Ci risolleveremo?
20 Settembre 2019
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Ci risolleveremo?

Ci risolleveremo? famiano

Prima di iniziare una nuova avventura è bene avere chiaro ciò che accaduto in queste ultime settimane. Un festival di furbizie e di tatticismi, questo è stato lo spettacolo della crisi di governo di agosto. Salvini ha aperto la crisi di governo perché a suo dire i Cinque Stelle erano in preda alla sindrome del No, perché il governo era ormai immobile ed inutile per affrontare i grandi problemi del paese. Poi lo stesso Salvini, dopo aver visto i sondaggi e temendo un governo Pd-Cinque Stelle, si è prontamente dichiarato disponibile a qualsiasi proposta pur di tornare al governo con Di Maio.

Il vertice dei Cinque Stelle ha gridato tutto il peggio possibile nei confronti di Salvini e della Lega e ha rivendicato con orgoglio il “bellissimo” governo Conte, poi con ineffabile leggerezza, senza alcuna riflessione critica – autocritica, si è dichiarato disponibile ad un nuovo governo. Questa volta con quel Partito Democratico che di quel governo era stato fiero oppositore, salvo poi iniziare un tira e molla, degno della peggiore tradizione della politica italiana.

Il Partito Democratico, poi, anche in questo drammatico momento, ha perseverato con tenacia nella sua strenua battaglia interna, ovviamente sempre evocando l’interesse nazionale.

Che Salvini, oltre ad essere un razzista, fosse anche uno spregiudicato avventuriero, è testimoniato da tanti fatti e fattarelli e da ultimo dalla preziosa requisitoria nell’aula del Senato dell’ex presidente del consiglio Conte, il quale ha vivisezionato con pazienza certosina la natura e i pessimi costumi politici del capo della Lega; che Salvini usi la politica come uno sgabello per i suoi spregiudicati obiettivi non poteva, né può meravigliarci, quel che sorprende sono gli altri protagonisti della Politica italiana.

In primis Di Maio e i Cinque Stelle. Dove è finito il furore anti istituzionale dei grillini? Dove è finita la critica feroce alle liturgie e alle corruttele della politica? Dove l’odio verso le lobby di tutte le razze? In questi mesi di convivenza con Salvini i grillini hanno dovuto bere di tutto: i 49 milioni truffati dalla Lega, i Siri, i Savoini, lo sversamento dei rifiuti industriali nelle campagne, la crudeltà contro “i dannati della terra” e tanto altro. Se volessimo essere clementi, potremmo dire che quello di Di Maio e compagni è stato un bagno nel realismo della Politica e che in questi 14 mesi la loro è stata un’opera di contenimento della Lega.

Questo ho pensato dopo aver ascoltato le parole dell’ex presidente Conte. Mi ero illuso che i dirigenti grillini una volta liberi da Salvini avrebbero avviato una riflessione seria sul bene e il male del governo giallo-verde. Appunto un’illusione. La realtà è che il vertice dei grillini, più che le ragioni complesse della Politica, ha scoperto l’antica arte del potere secondo la migliore tradizione democristiana e andreottiana. Di Maio più che ragionato, ha bofonchiato lasciandosi aperte tutte le vie di fuga, giocando su più tavoli, mentre l’urlatore Di Battista che per mesi aveva con ferocia insultato Salvini, si è distinto per il desiderio di ricombinare il matrimonio fra la Lega e i Cinque Stelle.

Infine il Partito Democratico. Logica e buon senso avrebbero voluto che il gruppo dirigente del Pd cogliesse questa crisi come una grande opportunità per dare un messaggio importante al paese, un messaggio nel quale combinare la critica alla destra autoritaria di Salvini con la necessità di una svolta profonda della politica, dell’economia e del vivere sociale.  Nulla di tutto ciò, la crisi di governo è stata l’ occasione per l’ennesimo conflitto interno. Abbiamo assistito al paradosso di un Renzi pronto a tutto pur di arrivare all’alleanza con Di Maio e di uno Zingaretti impegnato alla ricerca del cavillo pur di arrivare alle elezioni anticipate. Il segretario del Pd ha chiesto un “governo di svolta”, richiesta non solo legittima, ma giusta.

Ma cosa s’intende per “svolta”, e “svolta” rispetto a che cosa? I problemi dell’Italia possono essere stati più o meno aggravati dagli ultimi 14 mesi di governo, ma essi hanno una radice ben più profonda e ben più lontana. In primis i fallimenti dell’Unione Europea che è stata assente su tutte le grandi questioni: dalla politica internazionale alle politiche fiscali, dall’ immigrazione al governo dell’economia e che, invece, è stata presentissima nell’affermare e imporre rigide compatibilità finanziarie e vincoli burocratici per il debito e il disavanzo pubblico.

In secondo luogo il degrado del sistema Italia. Da anni il nostro paese è in una drammatica stagnazione economica, da anni il nostro sistema formativo e lo stato sociale sono abbandonati e privi di risorse adeguate. E in questo decadimento economico, sociale e culturale è cresciuta ancor più la mala pianta della illegalità diffusa e la drammatica marginalità delle regioni del Sud del nostro paese. C’è un bisogno assoluto di una vera svolta, ma le ragioni di questo cambiamento radicale vanno ben al là dei 14 mesi del governo Salvini-Di Maio.

Non meno inconsistente e incomprensibile è stata l’insistenza di Zingaretti sul veto a Conte che come ha ben detto il segretario della CGIL è quello che più di altri ha mostrato “coraggio” e determinazione nella rottura con Salvini e con la destra.

Mentre scrivo sembrerebbe che il governo Pd-Cinque Stelle stia per prendere nuovamente quota, la considero una buona notizia, e in cuor mio spero che il brutto anatroccolo diventi un bellissimo cigno, anche se le premesse sono tutt’altro che confortanti.☺

 

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