un diritto, come parroco di un paese che vive già il disagio del terremoto,  per la soluzione del quale “le stelle stanno a guardare”, lotto accanto a coloro che ne hanno o potrebbero averne bisogno, come responsabile di un giornale sono radicato sul territorio e costretto a denunciare l’ennesima nefandezza della giunta regionale.

Fatta questa necessaria e doverosa premessa, mi sembra ora fondamentale puntualizzare che, nella scala dei valori, per me al primo posto non c’è né l’ospedale di Larino né la tutela del posto di quelli che ci lavorano, ma, mi si perdoni il cinismo, la salute del cittadino. L’ideale è che siano strettamente interdipendenti, purtroppo non sempre accade e allora una gerarchia si impone. La persona che sta male vuole sapere anzitutto che cosa mina la sua salute, poi quale medico è più idoneo a risolvere il suo caso, successivamente dove esercita la professione, infine considera se può permettersi di raggiungerlo o se deve ripiegare sulla struttura più vicina e, nel caso, in quali rischi incorre.

Che a Larino ci sia necessità di un ospedale è fuori discussione, e continueremo a lottare con tutte le forze perché né gretti giochi politici e clientelari, né problemi di bilanci abbiano la meglio. Ma la struttura non basta, occorre la qualità dei servizi. Più di vent’anni fa, quando si andava alla ricerca di una sede per l’ospedale della Cattolica, lanciammo l’idea, attraverso le pagine di Rosso di Sera, che poteva essere accolto nell’attuale ospedale frentano, all’epoca in costruzione, ma fermo da anni, come molti ricorderanno. Probabilmente non se ne sarebbe potuto fare niente, ma trovammo un muro: le grandi famiglie che allora dettavano legge proteggevano le poltrone dei baroni.

In tutti questi anni alcuni reparti hanno raggiunto l’eccellenza e la riprova è che il bene sommo della salute, per noi al primo posto, ha consigliato a tanti, anche da fuori regione, di venire qui a curarsi. Ma è stato fatto tutto il possibile per potenziare le strutture o si temeva che così facendo si sarebbero oscurati i colleghi luminari che non brillavano di luce propria? Alcuni reparti invece convogliavano anche i residenti verso altri centri di cura: perché si è preferito mettere la sordina al cattivo funzionamento e non si è mai alzata nessuna voce a chiedere qualità ed efficienza? Perché la stessa ASL (allora di Larino) non si è costituita parte civile nei processi intentati contro i medici accusati di malasanità?

Trovo inopportuna e fuori luogo la polemica fra gli ospedali di Termoli e Larino, appartenenti oggi alla stessa ASL: i campanilismi sono fuori posto. Anziché avere reparti presenti in entrambe le strutture e magari malfunzionanti, un processo di razionalizzazione che non avesse tenuto conto dei boss avrebbe potuto elaborare una unitarietà di reparti, in modo che ancora una volta risultasse prioritaria, nelle due strutture, la cura del malato.

E ancora, poiché fare chiarezza non significa minare la compattezza di un fronte, ma solo renderlo più consapevole, non si può non accennare alle responsabilità politiche che non sono equamente distribuibili. La riduzione dei posti letto, la chiusura di reparti, il grosso deficit della sanità accumulato nella gestione regionale del presidente Iorio non sono catastrofi naturali e imprevedibili come può essere una nevicata fuori misura in inverno o una grandinata estiva. Questi fatti non possono essere passati sotto silenzio per timore di toccare la suscettibilità di chi tiene il coltello dalla parte del manico. Che ben vengano il sindaco di Larino e tutta la sua giunta, è ben accetta la De Camillis, oggi parlamentare e fino a ieri consigliere regionale, a sostenere una giusta causa quale la difesa dell’ospedale. Sulla via di Damasco c’è posto per tutti, ma poiché costoro sembrano, più che pentiti di qualcosa, maneggioni cooptati perché capaci di arrivare dove altri non possono mettere mano, francamente non sopporto di ricevere per grazia (altrimenti detto per clientelismo), e per l’intercessione di corresponsabili del disastroso stato della sanità, quello che spetta per giustizia.

Non è dignitoso andare col cappello in mano: la dignità, come la salute, viene prima di qualsiasi altra cosa. Costi quel che costi. ☺

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