Gli occhi degli alunni
8 Ottobre 2025
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Gli occhi degli alunni

È emozionante sentirgli dire che “ogni alunno deve avere un piano didattico personalizzato perché per ogni alunno bisogna predisporre una vita scolastica che lo tenga nello stato di grazia dell’ apprendimento”. E anche che “il successo della nostra azione didattica ed educativa si misura in base a quanto gli occhi degli alunni brillano”. Ad esprimersi così è Luca Gaggioli, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Bonac- corso da Montemagno” di Quarrata, in provincia di Pistoia. Uno che ritiene che cambiare la scuola non è un’utopia che richiede miracoli legislativi o miliardi di euro: è possibile, è reale, e può accadere subito, perché spesso le difficoltà oggettive in cui versa la scuola italiana (oggettive, sottolinea) diventano scuse per restare immobili. L’“alibi” che spesso paralizza il sistema educativo può essere superato con creatività, con decisione e con un’autentica voglia di fare la differenza.
Le soluzioni? Pratiche, concrete e replicate ogni giorno nell’attuazione di quel “trasloco” – come lui lo definisce – che il suo istituto ha iniziato ad attuare con coraggio in occasione del post-covid, quando la ripresa della cosiddetta “normalità” è stata stimolo per riflettere su quale modello di scuola era quello cui si dovesse tornare, e piuttosto sui suoi tanti deficit, tutti quelli di cui si era soliti lamentarsi prima del lockdown. E così la sua scuola si è reinventata, sì, ha vissuto la pandemia come un’occasione per mettere in gioco tutte quelle insoddisfazioni che serpeggiavano e trasformarle in risorse per il cambiamento.
La scuola che abbraccia i fragili e che si apre ad un nuovo rapporto con loro e con tutti gli studenti è oggi, a Quarrata, una realtà, che dimostra quanto anche un piccolo centro di provincia possa diventare un laboratorio creativo di idee innovative.
Aperta, ormai, ogni pomeriggio è diventata il cuore pulsante della comunità, grazie all’uso intelligente di alcune risorse comunali che già esistevano (ma che venivano spese diversamente) e alla collaborazione con cooperative locali. Così, invece di confinare i ragazzi fragili in attività stigmatizzanti fuori dalla scuola, l’istituto ha aperto i suoi spazi e le sue attività a tutti, trasformando i pomeriggi in occasioni di crescita e di laboratori inclusivi di cinema, fotografia, teatro, ma anche di italiano… e via così.
Ma il cambiamento non si ferma qui. Gaggioli ha inventato il “servizio civile scolastico”, un’occasione unica per rendere ogni studente protagonista, responsabile e parte attiva della vita collettiva. Nelle aule dedicate alle discipline ogni materia trova il suo spazio e i ragazzi si muovono, collaborano, abbandonano la passività. A Quarrata non c’è più la 2B o la 3°, ma ci sono le aule di scienze, arte, lingue, storia, dove i docenti hanno a disposizione tutto il materiale necessario e le classi si alternano.
E ancora: peer education (tenuti da studenti particolarmente “forti” in alcune discipline” che si mettono a disposizione dei più deboli in alcuni orari e giorni dedicati), corsi elettivi scelti in base alle passioni degli insegnanti e degli studenti, percorsi personalizzati: la scuola diventa luogo di incontro, di scoperta e di crescita, non prigione di routine.
Il lavoro sull’inclusività è altrettanto deciso: classi L2, mediatori culturali, gruppi “tandem” tra italofoni e studenti di origine straniera, soprattutto cinesi, hanno cambiato la prospettiva e concesso a tutti di sentirsi davvero parte della comunità.
Non mancano nemmeno le sfide. Gaggioli racconta la sua vicenda giudiziaria: un periodo di sospensione, poi la riabilitazione, con la comunità che si stringe attorno a chi rischia per il bene della scuola. Questo non fa che rafforzare la convinzione: per cambiare bisogna credere nel progetto, assumersi responsabilità anche quando la burocrazia ostacola la passione.
Il messaggio che emerge è potentissimo: la scuola non è ferma per mancanza di risorse, ma per mancanza di coraggio e di idee. Volendo, si possono cambiare spazi, orari, didattica, modalità di esame e coinvolgimento della comunità. E può rinnovarsi anche senza idolatrare la tecnologia: non sono i “visori” che cambieranno la didattica e l’apprendimento, ma la volontà di reinventarsi e scoprire nuove piste.
Il vero ostacolo è lo scoraggiamento, non la realtà. Dove c’è visione, collaborazione e ascolto, il cambiamento non è solo desiderabile, ma possibile. A partire da oggi.☺

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