il santuario di cercemaggiore   di Gaetano Jacobucci
30 Maggio 2012 Share

il santuario di cercemaggiore di Gaetano Jacobucci

 

L’episodio del miracolo del pane è tratto dalle testimonianze raccolte durante il processo di canonizzazione di S. Domenico, tenutosi a Bologna nel 1233. Fra Buonviso da Piacenza narra che, un giorno, ai frati di Bologna venne a mancare completamente il pane. S. Domenico diede però ordine di apparecchiare la tavola come al solito e di sedersi a mensa; poi alzò le mani al cielo e invocò la benedizione del Signore. In quel momento entrarono due giovani di rara bellezza che recavano due ceste colme di pane. Distribuirono ad ogni frate un pane di singolare fragranza e bontà; terminato il compito, salutarono Domenico con un cenno del capo e si dileguarono. Nella cella del Santo a Bologna è conservata un pezzo della tavola che Domenico quel giorno benedisse e alla quale mangiò con i suoi frati il pane benedetto.

Nel convento domenicano della Libera, sulla parete di fronte all’ingresso del refettorio, un tempo chiamato “ospizio”, è preservato un affresco che misura m. 5,10 x 2,50, raffigurante il miracolo del pane. La composizione pittorica è di suggestivo effetto. La tavola è apparecchiata scrupolosamente, il bianco calcina della tovaglia richiama la mensa eucaristica: nella spiritualità domenicana sono accostate nella simbologia le due mense della fraternità; tazzine, piatti, tovaglioli ben disposti davanti ai personaggi, i dieci frati, che siedono allineati frontalmente con il caratteristico saio bianco, in vario atteggiamento orante. San Domenico è situato al centro, riconoscibile dall’aureola della santità che gli circonda il volto. Il miracolo del pane è descritto con sobrietà ed essenzialità. Al lato della scena i due angeli, che depongono il pane sulla mensa vuota di cibo. L’opera è databile agli inizi del Seicento e se ne ignora l’autore.

Il Cenacolo

Nell’attuale refettorio, un’aula rettangolare dalla volta a botte, un’Ultima Cena è dipinta ad affresco sulla parete di fondo. L’autore ha firmato l’opera: Nicolaus De Fenico Campobassanus pingebat A.D. 1686.

Di questo artista si hanno scarse notizie circa la sua produzione artistica se non per le opere presenti in questo santuario. Insieme all’Ultima Cena gli è attribuita una tela “Madonna e Santi” del 1687. L’affresco occupa lo spazio semicircolare della parete del refettorio, fino a circa un metro dal pavimento. L’opera misura alla base m.7,55 x 4,00 nel punto massimo in altezza, una cornice dipinta riquadra tutta la scena. Il Fenico rappresenta il momento drammatico quando Cristo annuncia il tradimento di uno degli apostoli.

È una scena agitata intorno al fulcro immobile costituito dalla figura di Gesù con aureola e tunica rossa. Attorno a lui convergono gli apostoli sistemati in due gruppi: quello a destra con reazione di scandalo e timore, in posizione eretta, i primi in procinto di alzarsi dagli sgabelli. Il gruppo di sinistra sembra proteso ad una discussione pacata. La mano benedicente è rivolta verso Pietro, alla destra del Cristo, mentre Giovanni è adagiato allungato verso il maestro. La scena è illuminata da una luce fredda e limpida che sottolinea i particolari della scena. Due colonne di marmo rosso nascono da alte basi poggianti su mensole e dividono la scena in tre parti: al centro la tavola coperta da una tovaglia bianca sulla quale sono disposte posate, il pane sotto forma di pagnottelle e cibi vari; un capiente piatto è disposto davanti al Cristo contenente un l’agnello pasquale. In primo piano davanti alla tavola vi è disposta una grossa brocca con due ampolle e sono presenti un cagnolino e un inserviente con vassoio. Dietro le colonne si aprono due porte da cui avanzano due inservienti. La firma e la data dell’autore si scorgono in basso a sinistra sul pavimento tra la cornice e la base della colonna. ☺

jacobuccig@gmail.com

 

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