L’involuzione della specie
21 Maggio 2025
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L’involuzione della specie

Per coloro che la pensano come il ministro Valditara, ossia ritengono che il patriarcato – e la cultura patriarcale – non esista, ho pronto uno spunto di riflessione che nasce dal DDL n. 832/2003, rubricato “Modifiche al codice civile, al codice di procedura civile e al codice penale in materia di affidamento condiviso”, del quale molto si sta parlando in questi ultimi giorni.
La materia dell’affidamento dei figli nella fase patologica della crisi del rapporto di coppia è da sempre uno dei temi più spinosi per gli addetti ai lavori, ma soprattutto è fonte di grande dolore all’interno delle coppie che si trovano a vivere questo momento drammatico. La riforma Cartabia era intervenuta sul tema dell’affidamento in una prospettiva pedocentrica, ossia mettendo l’ interesse del minore al centro. Il diritto alla bigenitorialità diventa così recessivo rispetto all’interesse supremo del bambino, come più volte avallato dalla Corte di Cassazione.
L’obiettivo del nuovo DDL si muove invece in direzione opposta, comprimendo l’interesse del minore che diventa di fatto recessivo rispetto a quello dei genitori interessati dal conflitto.
Il vulnus dei procedimenti di separazione e/o di affidamento è statisticamente legato da un lato alle lamentele dei padri, i quali spesso evidenziano che il collocamento del minore presso la madre (ipotesi statisticamente più frequente) comporta di fatto un allontanamento dalla figura genitoriale paterna, dall’altro ci sono madri che invece lamentano una totale deresponsabilizzazione del padre rispetto alle esigenze di cura e di educazione dei minori dopo la separazione. Va da sé che l’ipotesi potrebbe essere tranquillamente inversa, anche se statisticamente meno frequente. In entrambi i casi, siamo però di fronte a degli obblighi di fatto incoercibili, in quanto non si può obbligare un minore a frequentare un genitore, così come non si può obbligare un genitore a prendersi cura del figlio. La riforma Cartabia, per ovviare a queste problematiche, inseriva una serie di norme che, attraverso strumenti di mediazione appropriata e di coercizione indiretta (ad esempio l’ammonimento previsto dall’art. 473 bis n. 39, che prevede sanzioni pecuniare in caso di inottemperanza agli obblighi genitoriali), cercava di rispondere a queste problematiche mettendo al centro l’interesse del bambino ad un sereno sviluppo.
Il DDL 832 si apre invece con una dichiarazione programmatica, ossia che il minore ha il domicilio di entrambi i genitori se si trova in affido condiviso: scompare ogni riferimento all’assegnazione della casa familiare quale centro degli affetti ed il diritto del minore alla continuità del suo ambiente domestico. Viene prevista la collocazione paritetica del minore al 50% con ciascuno dei genitori, senza alcuna distinzione in riferimento all’età ed all’inclinazione del figlio, come se la cura, la gestione e l’educazione dello stesso fosse una questione meramente matematica. Il contributo al mantenimento del minore diventa assegno perequativo. Viene previsto l’obbligo del padre a contribuire alle spese della gravidanza, con una formulazione apparentemente neutra che però potenzialmente mira a scalfire il diritto di autodeterminazione della donna rispetto all’esercizio del diritto all’aborto.
In caso di conflitti si prevede che “in ogni caso il giudice può per gravi motivi ordinare che la prole sia collocata presso una terza persona, preferibilmente dell’ambito familiare o, nell’impossibilità, in una comunità di tipo familiare”, così legittimando un potenziale uso punitivo del diritto nei confronti delle madri che denunciano violenza o manifestano difficoltà nella gestione dei figli. Anche l’introduzione della mediazione obbligatoria, fatti salvi i gravi motivi, introduce il pericolo che il ricorso alla composizione della lite ad ogni costo legittimi, in caso di violenza, forme di perpetrazione della prevaricazione e quindi di vittimizzazione secondaria della donna maltrattata.
Il pericolo è che ancora una volta, in nome di una sbandierata parità dei ruoli genitoriali, si ignorino le differenze nelle situazioni concrete, tenendo conto che il divario economico di genere è ancora pregnante nel nostro Paese e che la violenza domestica è tuttora un’emergenza.☺

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