Per ilaria alpi
5 Dicembre 2024
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Per ilaria alpi

Anche Campobasso si è legata alla memoria di Ilaria Alpi, la giornalista barbaramente assassinata in Somalia nel lontano 20 marzo del 1994. Lo scorso 7 novembre è stata scoperta una targa in sua memoria, che ha così arricchito la toponomastica del capoluogo regionale. Il largo oggetto di intitolazione è situato nella zona dell’ università e dei licei, ed è prossimo alla via dedicata al giornalista campobassano Gaetano Scardocchia, che ci lasciava proprio nel mese di novembre dell’anno 1993, che del Molise fu uno dei figli più illustri e che tra i meriti ebbe anche quello di rivoluzionare il quotidiano La Stampa, da lui diretto per quattro anni, facendolo crescere dalla dimensione locale a quella nazionale.
Una vicenda, quella della Alpi, che ormai è stata consegnata ai libri di storia senza l’individuazione di un vero colpevole e riporta alla memoria un assassinio mai del tutto chiarito, che costò la vita anche al cineoperatore Miran Hrovatin, il quale insieme alla giornalista stava realizzando un’inchiesta su traffici illeciti di armi e rifiuti tossici. La loro morte simboleggia una volta ancora il sacrificio di due lavoratori impegnati ad informare il mondo su ingiustizie e nefandezze dell’età contemporanea. Per dovere di cronaca, va sottolineato che la decisione di intitolare un largo alla giornalista è stata presa dalla precedente Amministrazione, sebbene ampiamente condivisa anche da quella attuale. 
La cerimonia si è svolta alla presenza della sindaca di Campobasso, Marialuisa Forte, la quale ha scoperto la tabella posta all’interno di un’aiuola spartitraffico, ma era presente anche la giornalista Lisa Iotti (volto noto del programma Presadiretta) ed autrice di un documentario intitolato Ilaria Alpi. L’ultimo viaggio, che ha contribuito a riaccendere i riflettori sul doppio omicidio di Mogadiscio, sul quale negli ultimi anni si è mosso qualche passo verso la ricerca della verità. Grazie alla famiglia di Ilaria Alpi infatti, che ha donato documenti d’archivio, emergono nuove tracce, che se davvero si volesse potrebbero accendere nuovi fari sulla vicenda. Oggi, 2024, i temi di politica internazionale vedono coinvolti in questo scenario come attori principali proprio la Russia, Israele e gli stati del Golfo esattamente in quella zona del Somaliland, attori che molto probabilmente sono stati essi stessi la causa dell’uccisone dei giornalisti italiani.
A margine della cerimonia, prima del convegno che si è tenuto all’Università proprio sul ruolo dei giornalisti e della libertà di informazione, la sindaca Forte ha rimarcato come “quella di Ilaria Alpi rimane una grandissima testimonianza di giornalismo d’inchiesta e quindi poiché noi riconosciamo che la stampa in una democrazia ha un ruolo fondamentale, è il cosiddetto ‘Quarto Potere’, e la libertà di stampa è garantita costituzionalmente, per noi è importante avere qui un ricordo di Ilaria Alpi a testimonianza dell’ importanza di un giornalismo libero. Se pensiamo che quest’anno l’Italia si è posizionata al 46esimo posto per libertà di stampa, questo è un dato preoccupante e che ci deve far riflettere molto, soprattutto con una crisi economica che ha determinato una maggiore dipendenza della stampa e del giornalismo, dalla pubblicità, dai sussidi statali e questo ne limita molto l’autonomia”.
Francesco Cavalli, ideatore del Premio Ilaria Alpi, che ha raggiunto i venti anni di attività, ha spiegato come il premio “nasce con un doppio scopo: il primo è quello di impegnarsi per perseguire verità e giustizia sulla morte di Alpi e Hrovatin e purtroppo è la ragione che dopo vent’anni porta a dire: se dopo tanto tempo non siamo riusciti a perseguire questo obiettivo, forse non ha senso continuare. Questa è stata la ragione che ha portato a scegliere in modo provocatorio di chiudere quell’ esperienza. L’altro obiettivo era quello di valorizzare il lavoro che Ilaria faceva, attraverso il lavoro di altri colleghi”. A corollario, nonostante vada ricordato come la libertà di stampa sia un valore sancito costituzionalmente dall’art. 21 e sia imprescindibile per la nostra democrazia, l’ attualità ci dice che secondo il Rapporto 2024 di Reporters Sans Frontières, ancora 533 giornalisti sono attualmente imprigionati e ben 57 sono stati uccisi nel 2022. Le principali minacce alla libertà di stampa provengono da regimi oppressivi, organizzazioni criminali e pressioni politiche. Senza andare troppo lontano, e lo constatiamo ogni giorno già nel nostro Paese, il rapporto denuncia un peggioramento della situazione, con il Paese che scende al 46° posto nella classifica mondiale, grazie alla controversa “legge bavaglio” e la pandemia di Covid-19 che hanno ulteriormente aggravato la situazione.
In particolar modo, è proprio la legge approvata dal Governo Meloni poche settimane fa a penalizzare il nostro Paese in classifica, in quanto la norma rappresenta un unicum a livello dei cosiddetti Stati democratici occidentali. Un’ abitudine, quella di mettere mano alla libertà d’informazione, consolidata già dai precedenti governi a guida di destra, in questo caso facendo propria una direttiva che riguarda la presunzione di innocenza, limitando la cronaca delle vicende giudiziarie. Dall’entrata in vigore del “bavaglio”, non è possibile riportare sulla stampa né l’integrale né estratti dell’ordinanza di custodia cautelare. La limitazione è consistente, dal momento che nell’ordinanza c’è tutta la storia di arresti, interrogatori, intercettazioni, perquisizioni disposte dai pubblici ministeri. Nell’ordinanza ci sono i nomi di chi viene arrestato e di chi è solo indagato. È il faldone che racconta per intero un caso giudiziario con il racconto dei fatti e delle prove. È bastato un semplice emendamento, nel silenzio generale della stampa amica del governo, a far passare questa norma a fari spenti, con buona pace di chi la subirà.
Alla luce dei cambiamenti in atto, sono molteplici le sfide che i giornalisti italiani devono affrontare, tra cui minacce fisiche, intimidazioni e dipendenza economica dai sussidi statali. La strada verso una maggiore libertà di stampa è ancora lunga e tortuosa. Ilaria Alpi, con il suo sacrificio, lo ricorderà ogni giorno a tutti quelli che passeranno davanti alla sua targa..☺

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