Establishment [pronuncia: isteblisc-ment]: molto frequente nel linguaggio sociopolitico, questo termine inglese piace a noi italiani perché si presta ad indicare sinteticamente una situazione più complessa.
Verrebbe naturale associare questa parola, per assonanza, all’italiano “stabilità”, ma nella lingua inglese il significato di establishment è alquanto diverso e va compreso all’interno di un contesto culturale anch’esso diverso dal nostro.
Se ci riferiamo ai significati letterali del vocabolo, dobbiamo innanzitutto identificarlo con “organizzazione, istituzione” – negli ambiti sociale, politico, economico -, sostantivo derivante dal verbo establish [pronuncia: isteblisc (con sc come in sci)], “dare inizio, impiantare”.
Il valore semantico del termine rimanda quindi a tutte quelle realtà, atti o situazioni cui le persone danno vita per adempiere determinate funzioni, conseguire obiettivi, ottenere risultati. Qualcosa che si crea dal nuovo, che è nuovo, ma che inspiegabilmente si trasforma in vecchio, stantio, persino retrò.
Lo establishment – preceduto dall’articolo determinativo the – non è altro che il gruppo delle persone più in vista o più importanti in una nazione, in una società. Una “casta” potremmo azzardare, poiché spesso il termine è utilizzato in riferimento alle classi dominanti o ai gruppi aziendali più forti e conseguentemente alle strutture che essi controllano. L’equivalente italiano “sistema” non trasmette l’identica valenza semantica perché appare più generico, mentre la connotazione negativa o dispregiativa di establishment risiede nell’immobilismo, nel contrasto verso qualsiasi forma di innovazione, nella conservazione del potere.
Un establishment, che sia di uno stato, di una formazione politica o di una professione, impone le “sue” regole, esige comportamenti, richiede la completa rinuncia a partecipare in prima persona alle scelte che riguardano tutti gli altri. I conflitti si risolvono in base al principio della scala gerarchica, per cui chi è più in basso deve sempre cedere. Non è richiesta la partecipazione, è imposta la delega.
Il passo verso una riflessione sull’establishment della nostra politica è breve. “Affinché la politica torni a camminare sul sentiero della speranza sono necessarie alcune condizioni essenziali. Innanzitutto bisogna fare in modo che il potere che gestisce la politica resti servizio e non dominio o, peggio ancora, controllo di coscienze e di esistenze umane. È un requisito minimo e – a livello verbale – universalmente condiviso. Di fatto resta un obiettivo ancora da raggiungere. Troppe volte il potere è dominio, ambizione, poltrone… Non vogliamo negare la grande quantità di persone che spende le migliori energie e risorse con autentico spirito di servizio. È vero, però, che attorno alla politica si annidano ancora sacche di potere, spesso intese come interessi, guadagni e privilegi personali che indeboliscono la cultura del servizio… Bisogna creare le premesse perché la politica resti partecipazione e non delega” (Luigi Ciotti).☺
dario.carlone@tiscali.it
Establishment [pronuncia: isteblisc-ment]: molto frequente nel linguaggio sociopolitico, questo termine inglese piace a noi italiani perché si presta ad indicare sinteticamente una situazione più complessa.
Verrebbe naturale associare questa parola, per assonanza, all’italiano “stabilità”, ma nella lingua inglese il significato di establishment è alquanto diverso e va compreso all’interno di un contesto culturale anch’esso diverso dal nostro.
Se ci riferiamo ai significati letterali del vocabolo, dobbiamo innanzitutto identificarlo con “organizzazione, istituzione” – negli ambiti sociale, politico, economico -, sostantivo derivante dal verbo establish [pronuncia: isteblisc (con sc come in sci)], “dare inizio, impiantare”.
Il valore semantico del termine rimanda quindi a tutte quelle realtà, atti o situazioni cui le persone danno vita per adempiere determinate funzioni, conseguire obiettivi, ottenere risultati. Qualcosa che si crea dal nuovo, che è nuovo, ma che inspiegabilmente si trasforma in vecchio, stantio, persino retrò.
Lo establishment – preceduto dall’articolo determinativo the – non è altro che il gruppo delle persone più in vista o più importanti in una nazione, in una società. Una “casta” potremmo azzardare, poiché spesso il termine è utilizzato in riferimento alle classi dominanti o ai gruppi aziendali più forti e conseguentemente alle strutture che essi controllano. L’equivalente italiano “sistema” non trasmette l’identica valenza semantica perché appare più generico, mentre la connotazione negativa o dispregiativa di establishment risiede nell’immobilismo, nel contrasto verso qualsiasi forma di innovazione, nella conservazione del potere.
