Cammini fragnetani
5 Dicembre 2024
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Cammini fragnetani

Ho conosciuto Cleto Fuschetto e Nino Capobianco in uno dei cammini che promuovono il territorio beneventano. Sì! Il cammino a piedi per far apprezzare una natura incontaminata, luoghi ricchi di storia, realtà dove l’ospitalità ha radici secolari e si manifesta con sorrisi e condivisioni di prodotti genuini.
Il cammino, metafora del pellegrinaggio umano, è espressione del desiderio di riscatto dei territori lacerati da una storia coloniale, una storia di marginalità, di abbandono.
Si parte da Fragneto Monforte. Qui, Cleto e Nino sono gli ideatori e attivisti di iniziative culturali tutte rivolte alla socialità e alla valorizzazione del territorio. Cammini nei territori fragnetani, cammini che attraversano comuni limitrofi e che vanno oltre i confini regionali.
Con Visit Fragneto, un percorso ad anello, che costeggia il fiume Tammaro, è possibile conoscere la storia dei sette fragnetani, che, prelevati dai piemontesi dalle loro case all’indomani dei fatti di Pontelandolfo e Casalduni (agosto 1861), sono stati fucilati in località Passarielli. Sette innocenti, traditi da Ciccu ‘u guardiano, rei di aver mostrato simpatia per i briganti. Il delatore pagò con la vita le denunce fatte al nuovo governo. Sul cammino, una tabella commemorativa, posta nel luogo della fucilazione, ne ricorda l’eccidio.
Furono anni quelli, all’indomani dell’unità d’Italia, in cui la rivolta contadina contro le ingiustizie secolari, confusa e contraddittoria, imperversò fino al 1865. Furono anni in cui la spietata repressione messa in atto dal nuovo re, con fucilazioni, stupri, col terrore, con deportazioni di massa, schiacciò inesorabilmente le speranze di tanti miserabili.
Dalla terra dei briganti al sentiero degli anarchici è il risultato di un impegno personale di Cleto nell’attualizzare un evento risalente al 1877 legandolo a quel fenomeno, di poco precedente, che fu il brigantaggio. Partendo da Fragneto Monforte si raggiunge San Lupo, paese nel quale gli anarchici internazionalisti di fine Ottocento si diedero appuntamento per promuovere una rivolta armata contro il potere costituito. Il cammino, da San Lupo, ripercorre i sentieri sui quali Cafiero, Malatesta e il gruppo di anarchici (La Banda del Matese), dando seguito alle deliberazioni congressuali di Firenze-Tosi, incitavano le popolazioni incontrate alla insurrezione. Passando per la masseria Amato, luogo presso il quale la banda sostò una notte, attraversando l’area mineraria di Cusano Mutri e le faggete di Bocca della Selva, si arriva al Lago del Matese e di lì a Letino e Gallo.
È interessante ricordare che il tentativo insurrezionale fallì e nelle parole di Enrico Malatesta pronunciate a Letino l’8 aprile del 1877, davanti al municipio, “paesani, i fucili ve li abbiamo portati, i coltelli già li tenete. Se volete fare la rivoluzione la fate sennò futtitevi”, trapela la consapevolezza del fallimento.
Cleto (Waldemario) con l’amico dott. Luigi Cosmetico, hanno scritto il libro Il mio cammino con l’intento di far conoscere e promuovere il suddetto cammino Dalla terra dei briganti al sentiero degli anarchici. Pagine coinvolgenti nelle quali si evince l’amore per il territorio, la natura, la storia, il buon cibo.
Accenno ad un altro cammino ideato da questo podista fragnetano “posseduto dal sacro fuoco dei Cammini a piedi” come lo definisce Cosmetico. Cammino che attraversa quatto regioni, Molise, Campania, Puglia e Basilicata. La Francigena dei Sanniti è il sentiero che da Pietrabbondante e/o da Venafro porta a Matera. Circa 534 km, attraversando luoghi di interesse storico, paesaggistico, alimentare.
Interessante e certamente motivo di approfondimento è il cammino di san Nicola che ha radici storiche e che Nino ha riportato all’attualità. È del 1833 il Diario di Francesco Sorda nel quale c’è la “descrizione itineraria” del pellegrinaggio da Fragneto Monforte a Bari e Monte S. Angelo. Oggi Il cammino sannita di san Nicola viene riproposto manifestando questa devozione al Santo di Myra e coinvolgendo i comuni del beneventano interessati al cammino.
Ecco! Questa vitalità, questo prodigarsi per il bene comune, questo spendersi per valorizzare un territorio lontano dai flussi turistici consolidati, si scontra anche qui con quelle logiche coloniali dei disseminatori di pali eolici, con il miraggio di una cultura postmoderna e il consequenziale spopolamento.
Ovviamente, per dirlo con le parole di Che Guevara: “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”.☺

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