
Un viaggio, due riflessioni
Ci sono tre cose, fra le altre, che m’infastidiscono: il racconto di un film, la descrizione dettagliata di cosa hai mangiato in quel certo posto, la relazione dei luoghi turistici visti durante una vacanza. Nel viaggiare preferisco sempre più andare alla scoperta causale, piuttosto che organizzare una visita documentata e vedere ciò di cui avevo già conoscenza. Se il rischio è di perdersi qualcosa d’importante, il vantaggio della impreparazione è di incontrare l’inatteso.
Sono appena tornato da una settimana trascorsa a Berlino, dove ho “visto” fra l’altro due cose in particolare di cui vi rendo partecipi.
C’è chi, grazie a una serie di condizioni favorevoli e di adesione al sistema di valori correnti, riesce a soddisfare ogni desiderio materiale. Case che diventano villette e poi ville prestigiose, seconde e terze case al mare e in montagna, vacanze di lusso in luoghi esotici, auto smisurate, scuole e università private per i figli… E, se i soldi continuano ad eccedere, ecco che s’investono con la pretesa di ottenerne il massimo rendimento. La finanza è una macchina così perversa e pervasiva da sostituirsi in gran parte all’investimento del capitale sulla forza lavoro. Pare che il capitale finanziario in circolazione sia almeno otto volte quello materiale. Il denaro produce denaro ma, per ottenere un’alta redditività, i capitali devono essere nelle mani di pochi. Nel territorio di San Vero Milis, nell’Oristanese, esempio a caso, un fondo azionario di Singapore ha investito nelle energie rinnovabili, ricoprendo con pannelli fotovoltaici diversi chilometri quadrati di ottimo terreno pianeggiante e ben irrigato. Nel momento in cui l’impianto solare non sarà più tanto redditizio, verrà semplicemente abbandonato a favore dell’olio di palma nel Mato Grosso. Il capitale ha così tanti tentacoli da riuscire a individuare possibilità d’arricchimento anche in luoghi sconosciuti di un continente lontano, dove annichilire ogni diversa volontà locale.
Nella Teoria della Classe Agiata (1899) Thorstein Veblen spiega che l’intero sviluppo economico e sociale è ancorato alla logica irrazionale del “consumo e dell’ozio vistosi”. Risulta così più potente chi è in grado di trovare forme di ostentazione più plateali. Per Veblen non sono soltanto le classi agiate a servirsi di status symbol, poiché anche le classi subalterne, ad eccezione forse di quelle indigenti, secondo le loro possibilità devono ostentare ciò che possiedono. Veblen sostiene che gli “uomini d’affari” ritenuti personificazioni della razionalità siano in realtà dei capitalisti ostinati che decidono da soli, che guidano i soldati in guerra e determinano la vita dei civili in pace, e che sono solo degli arroganti, prede della follia delirante ma dotati di grandi mezzi finanziari. Essi non solo posseggono i mezzi di produzione ma sono padroni anche dei linguaggi, dei processi di senso e di significazione, dei mezzi di comunicazione e dei servili manipolatori d’opinione.
Cosa ho dunque visto nella capitale tedesca? Il progetto e la realizzazione della megalopoli, del sistema di trasporti, dell’ edilizia industriale e amministrativa, del commercio, così come si manifestano con imponenza al primo sguardo un po’ stupito, evidenziano l’enorme divario fra le scarse possibilità decisionali e persino cognitive del singolo individuo, del cittadino, e la dimensione organizzativa del capitale e del potere politico e finanziario. Il sistema partecipativo delle democrazie numeriche, della delega fiduciaria data con il voto alla rappresentanza politica, di fronte alla dimensione degli artefatti architettonici e ingegneristici che hanno e che stanno colonizzando l’intero pianeta con la forza straripante della tecnica, mostra tutta la sua inconsistenza, la sua impossibilità a determinare il futuro delle persone se non in quanto comparse, ingranaggi della macchina finanziaria. Chi realmente decide per e su tutti è un piccolo manipolo oligarchico e superpotente, che mal sopporta il fastidio di gestire anche una apparente e inconsistente democrazia. Le differenze marxiane fra struttura e sovrastruttura, fra condizioni di produzione e idee dominanti, nell’età della tecnica svaniscono. Il potere è sempre più concentrato in poche mani. Il confronto è fra l’intera umanità e la pervasività della tecnica che pare svilupparsi autonomamente e al di fuori di ogni orizzonte di senso. Come sosteneva Jaspers, la tecnica nella sua massima espressione, la bomba atomica, supera ogni scopo storico, dato che tale mezzo tecnico costituirebbe semplicemente la sepoltura della storia. Sepoltura della storia che è in atto tramite la distruzione progressiva e ostinata dell’ ecosistema. Di fronte alla forza della finanza e dei centri di potere sempre più arroccati e dominanti, gli Stati stessi e la democrazia rappresentativa appaiono assolutamente inadeguati e impotenti. La produzione non tollera di essere interrotta, le merci devono essere consumate e sostituite. Il consumo non è la fine naturale di un percorso ma la finalità, già definita all’origine come suo scopo assoluto. L’umanità che tratta il mondo come da buttare via, tratta anche se stessa come umanità da buttare via. Questo ho visto con più chiarezza in questo viaggio.
E un’altra cosa ho visto: una coppia di giovani, lui italiano, lei polacca; si sono conosciuti in Belgio, hanno studiato in più luoghi in Italia e in Europa. Il loro appartamento, gli oggetti presenti, i comportamenti, indicano tutti un diverso atteggiamento verso il mondo, meno determinato dai consumi e dall’agiatezza vebleniana dell’apparire. Un semplice superamento mentale che la mia generazione non è stata in grado di mettere in atto. Una piccola speranza di cambiamento, seppure contrapposta a forze assolutamente impari: quelle del senso del limite e dell’intelligenza verso quelle dell’arroganza assoluta e dello strapotere del sistema tecnico e finanziario. ☺