Gli eroi dell’odonomastica
Enrico Cialdini dev’essere stato uno molto importante se, sugli angoli dei ricchi palazzi nel centro della grande città, ci sono targhe di marmo antico con il suo nome scolpito come sulle lapidi romane fra le quali passavo ogni mattina andando a scuola. Via Enrico Cialdini – generale. Svolto e la via cambia nome: Via Giuseppe Govone – generale. E ancora: Ettore de Sonnaz – generale. Emilio Pallavicini – generale e politico. E poi Alfonso La Marmora, Nino Bixio, Aurelio Saffi e Raffaele Cadorna, Luigi Carlo Farini… Nomi illustri, sante figure della odonomastica patria passati alla storia per aver fatto, insieme a via Cavour, via Garibaldi, corso Vittorio Emanuele I e piazza Mazzini, l’Unità d’Italia.
Nel luglio del 1861 il generale Enrico Cialdini, come ritorsione per la morte di quaranta dei suoi soldati scontratisi con una banda di filoborbonici e briganti, ordina la distruzione e lo stermino degli abitanti di Casalduni e Pontelandolfo, nel beneventano. Le case incendiate e demolite, quasi tutti gli abitanti massacrati o arsi vivi. Accusati di aver dato aiuto ai briganti – poveri ladri per fame, non hanno che darsi alla macchia – si fanno esecuzioni sommarie a Rionero, Isernia, Castel di Sangro, Cerreto, Mercolano, Solopaca, San Giuliano, Civitella Casanova, per citarne alcuni. A Scurcola Marsicana oltre trecento abitanti accusati di essere borbonici sono fucilati. Il generale Della Rocca ordina di non fare prigionieri, non lascare testimonianze. Lo stesso avviene a Montecilfone, dove comanda il distretto militare di Larino il maggiore De Alatra, agli ordini di Della Rocca. Nelle carceri di Larino e di tutto il Sud sono rinchiuse migliaia di persone senza alcuna prova. Spesso avviene che dalle carceri qualcuno venga liberato e fucilato alle spalle, registrato come fuggitivo. Dall’ Abruzzo alla Calabria, non c’è paese o villaggio che non sia vittima di repressioni e carneficine, spesso motivate da vendette private dei fattori al servizio di baroni e latifondisti. Di almeno sei popolosi paesi si sono perse le tracce, distrutti, incendiati, i pochi abitanti rimasti deportati. Restano solo i nomi in qualche registro sfuggito alla distruzione. Dal 1861 al 1865 nel Sud i morti ammazzati dalla repressione del brigantaggio non sono meno di trentamila. Una piccola Gaza, ma con le sciabole e gli schioppi non puoi fare più di tanto. Fatti fuori briganti e discendenti, i poteri locali sono stati affidati agli stessi che li detenevano coi Borboni o con il Papa. La terra ai contadini? Avanti Savoia!
Passano gli anni. Nuovi eroi richiedono nuove vie e piazze e lapidi e monumenti. Ed ecco che la toponomastica ci offre ancora oggi via Macallé, via Adua, via Tripoli, via Amba Aradam e centinaia di altre località. Ecco i giardini Ugo Cavallero, comandante delle truppe del massacro di Zeretv durante l’occupazione fascista dell’Etiopia. Vie per Giuseppe Volpi di Misurata, governatore della Tripolitania. Lapidi per Rodolfo Graziani, maresciallo d’Italia. E – così è scritto ancora oggi sulla lapide a Grazzano Monferrato – “Pietro Badoglio, colui che intrepido portò le falangi armate dell’Italia nostra in quella guerra d’Africa che diede a Roma l’Impero”. Perché? In continuità con Cialdini e Badoglio l’Autonomia Differenziata risolve la questione meridionale con ancor più disuguaglianza.
Non abbiamo imparato a leggerla la Storia, neppure dalla to- ponomastica, e con essa non abbiamo fatto nessun conto. Gli aeroporti s’intitolano all’Eroe Nazionale. E presto le piazze e i corsi e le vie. Così servizio sanitario, scuola pubblica, giusto salario, servizi sociali, cura dell’ambiente devastato dagli interessi speculativi e dai cambiamenti climatici indotti, lotta alla povertà e alle disuguaglianze sempre maggiori possono attendere, che qui abbiamo ben altre priorità. Questo ci dicono e ne siamo convinti.
La priorità delle priorità è rifornire di armi, missili, mezzi blindati, bombe e munizioni chiunque le chieda e voglia farne uso intensivo, bombardando e distruggendo, ucci- dendo e massacrando, meglio se donne, bambini e anziani, che già muoiono di fame per conto loro. Basta chiedere ed ecco che noi Stati benedetti dalla Democrazia regaliamo arsenali in allegria. Il potere detonante esploso ogni giorno eguaglia la quantità impiegata in tutto il secondo conflitto mondiale. Avete visto come vengono giù quei palazzi che, colpiti con precisione chirurgica alla base, si afflosciano sui civili in un cumulo di polvere e macerie? Che meraviglia!
E Bergoglio osa parlare di genocidio! La brezza Nord Atlantica ci avvolge e protegge. Condividiamo l’urgenza del 2% del PIL per gli armamenti, ma basterà? Noi che non abbiamo imparato né a leggere né a far di conto con la Storia potremmo almeno alzare lo sguardo alle targhe delle nostre strade e censirle. In Molise forse non ce ne sono tante dedicate agli eroi del potere, ma tutta l’Italia ne è piena.☺
