Un calcio al passato
12 Luglio 2021
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Un calcio al passato

Il bell’articolo di Marco Branca sul numero scorso mi offre l’assist, visto il tema, per parlare di calcio, tra ricordi e storie importanti.

Il calcio che ho avuto la fortuna di vivere e vedere era quello, fatto di calci ad un pallone, anche un irriverente SuperTele, oppure ad una lattina in Curva Sud del Romagnoli di Campobasso nell’intervallo di una partita del Lupo rossoblù.  Era bello vedere i campi infangati e i nostri “eroi” dare l’anima per il risultato, per noi ragazzi bastavano due pietre per fare una porta in mezzo alla strada e fantasticare di essere il Liverpool di Jan Rush o il Real di Camacho, fin quando il pallone andava sotto una 127 o in qualche orto tra le urla non del pubblico, ma del malcapitato di turno e… allora si ritornava alla realtà.

Mi torna a mente il Fabio bambino che raccoglieva le figurine Panini per completare l’album, o forse no. Perché era bello anche avere tanti doppioni in mano per poterli scambiare o giocarci con gli amici e immancabilmente fare amicizia con alcune di loro, ricordo ancora Bini o Muraro dell’Inter, Contratto della Fiorentina, Tancredi della Roma, Piras del Cagliari, Bonini della Juve o Barbadillo dell’ Avellino ecc.

A vincere il campionato erano, come oggi, le solite Juve, Inter e Milan. La prima, solo lei e giustamente, aveva diritto a partecipare alla Coppa dei Campioni, le altre agli altri tornei europei. Gli sponsor a mala pena trovavano spazio sulle magliette dove i numeri erano immancabilmente ricamati e ordinati da UNO a UNDICI e poi fino a SEDICI, e il 12° in campo non era Alex Sandro della Juve ma il pubblico che si recava allo stadio per incitare, gioire o maledire.

Il calcio che ora rimpiango era fatto anche di uomini fuori dal campo come Socrates, oppure i nostri meno noti Paolo Sollier, Ezio Vendrame, De Ponti, Maurizio Montesi e tanti altri che, a prescindere dalla bravura o meno, i parastinchi non li portavano in campo, figurarsi fuori. Le loro storie le ho conosciute solo da qualche anno perché erano personaggi simbolici, Uomini prima che campioni, vite da cui sarebbe stato facile farne un romanzo. Come quella di Socrates detto “O doutore” per la sua laurea in medicina e il suo carisma, e della democrazia corinthiana. Socrates deve il nome al padre amante della civiltà greca, da calciatore riuscì a divertire milioni di tifosi con le sue giocate ma riuscì anche a coinvolgere tutta la squadra in un processo democratico di autogestione dalle spese agli incassi e alle lotte civili. Il Corinthian ha lottato contro la dittatura brasiliana sfruttando il calcio per cui erano tanto amati, diventando simbolo di un cambiamento democratico e vincendo anche campionati.

Anche Paolo Sollier amava alzare il pugno chiuso, e lottava contro il sistema calcio che era nulla rispetto ad oggi, regalava libri ai suoi compagni di squadra, li invitava a partecipare agli scioperi e fu tra i fondatori di Manitese. Maurizio Montesi, ragazzo della Roma borgatara degli anni ‘70/80, poca classe ma tanto fiato, ebbe il coraggio di denunciare prima la dirigenza della sua squadra, l’Avellino, di collusione con la camorra e poi se la prese anche con i tifosi perché invece di cercare il suo autografo avrebbero dovuto impegnarsi per avere una società civile ed una sanità migliore, per arrivare poi a denunciare il famoso scandalo scommesse degli anni ‘80. Risultato: dopo qualche anno ha subìto un grave infortunio e vive ai margini della società. In quegli anni il poeta di provincia, nei campi e poi con la penna, si chiamava Vendrame che se ne infischiava se lo sbattevi in tribuna (anche se difficilmente ci andava), Zigoni invece, anarchico e donnaiolo, andava in giro con una pelliccia ed una pistola, ma in casa adorava i ritratti del CHE e della Madonna, e così altri ancora. Tutt’ altra cosa rispetto ad oggi. Oggi tutto questo non c’è più, i calciatori sono stra-tatuati, con capelli gelatinati, sopracciglie curate e vanno in campo a cercare tanti like virtuali. Fuori dal campo niente. Ai bambini è fatto divieto di giocare nel cortile sotto casa, figurarsi di andare allo stadio dove spesso ci si azzuffa. Così sfogano i loro sogni in una SuperLega virtuale qual è il gioco FIFA2021 o altri simili, perché i bambini continuano a sognare di avere una squadra di campionissimi.

Se in radio sento dire che è andato in rete Soriano, centrocampista del Bologna, a me viene in mente solo Osvaldo Soriano scrittore, con il suo Futbol, dove raccontava in modo semplice “Mi ricordo i tempi in cui abbiamo cominciato a rotolare insieme, la palla ed io”.

“A lungo andare avremo un campionato europeo con le più grandi società di ciascun Paese, e parallelamente un altro campionato a carattere nazionale o ‘regionale’…. non c’è via d’uscita…”, dichiarava Costantino Rozzi presidente dell’Ascoli Calcio nel 1979.☺

 

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