parole pensate  di Mara Mancini
30 Ottobre 2013 Share

parole pensate di Mara Mancini

 

“E mentre brucia lenta questa sigaretta…” si potrebbe immaginare che anch'essa stia vivendo e che, come noi, prima di noi, diventerà cenere. L'inizio segna già la fine; tutto arriva, tutto passa; nulla è definitivo. Alzando lo sguardo, le nuvole di fumo si uniscono con quelle del cielo, e quello che hanno in comune è il non poterle afferrare. Pensando agli aerei che attraversano le nubi, potrei paragonarle alle parole. Le parole sono come le nuvole. “Le parole sono fonte di incomprensione”, si legge ne Il piccolo principe. E il mio prof. di diritto, in una sua lezione, mi rimanda a questa frase. Quello che comunemente chiamiamo lessico è, spiega, un complesso di termini espressivi che evocano concetti, fatti, situazioni. La parola, invece, sintesi verbale di una descrizione, di un concetto, ha un'efficacia evocativa, una capacità evocativa che diventa manifesta soprattutto quando evoca cose astratte. Altrimenti come spiegare l'amore, la sofferenza, ecc.? Ogni parola ha un suo significato, e i significati sono diversi da persona a persona; può non evocare sempre la stessa cosa, perché essa può assumere o esprimere una pluralità di significati. Infatti il docente spiega che usando sinonimi, spesso si parla in modo scorretto o sbagliato. Il linguaggio comune è un linguaggio generico, vago. É per questo che egli pretende da noi un rigore terminologico.

Ma le parole sono vere? Bisogna credere alle parole? “Parole, parole, parole…” cantava Mina ad un Alberto Lupo che cercava di convincerla nuovamente di promesse non mantenute in precedenza. Le parole sono come le nuvole… E le nuvole, sono vere le nuvole? Il fatto che non si possano toccare con mano, non implica che siano false. Si vedono, ci sono, esistono. Ma dipende dai punti di vista, proprio come le parole. Volendo usare l'espressione di questo mio insegnante, potremmo parlare di “universo di parole”, che probabilmente andrebbe confrontato con l'universo interiore di chi pronuncia una parola, una frase, un discorso; confrontato con lo stato d'animo della persona in questione, con il carattere, con il tono, con il timbro di voce. Una parola ha un significato preciso circa la persona che la pronuncia e il momento in cui se ne serve. Una stessa parola cambia il suo significato, anche in un arco di tempo limitato, come una nuvola che, guardata per un certo tempo, ci sembra cambi forma, assume un aspetto che pian piano si converte nuovamente.

Le parole sono come le persone, “tante maschere e pochi volti”, sosteneva Pirandello. Allora, giacché alcune persone cambiano, si può dire che siano false? Le persone cambiano per determinate situazioni, per determinati incontri, per determinate trappole. Il cambiamento non è falsità. Le trappole sì, ingannano: si presentano in un modo, poi si rivelano essere altro. Ma non perché cambiano, sono sempre state così. Nelle persone, invece, è una continua pretesa, una relativa sfiducia, determinazione e disperazione, avventure, esperienze, una serie di sentimenti che si incrociano e prendono strade diverse, un continuo vivere. Le parole sono come le persone: non sono fatte per restare da sole: meglio un “addio” o un “vado ma, chissà, magari tornerò”? Sono fatte per non essere mai capite fino in fondo perché nascondono la stessa storia di chi le pronuncia, e se sono fonte di incomprensione è solo perché ad una stessa parola ciascuno dà un suo significato, una sua interpretazione, una sua spiegazione.

Le parole sono come il vento: “verba volant”, direbbero i latini. Sono un uragano a volte, e ciò che abbattono è la nostra certezza, la nostra felicità, quello che, come tante case da esso distrutte, abbiamo impiegato del tempo a costruire. E ci rendiamo conto di quanto scombussoli un cambiamento, anche in un istante. Perché le cose inaspettate sono quelle che turbano di più.
Le parole sono come un treno che quando arriva a destinazione non torna indietro, così come le parole espresse che non si possono revocare. Pensiamo bene, pertanto, alle parole che stiamo per pronunciare, prendendo tempo e in considerazione la persona a cui le rivolgiamo: la leggerezza con la quale si usano potrebbe portare tanta pesantezza nel cuore e nella mente di chi ci si rivolge.

Magari un giorno lasceremo in pace le ricerche sul cosmo (non vedo cos'altro ci sia da capire) e la curiosità potrebbe spostarsi verso l' universo di parole a noi sconosciuto. ☺

maramancini94@tiscali.it

 

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