Un establishment, che sia di uno stato, di una formazione politica o di una professione, impone le “sue” regole, esige comportamenti, richiede la completa rinuncia a partecipare in prima persona alle scelte che riguardano tutti gli altri. I conflitti si risolvono in base al principio della scala gerarchica, per cui chi è più in basso deve sempre cedere. Non è richiesta la partecipazione, è imposta la delega.
Il passo verso una riflessione sull’establishment della nostra politica è breve. “Affinché la politica torni a camminare sul sentiero della speranza sono necessarie alcune condizioni essenziali. Innanzitutto bisogna fare in modo che il potere che gestisce la politica resti servizio e non dominio o, peggio ancora, controllo di coscienze e di esistenze umane. È un requisito minimo e – a livello verbale – universalmente condiviso. Di fatto resta un obiettivo ancora da raggiungere. Troppe volte il potere è dominio, ambizione, poltrone… Non vogliamo negare la grande quantità di persone che spende le migliori energie e risorse con autentico spirito di servizio. È vero, però, che attorno alla politica si annidano ancora sacche di potere, spesso intese come interessi, guadagni e privilegi personali che indeboliscono la cultura del servizio… Bisogna creare le premesse perché la politica resti partecipazione e non delega” (Luigi Ciotti).☺
Establishment [pronuncia: isteblisc-ment]: molto frequente nel linguaggio sociopolitico, questo termine inglese piace a noi italiani perché si presta ad indicare sinteticamente una situazione più complessa.
Verrebbe naturale associare questa parola, per assonanza, all’italiano “stabilità”, ma nella lingua inglese il significato di establishment è alquanto diverso e va compreso all’interno di un contesto culturale anch’esso diverso dal nostro.
Se ci riferiamo ai significati letterali del vocabolo, dobbiamo innanzitutto identificarlo con “organizzazione, istituzione” – negli ambiti sociale, politico, economico -, sostantivo derivante dal verbo establish [pronuncia: isteblisc (con sc come in sci)], “dare inizio, impiantare”.
Il valore semantico del termine rimanda quindi a tutte quelle realtà, atti o situazioni cui le persone danno vita per adempiere determinate funzioni, conseguire obiettivi, ottenere risultati. Qualcosa che si crea dal nuovo, che è nuovo, ma che inspiegabilmente si trasforma in vecchio, stantio, persino retrò.
Lo establishment – preceduto dall’articolo determinativo the – non è altro che il gruppo delle persone più in vista o più importanti in una nazione, in una società. Una “casta” potremmo azzardare, poiché spesso il termine è utilizzato in riferimento alle classi dominanti o ai gruppi aziendali più forti e conseguentemente alle strutture che essi controllano. L’equivalente italiano “sistema” non trasmette l’identica valenza semantica perché appare più generico, mentre la connotazione negativa o dispregiativa di establishment risiede nell’immobilismo, nel contrasto verso qualsiasi forma di innovazione, nella conservazione del potere.
Un establishment, che sia di uno stato, di una formazione politica o di una professione, impone le “sue” regole, esige comportamenti, richiede la completa rinuncia a partecipare in prima persona alle scelte che riguardano tutti gli altri. I conflitti si risolvono in base al principio della scala gerarchica, per cui chi è più in basso deve sempre cedere. Non è richiesta la partecipazione, è imposta la delega.
Il passo verso una riflessione sull’establishment della nostra politica è breve. “Affinché la politica torni a camminare sul sentiero della speranza sono necessarie alcune condizioni essenziali. Innanzitutto bisogna fare in modo che il potere che gestisce la politica resti servizio e non dominio o, peggio ancora, controllo di coscienze e di esistenze umane. È un requisito minimo e – a livello verbale – universalmente condiviso. Di fatto resta un obiettivo ancora da raggiungere. Troppe volte il potere è dominio, ambizione, poltrone… Non vogliamo negare la grande quantità di persone che spende le migliori energie e risorse con autentico spirito di servizio. È vero, però, che attorno alla politica si annidano ancora sacche di potere, spesso intese come interessi, guadagni e privilegi personali che indeboliscono la cultura del servizio… Bisogna creare le premesse perché la politica resti partecipazione e non delega” (Luigi Ciotti).☺
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.