le sfide della vita
11 Settembre 2023
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le sfide della vita

Non è più stato Challengers, diretto da Luca Guadagnino, il film di apertura della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica 2023 della Biennale di Venezia – la cui produzione è stata bloccata a causa delle agitazioni dei lavoratori di Hollywood -; il film, a detta dell’autore, racconta una storia “moderna e potente, soffusa dall’energia della giovinezza, dell’amore e del potere del sé” che, almeno credo, è rispecchiata in pieno dal titolo: “gli ‘sfidanti’ sul campo come in amore, o sei dentro o sei fuori” (A. Maria Pasetti).
Senza nulla togliere al valente regista, il titolo del suo film mi offre l’opportunità di esprimere qualche considerazione su un vocabolo inglese molto diffuso e di conseguenza sul suo valore semantico. Il tempo che stiamo vivendo sembra continuamente imporci delle sfide: ambientali, economiche, culturali. A noi, uomini e donne del XXI secolo, non è riservata una vita tranquilla: gli ultimi anni ci hanno visti sopraffatti dalla pandemia, evento che ritenevamo appartenere al passato e quindi lontano dalla contemporaneità; ancora, noi europei ci stiamo confrontando con serie minacce alla pace e alla concordia tra i popoli perché sul nostro continente – da mesi, ormai – si combatte una guerra a cui ci stiamo assuefacendo senza alcun moto di contestazione. E quante altre sfide ci troveremo davanti!
Come credo risulti evidente, avendo citato il film di Luca Guadagnino, la traduzione inglese di ‘sfida’ è challenge [pronun- cia: cialleng] da cui challenger [pronuncia: ciallenger], riconoscibile dal suffiso -er, che indica ovviamente lo/la sfidante (in inglese invariabile circa il genere!). Da un punto di vista linguistico il termine, che sia verbo o sostantivo, risulta di facile comprensione, data anche l’affinità con l’italiano.
Qualche considerazione in più mi viene suggerita dal contesto in cui challenge (o challenger) compaiono. Quando parliamo di sfide, forse perché condizionati dai media o dalla rete, che ci bombardano con notizie ed immagini tra le più stravaganti ed originali, ci lasciamo prendere dalla curiosità, dal divertimento, dalla meraviglia. Mi vengono in mente quegli episodi con protagonisti (spesso giovani, ahimè) che si producono in azioni pericolose al solo scopo di sorprendere per la temerarietà di un’impresa: una gara sportiva, il superamento di un primato di velocità o altezza, il raggiungimento di un traguardo impervio. Ma se da un lato tali prodezze, sfide appunto, comportano divertimento e gioia, ammirazione e stima, in altri casi – e non pochi – possono tradursi in disastri e gravi incidenti, come recentemente la corsa sfrenata in automobile che ha avuto come conseguenza la morte di un bambino!
Che reazione abbiamo di fronte ad episodi del genere? Certamente indignazione, rabbia, orrore. Non comprendiamo la logica che soggiace ad episodi del genere: che sfide sono quelle centrate su esibizionismo, superamento dei limiti, sopraffazione? Quale considerazione delle conseguenze delle proprie azioni può avere uno/a ‘sfidante’ che non si rende conto di causare danno irreparabile? Per quale motivo in molti casi, influenzati anche dai social media, si creano eventi in cui prevalgono semplicemente – come sostiene Luca Guadagnino – “energia della giovinezza” e “del potere del sé”?
Il mio auspicio è che non prevalga questo comportamento disorientante: vorrei che predominasse il senso di responsabilità, che ogni azione sia compiuta con criterio e previsione consapevole delle conseguenze. E lo spero soprattutto per le giovani generazioni, quelle che abiteranno il mondo di domani.
Come ogni azione umana, una sfida può caratterizzarsi sia negativamente – lo abbiamo ricordato – che positivamente. Sfidare qualcosa (o qualcuno) – diversamente dagli esempi riferiti – ha per sua natura una connotazione positiva: da sempre l’umanità si è impegnata a superare ostacoli, a costruire, a ridurre i rischi per procurarsi benessere; nel corso della storia della civiltà ogni impresa ha contribuito a migliorare le condizioni di vita umane e ci ha consentito di arrivare a sempre più alti traguardi.
Esistono altri tipi di sfide e di sfidanti. Sono la lotta all’ingiustizia, alla disuguaglianza, alla povertà. Sono i costruttori di pace, le “persone di buona volontà”, gli uomini e le donne impegnati/e a combattere per una società più libera, più inclusiva, più umana. Qualche settimana fa ci ha lasciati la scrittrice Michela Murgia, un’intellettuale che ha “scelto di essere differente”, come ha ricordato Roberto Saviano nel suo commiato ai funerali. La scelta di Michela Murgia è stata quella di non rinunciare all’impegno perché ogni persona potesse sentirsi sé stessa in relazione con altri/e, e la sua sfida – condivisibile – guarda ancora al futuro di un mondo libero e solidale “…perché strade sicure le fanno le persone che le attraversano; le case sicure le fanno le luci dentro accese; i Paesi sicuri li fanno i popoli che rispettano i diritti degli ultimi e un mare è sicuro non quando un confine lo divide ma quando una nave lo attraversa”(R. Saviano).☺

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